Venerdì 13 novembre 2015 vengono uccise 131 persone al Bataclan di Parigi per mani di un commando terrorista.
“V13”, titolo del nuovo libro di Emmanuel Carrère, racconta il processo ai responsabili di quella ignobile strage. Lo scrittore francese ha seguito per 10 mesi tutte le fasi processuali per conto di un quotidiano francese che gli ha commissionato questo lavoro. Il libro appena uscito da Adelphi Editore è la raccolta di questi articoli e del racconto di questa folle tragedia.
Il libro è diviso in tre parti “Le vittime”, “Gli imputati” e “La corte”; questa suddivisione organica degli articoli consente ai lettori di addentrarsi senza difficoltà in uno tra i processi più controversi del secolo. Controverso perché buona parte degli attentatori sono deceduti volontariamente proprio durante gli attentati usando il loro corpo per eliminarne altri. Salah Abdeslam e Mohamed Abrini: questi i nomi dei due principali protagonisti superstiti, nomi che purtroppo ritorneranno nei titoli delle cronache internazionali poiché responsabili anche degli attentati di Bruxelles del Marzo 2016.
Carrère racconta come solo un grande scrittore sa fare le emozioni, le atmosfere, i volti e i dialoghi surreali con cui gli imputati provano a giustificare in nome della fede un atto che non conosce giustificazioni di alcun tipo.
“Il terrore è la scomparsa di quel sipario dietro il quale si nasconde il nulla e che normalmente permette di vivere tranquilli. Il terrorismo è la tranquillità resa impossibile. La vostra sentenza non permetterà di rammendare il sipario strappato. Non guarirà le ferite, visibili ed invisibili. Non riporterà in vita i morti. Ma potrà almeno assicurare ai vivi che, qui, sono la giustizia e il diritto ad avere l’ultima parola”. Con queste parole il pubblico ministero si rivolge alla Corte a fine requisitoria.
Un libro diverso da molti altri, per certi versi necessario e importante. Racconta dei nostri tempi, del degrado della società e di come l’ignoranza possa offuscare le menti. Carrère è lucido nel riportare su carta quello a cui assiste, prova ad essere distaccato e distante e a fare nel migliore dei modi il lavoro di giornalista per cui è stato inviato a seguire questo processo in cui nessuno vince, neanche la giustizia. Nonostante le condanne all’ergastolo si ha l’impressione che ad essere sconfitti siamo tutti noi incapaci di guardarci intorno. I terroristi responsabili di questa strage, e non solo di questa, sono figli dell’ignoranza e dell’incompetenza. Ammirano internet, i social e le opportunità che questi offrono nel dare corpo al loro sopito egocentrismo e alla loro discutibile voglia di affermazione. La religione non c’entra nulla, come spesso succede in queste occasioni.
“Non deridere, non compiangere, non condannare, comprendere soltanto” questo uno dei precetti di Spinoza citato nel libro che diventa la vera chiave di lettura per affrontare queste pagine.
Assolutamente consigliato.