di Antonino Papa
Steve Spielberg, Luc Besson ed Alex Proyas ispirato da Asimov, tre geni visionari, registi “loro generis” che sin dalla fine degli anni ’90 avevano anticipato il presente del mondo di oggi attraverso tre capolavori cinematografici in chiave futuristica.
Chi ha visto i film citati nel titolo è ben consapevole che i tre “rivoluzionari” sono stati lungimiranti ed avevano previsto tutto, o quasi; il filo conduttore, incredibilmente comune in tutti e tre i lungometraggi, è improntato al mantenimento dell’ordine attraverso metodi di controllo delle masse (non propriamente ortodossi, e tantomeno “democratici”) al fine di gestire un mondo definito perfetto ma che non lo è affatto.
Nei mondi immaginati dai tre registi, soprattutto ciò che racconta Spielberg in Minority Report, la privacy è praticamente un lontano ricordo; i cittadini sono preventivamente controllati attraverso sofisticati sistemi di “previsione” del crimine capaci, appunto, di “conoscere in anticipo il momento esatto in cui la mente umana sta per spingere un individuo a commettere un reato” che le forze dell’ordine (nel film Pre-Crimine) puntualmente sventano.
Le medesime dinamiche le ritroviamo in Io Robot in cui Proyas mette in risalto i pericoli derivanti dal delegare le funzioni di controllo a robot di una compagnia privata dotati di intelligenze artificiali addirittura con “sentimenti”, sarà proprio uno di questi robot ribelli, dotato di umanità, infatti, a salvare la società dall’autodistruzione.
Infine, Il Quinto Elemento di Luc Besson, ambientato in un mondo ultra-futuristico (in stile Dubai nonostante il film sia del 1997) in cui auto volanti sfrecciano tra grattacieli in città sospese dove le strade sono praticamente inesistenti; anche in questo caso la dinamica del controllo ed isolamento di eventuali “ribelli” è il concetto ispiratore dell’opera.
Osservando gli attuali assetti del pianeta, soprattutto le organizzazioni imposte in alcuni Stati da governi di stampo autoritari, e dotati delle più sofisticate tecnologie, quasi al pari di quelle ipotizzate nelle pellicole in questione, ci si rende conto che quei film non erano, all’epoca, lontani da quella che sarebbe stata la realtà circa trent’anni dopo.
Infatti, Cina e Dubai in primis, ma molti altri a ruota, hanno instaurato sistemi di controllo pressoché totale mediante l’utilizzo di scanner facciali in grado di identificare ogni singolo individuo in tempo reale con tanto di profilo personale, anagrafico, finanziario e penale riportando il tutto su tablets e computers della polizia.
E non è tutto … droni che “spiano” fin dentro appartamenti al settantesimo piano dei grattaceli, tracciabilità attraverso gli smartphones della posizione di ogni cittadino, controllo del denaro attraverso la moneta elettronica e soprattutto continuo lavaggio del cervello attraverso media, social, stampa e tv, ovvero propaganda al fine di mantenere ogni individuo schiavo ed ignorante (nel senso che ignora la realtà in cui vive).
Ottenere tutto ciò non è semplice, perché controllare le vite di milioni di persone è alquanto impossibile se non attraverso strumenti tecnologici altamente sofisticati unitamente ad un’altra potentissima arma che sta mettendo in ginocchio miliardi di famiglie e di cui nessuno parla: il debito.
Per tenere buoni i popoli dai loro ciò che gli individui desiderano … tradotto, distrarre l’attenzione delle masse consentendo a chiunque di possedere ciò che sogna, auto, case, viaggi, smartphones e così via, in parole povere spingere le menti verso l’ambizione del possesso materiale ed allontanarle il più possibile dalla riflessione: questa è la reale funzione del debito.
Ed ecco dunque un esercito di schiavi apparentemente felici ed inquadrati in un solo credo, vivere per lavorare e pagare i debiti per permettersi ciò che sognano.
Quando, però, qualche ribelle si sveglia dal torpore ed inizia a guardarsi intorno iniziano i guai per i governanti e le lobbies del potere.
Scatta così immediatamente la tecnica della pubblica delegittimazione di chi non si allinea a tal punto da farlo sentire quasi inadeguato sentendo su di sé tutto l’odio degli schiavi allineati, isolarlo (anche se ha ragione) per evitare rivolte di massa e nascondere le verità.
Coloro che sopravvivono a ciò sono in pochi, non hanno debiti e non sono dipendenti dalla tecnologia né attratti dal possesso, sono i veri ribelli la cui forza spaventa anche i governi più potenti perché la libertà (reale) è un virus altamente trasmissibile ed infiammabile ed in men che non si dica può “infettare tutta la popolazione”.
Spielberg, Besson e Proyas non hanno soltanto raccontato storie di futuro, le loro opere sono messaggi subliminali per non diventare prigionieri del futuro e della propria mente … che è ciò verso cui siamo spinti con i falsi pretesti di rispetto dei diritti umani, tutela dell’ambiente e difesa della democrazia. Nulla di tutto ciò, è soltanto un gigantesco piano di riduzione e controllo della popolazione del mondo.