Core e lengua, i rapper salernitani e campani nelle foto di Gaetano Massa e Pino Miraglia

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È uscito da qualche mese Core e lengua (Ed. Zona, 20 euro) un bel libro fotografico che racconta del rapporto tra musica rap e territorio di come questo genere musicale si sia diffuso e radicato tra i giovani e di come si è innestato nel tessuto sociale della Campania.

I due fotografi autori del volume, Gaetano Massa e Pino Miraglia, hanno attraversato in lungo e in largo la nostra regione non solo per raccontare un genere musicale ma per capire come vivono i giovani e come questa musica viene utilizzata per esprime se stessi e la propria condizione sociale. Ovviamente è questo l’aspetto interessante del libro, le cui foto sono necessariamente funzionali a questo scopo. Il rap non è solo musica ma un vero e proprio movimento artistico, culturale e sociale e le immagini di questo volume lo dicono molto chiaramente.

Si tratta di un reportage che documenta, con testi e immagini, quotidianità e spettacolarità del mondo dei rapper, dai concenti che riempiono piccoli e grandi spazi, alle sale di registrazione, alle gare di Freestyle (improvvisazione libera di parole).  Si parte dagli inizi degli anni 90, momento in cui a Napoli appaiono i primi writers e i primi dj che in qualche modo iniziano a veicolare il movimento hip-hop, fino ad arrivare ai giorni nostri.

I ritratti sono le immagini che meglio di altre rappresentano questo mondo, le più riuscite, perché veri e propri affreschi di periferia e di vita urbana. Immagini che ritraggono gli artisti nella loro quotidianità, dove vivono e dove lavorano, ma al contempo immagini cariche di una forte drammaticità. I soggetti stessi sembrano consapevoli del fatto che non tutti arriveranno al successo e solo chi è disposto a fare enormi sacrifici, a lavorare sodo e più degli altri, forse, otterrà qualche risultato.

Raramente capita di essere spettatori invisibili e indisturbati. Questo libro lo consente, mostrando quello che si nasconde dietro il movimento musicale declinato in tutte le sue sfaccettature. Questo è un risultato molto intrigante e alla fine non si parla solo di musica. La fotografia, ancora una volta, è il tramite, uno strumento per raccontare un mondo che spesso sfugge alla vista dei più e che invece è proprio lì sotto gli occhi di tutti.

Il libro è diviso in sezioni, le interviste, i territori e i ritratti. Approfondisce il tema attraverso i testi critici di giornalisti che a vario titolo conoscono quel mondo musicale: Federico Vacalebre, Damir Ivic, Lello Savonardo e Maurizio Braucci.

Interessantissima l’intervista a Luciano Chirico, responsabile della casa discografica Full Heads, che in maniera molto sincera e chiara descrive le difficoltà che incontrano questi giovani artisti pur essendo spesso bravi e talentuosi, soprattutto se molto legati al territorio e al proprio dialetto.

In conclusione questo libro è da leggere e ovviamente da guardare, anche se non si è amati del rap, perché contiene la giusta chiave di lettura per una conoscenza diversa, nuova e alternativa del nostro territorio regionale.

Umberto Mancini

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