Cosa è lo sguardo?
La domanda apparentemente banale nasconde, in realtà, una serie di riflessioni a cui non siamo abituati. Quando osserviamo un oggetto, una persona o qualsiasi altra cosa, siamo abituati ad usare la parola VEDIAMO, mai usiamo la parola SGUARDO. Nel momento in cui usiamo questo termine, SGUARDO per l’appunto, stiamo approfondendo e riflettendo di più su quello che i nostri occhi stanno osservando in quel momento.
LA CURA DELLO SGUARDO è il titolo del nuovo libro di Franco Arminio (edizioni Bompiani) dove l’autore attraverso molteplici tematiche che attraversano la nostra quotidianità, ci invita a riflettere proprio sullo sguardo, sul nostro modo di porci di fronte alla realtà.
Tutto quello che ci circonda merita di essere approfondito attraverso i nostri occhi e la nostra personale visione per conoscere meglio quello che ci succede intorno.
Confesso che è la prima volta che leggo un libro dell’autore irpino e conoscendolo in quanto poeta, mi sarei aspettato di trovare delle poesie “tradizionali” in questo libro. Invece ho dovuto rivedere le mie posizioni nei confronti dei versi scritti perché Arminio usa le parole in maniera poetica ma fluida, raramente c’è l’interruzione e la pausa di un verso. In questo libro le parole per lo più scorrono libere allontanandosi completamente dal concetto di rima o dagli schemi tipici della poesia tradizionale, cui molti di noi sono abituati attraverso l’insegnamento scolastico. Anche questo è un nuovo sguardo: capire che la poesia è anche qualcosa che non conosciamo. Insomma le parole di questo libro sono un invito a conoscere una parte di noi inaspettata attraverso lo sguardo.
“La poesia è tagliare. Noi non ce ne accorgiamo, ma tante operazioni della vita si fanno con un bisturi. Apri e chiudi. Una macchina fotografica è un bisturi, uno scatto e hai tagliato un pezzo di realtà da conservare. Anche la morte è un bisturi, fa il taglio estremo, irrimediabile. Ogni passo che compiamo nel mondo è un bisturi, tagliamo il mondo in cui siamo per arrivare in un altro. Quando facciamo una passeggiata abbiamo compiuto un’operazione chirurgica. La sera mettiamo la testa sul cuscino e tutta la giornata vola via. Anche il sonno è un bisturi”
Questo è il testo di TAGLIARE.
Perché ne parlo in una rubrica dove si parla prevalentemente di fotografia? Perché sono profondamente convinto che una buona foto non venga mai da una buona attrezzatura o da un’apparecchiatura sofisticata.
Una buona fotografia è sguardo, è il modo in cui riflettiamo il nostro modo di vedere nel quotidiano, e riusciamo a trasferirlo in un’immagine, indipendentemente dalla macchina fotografica che usiamo. Lo sguardo va capito e rivela chi siamo.
“GUARDARE. Io guardo ogni cosa come se fosse bella. E se non lo è vuol dire che devo guardare meglio”
Vi consiglio di leggerlo proprio per questo: bisogna osservare con occhi nuovi e sempre diversi e non cercare consensi. Lo sguardo può rivelare cose inaspettate e che possono sorprenderci. Sempre.