Su RCS75 Ex Libris con “Il mostro ha gli occhi azzurri. Il delitto di Ponticelli” di Giuliana Covella

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di Claudia Izzo-

Un mistero lungo 41 anni-

Negli studi di RCS75, a Salerno, ospite di questa puntata di Ex Libris, diramazione radiofonica della rubrica esistente sul quotidiano salernonews24, è stata Giuliana Covella, giornalista e scrittrice, in collegamento da Napoli, con il suo “il mostro ha gli occhi azzurri. il delitto di Ponticelli” (Guida editori), divenuto una docu-serie su Sky.

Lavoro d’inchiesta su un caso di cronaca nera che sconvolse la città di Napoli e l’Italia, e che ha buone possibilità di essere uno dei più gravi errori giudiziari della storia del nostro Paese, dopo il caso Tortora, questo libro  fu pubblicato 11 fa  con la prima edizione “L’uomo nero ha gli occhi azzurri”(Guida Editore) che fu allegato da Ferdinando Imposimato, magistrato antimafia, alla domanda di revisione del processo.  Imposimato ha sempre  sostenuto  le ragioni dei tre ex ragazzi condannati, senza che nessuna prova ne dimostrasse la colpevolezza, oggi uomini di 60 anni. Persino Enzo Tortora, vittima di uno dei più clamorosi errori giudiziari del nostro Paese, scrisse una lettera al giudice Imposimato, invitandolo a dimostrare l’innocenza dei tre.

Oggi, a pochi giorni dal 41esimo anniversario dagli efferati delitti, la presentazione nella rubrica Ex Libris, ed a pochi giorni dalla sua presentazione, venerdi 28 giugno, presso la Sala Caduti di Nassirya del Senato della Repubblica (Palazzo Madama) a Roma. Alla presentazione, moderata dal giornalista Ercole Fragasso con letture a cura dell’attore Ferdinando Maddaloni,  interverranno oltre all’autrice, il senatore Sergio Rastrelli, il giudice della Corte di Cassazione Raffaello Magi, l’avvocato cassazionista Maria Orlando, il dirigente ADM (Agenzia delle dogane e dei monopoli) Napoli 1 Enrico Guarna.

Siamo a Ponticelli, il grande quartiere dormitorio della periferia Est di Napoli, a nove minuti di treno da Piazza Garibaldi. Qui, dove prima sorgeva una vera Campania Felix con il post terremoto si assiste ad una colata di cemento. Qui la Nuova Camorra organizzata trova terreno fertile con Raffaele Cutolo a cui si oppone la Nuova Famiglia.

Era il 2 luglio 1983 quando Nunzia Munizzi, 10 anni, e Barbara Sellini, 7 anni, si allontanano dall’isolato 49 del rione INCIS di Ponticelli, dove abitano e si dirigono, con una busta di merendine in mano, verso una FIAT 500 blu. Qui ad attenderle un uomo denominato dalle stesse “Tarzan tutte lentiggini”, come veniva chiamata Candy Candy, protagonista del noto cartone animato di quegli anni.

Le due bambine non faranno mai più ritorno a casa, verranno trovate il giorno successivo nell’àlveo del torrente Pollena, nel mezzo del torrente in secca. La perizia medico legale a cura del prof. Alfonso Zarone, rivelerà che le due amichette sono state violentate, pugnalate  a morte ripetute volte e bruciate. Anche la trasmissione tv Telefono Giallo a cura di Corrado Augias si occupò del caso. “La troupe fu sconsigliata dalla Polizia di non andare a fare le riprese e un’altra troupe della RAI fu oggetto di atti teppistici con gomme delle auto tagliate”.

Ad essere incolpati degli omicidi furono tre giovani di San Giorgio a Cremano e Barra: Ciro Imperante, Giuseppe La Rocca, Luigi Schiavo, pena confermata nei tre grardi di giudizio. Ad accusarli Carmine Mastrillo, supertestimone claudicante, che riferirà di aver ricevuto la confessione dei tre giovani, poi ritratterà andando in prigione per falsa testimonianza. Convinto in carcere dal pentito ex cutoliano, Mario Incarnato, ritratta nuovamente indicando i tre giovani come assassini delle bambine.

Ma i conti non tornano. Corrado Enrico, venditore ambulante di santini con precedenti per molestie sessuali su donne e soprattutto minori, arrestato nel 1983 in carcere confesserà ad un detenuto “si sono sbagliati, ci hanno confuso”. Vincenzo Esposito viene indicato da Silvana Sasso (“la terza bambina che doveva andare all’appuntamento  ma che scampò alla morte perchè la nonna non volle farla uscire”) e da un altro minore, come il giovane con cui le due vittime si erano intrattenute quel 2 luglio.

Oggi  Ciro, Giuseppe e Luigi chiedono una nuova revisione del caso per dimostrare la loro innocenza. A 41 anni dalla tragedia si è ancora alla ricerca delle risposte.

 

 

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