San Pasquale Baylon, il protettore delle donne.
C’è stato un tempo in cui il culto di San Pasquale Baylon era molto sentito. Non c’era ragazza in età da marito che non si rivolgesse a lui perché l’aiutasse a trovar marito. Anche Matilde Serao, nel suo “Il ventre di Napoli” riporta di questa devozione e dice:
“…San Pasquale Baylon è protettore delle ragazze da marito e bisogna dirgli per nove sere l’antifona: Beato San Pasquale, protettore delle donne, mannateme ‘nu marito rubicondo e sapurito comme a vuje, tale e quale gloriosissimo San Pasquale.”
Certo oggi la società è cambiata, le donne si sono emancipate ed il matrimonio non è più la sola aspirazione delle ragazze, ma il ricordo di quel culto, a volte anche un po’ fanatico è rimasto.
San Pasquale Baylon giunse a Napoli alla fine del XVII secolo, insieme a quei Frati Minori Alcantarini che fondarono il Convento del Granatello a Portici. In breve tempo quel convento acquistò una grande importanza, sia per le opere d’arte che custodiva, sia, soprattutto, per la sua grande biblioteca, considerata una delle più importanti della Campania. Infatti presso di essa fu fondata la prima scuola di Portici.
La chiesa festeggia questo suo santo il 17 maggio di ogni anno. Forse perché egli nacque nel giorno della Pentecoste il 16 maggio 1540, a Torrehermosa, in Aragona, una regione della Spagna.
Fin da piccolo fu avviato al mestiere di pastore di greggi. Non potè dunque frequentare alcuna scuola, ma imparò, tuttavia, a leggere da autodidatta per poter conoscere le preghiere a Gesù cui fu sempre molto devoto.
A vent’anni si recò in pellegrinaggio al convento francescano di Montfort, ma non osò chiedere di essere ammesso. Si riteneva indegno e rimase per altri quattro anni come probando. Riuscì ad indossare l’abito all’età di ventiquattro anni, presso il convento dei Frati Alcantarini di Loreto. Si narra che restasse ai piedi dell’altare in ginocchio per lunghe ore e che entrasse in estasi, all’improvviso nei luoghi più disparati.
Nel 1576 fu inviato in Francia, per consegnare alcuni importanti documenti al Padre Generale degli Alcantarini. Il viaggio non era facile poiché a quel tempo molte province francesi erano dominate dai calvinisti. E con questi, sebbene non avesse seguito studi regolari, intervenne, autorevolmente, nel dibattito sul tema della eucaristia. Durante quel viaggio scrisse anche un libro sulla presenza di Gesù nel pane e nel vino, durante la celebrazione della messa.
Tornato in patria fu addetto alla portineria e nominato, più tardi maestro dei novizi del convento di Almansa. Un giorno mentre serviva la S. Messa ebbe dal Cielo la data della sua morte. Con grande letizia si recò a visitare i poveri ed i benefattori del convento di Villa Real, per l’ultima volta. Infine si ammalò ed in breve tempo morì. Era il 17 maggio 1592 ed anche stavolta era il giorno della Pentecoste. Fu beatificato, ventisei anni dopo la morte, da papa Paolo V ed elevato alla gloria degli altari da papa Alessandro VIII nel 1690.
Le sue spoglie, che erano conservate presso il convento in cui morì, furono disperse durante la Guerra Civile spagnola (1936 – 1939). In seguito furono solo parzialmente recuperate ed oggi riposano nel monastero a lui dedicato a Villareal. Nel 1897 fu proclamato Patrono dei Congressi Eucaristici da papa Leone XIII.
Il primo miracolo a lui attribuito avvenne durante i suoi funerali. Infatti al momento dell’elevazione dell’ostia si levò ritto nella bara, fissò gli occhi sull’Ostia, quindi ricadde disteso. La cosa si ripetè anche il giorno appresso.
Come sia divenuto il protettore delle donne non è ben chiaro. Vi è sul punto una leggenda napoletana, dal sapore un poco sacrilego, come spesso accade in questa nostra terra, in cui spesso il sacro ed il profano si mescolano. Si narra infatti che a Torre Annunziata vi fosse una statua del santo in veste di pescatore, attorniato da tutti gli strumenti del mestiere, resti, remi e che mostrasse in una mano un pesce, segno dell’abbondanza. Ad un certo punto molte donne resero a recarsi presso la statua ed a baciare il pesce, in segno di devozione e per implorare l’intercessione del santo nella loro ricerca di un marito. Pratica di cui, fino a qualche decennio fa, si diceva a Napoli e dintorni: “è ghiuta a vasà ‘o pesce e San Pascale.” Per dire che la tal ragazza si era rivolta al santo poiché desiderava trovare marito. A Napoli chiesa di San Pasquale si trova nella zona di Chiaia ed anch’essa fino ai primi anni del dopoguerra era molto frequentata dalle aspiranti spose.
Poi, come abbiamo detto, il culto è andato via via attenuandosi col cambiare dei tempi.
Ma San Pasquale, oltre che protettore delle donne è anche considerato il protettore dei cuochi e dei pasticcieri. Il motivo risale agli anni trascorsi in Italia. Prima di arrivare a Napoli Pasquale Baylon trascorse qualche anno a Torino. Lì alle donne che gli confessavano un calo della passione coniugale consigliava di sbattere delle uova e di aggiungervi dello zucchero fino a formare una densa crema e di consumare tale preparazione, loro stesse e soprattutto di darne ai mariti. Il rimedio avrebbe fatto da corroborante ai sensi addormentati ed avrebbe fatto risorgere la passione affievolita. A quella ricetta fu dato il nome alla torinese di san bajon, mutata, nell’uso in zabaione.
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