“Parlesia”, tra segretezza e fascino, il viaggio nel gergo dei posteggiatori napoletani di Valeria Saggese

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– di Claudia Izzo
Parole che riaffiorano, segretezza che gioca a svelarsi senza, in realtà, svelarsi mai. Intreccio di parole che si rincorrono in un gergo carbonaro usato fin dall’antichità dai musicisti napoletani itineranti  che si esibivano per strada, i cosiddetti posteggiatori: questa magia e fascinazione ha fatto da protagonista alla presentazione del libro “Parlesia, la lingua segreta della musica napoletana (minimum fax), tenutasi presso la Libreria Feltrinelli di Salerno.
Accanto a una spumeggiante Valeria Saggese, giornalista musicale salernitana, al suo esordio editoriale, Luca Briasco, editor di narrativa della nota casa editrice romana e tra le tante cose, “voce italiana” di Stephen King.
Colpisce il divertimento. Questo è un libro che dà un sacco di informazioni, ha un passo, un ritmo, non sono interviste ma microracconti”, ha commentato un divertito Briasco, mentre per lo scrittore Diego De Silva, che ha preso la parola, “il linguaggio della letteratura nasce da un disagio, un senso di insoddisfazione per il linguaggio comune, cerca parole per i piccoli dolori che abbiamo vergogna di comunicare agli altri, dice parole, sdogana parole che tu credevi di non poter dire; la parlesia produce esperienze in cui una comunità si riconosce, produce arte”.
E se la parlesia è un codice linguistico inventato dai musicisti partenopei per poter parlare in pubblico senza essere compresi dagli altri, un gergo nato tra il 1880 e il 1914, durante l’epoca d’oro della canzone napoletana, con locuzioni risalenti al ‘400, la Saggese è chiara: “l’intento del libro non è quello di sdoganare parole già sdoganate da alcuni musicisti e dallo stesso Vincenzo Salemme.”
Quest’ultimo, infatti, in una scena del film, Amore a prima vista, nella gag tra Biagio Izzo e Carlo Buccirosso finisce per ridimensionare quel carattere esoterico che la parlesia ha sempre avuto.
Per la Saggese, dunque, fine conoscitrice del gergo in questione, il suo libro “ha la finalità di dare la parola agli ultimi gerganti.”
Svestita del ruolo di intervistatrice, i suoi capitoli si fanno racconto, testimonianza narrata dell’antico linguaggio e tanti sono i nomi noti che si susseguono: James Senese, Enzo Gragnaniello, Pino Daniele, Rosario Jermano, Paolo Raffone, Lino Vairetti, Tullio De Piscopo, Tony Esposito, Eugenio Bennato, Fausta Vetere, Valentina Stella, Marisa Laurito, Ernesto Vitolo, Gigi D’Alessio, Umberto Guarino, Tony Cercola, Vincenzo Salemme, Clementino, Gnut…
Non resta che lasciarsi pervadere dalla bellezza gergale, dalla curiosità, lasciarsi affascinare dal suono delle parole usate dalla maestria del genio napoletano che tutto pensa, che tutto canta.
E come conclude Gino Castaldo nella sua prefazione…”appunnimmo ‘o fatto ?
“Ma si, appunnimmo stu fatto”.

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