
Notte di fine estate
Era già settembre inoltrato, ma nell’aria sembrava che la vampa d’agosto ancora non volesse spegnersi. Il caldo, durante il giorno, era ancora soffocante. E la sera cercavo un po’ di refrigerio in terrazza. Tra il ficus e i gerani, tra l’ibisco e le margherite e l’angolo col rosmarino, il basilico e la salvia .
Nel cielo buio una piccola falce di luna crescente e, lontanissime, piccole, tremolanti stelle.
L’ora tarda ed il silenzio, infine calato sulle strade, inducevano al sogno, gli occhi fissi in quella oscura immensità.
Allora altre parole affiorarono alla mente, confondendo l’immagine del mio mio con un altro giardino, lontano nel seno dell’Andalusia. Le parole erano quelle del poeta andaluso per antonomasia, Federico Garcia Lorca ed erano queste:
El agua
toca su tambor
de plata.
Los arboles
tejen el viento
y las rosas lo tiñen
de perfume.
Una araña
inmensa
hace
a la luna
estrella.
E lasciavo che quei versi più e più volte si ripetessero nella mia mente ed il profumo dell’altro, immaginato giardino si confondesse con quello di questo terrazzo affacciato sul mare di Salerno.
E non ricordo più se sognassi o ancor fossi desto, preda di una profonda inconsueta beatitudine.