CSV: intervista all’inviato di guerra Nico Piro, autore di “Maledetti pacifisti: come difendersi dal marketing della guerra”

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Claudia Izzo-

A Gino Strada guerriero della pace. A chi lascio a casa quando sono lontano. Alle persone che incontro lungo la strada” con  sotto una frase di Papa Francesco: è quanto campeggia all’inizio del libro di Nico Piro “Maledetti pacifisti: Come difendersi dal marketing della guerra” (Peolple, collana Pamphlet).

Ho incontrato l’autore, giornalista e blogger,  presso la Casa del Volontariato a Salerno dove ha presentato il suo libro. L’evento è stato organizzato dal Centro Servizi per il Volontariato, dall’Associazione Memoria in Movimento, Associazione Coordinamento Solidarietà e Cooperazione, Pax Christi, Movimnto Cattolico Internazionale per la pace, Cobas Scuola.

“Nell’attuale difficile situazione internazionale non potevamo non discutere di Pace con chi la guerra ha provato a raccontarla nel modo più crudo” hanno affermato gli organizzatori dell’evento del Centro Servizi per il Volontariato (CSV).

A presentare Nico Piro è stato Agostino Braca, Presidente Sodalis, che ha sottolineato quanto la solidarietà ed il volontariato siano caratteristiche di Piro, evidenti ancor prima di diventare giornalista. Dietro i relatori si scorge il poster di Gino Strada.

Inviato speciale del TG3, Nico Piro ha mosso i primi passi come giornalista alla fine degli anni ’80 per testate locali salernitane, carta stampata, poi radio e televisione.

Nel 1994 collabora con il quotidiano  il manifesto. Alla fine degli anni ’90 passa al Corriere del Mezzogiorno. Dal 2000 è redattore a RaiNet News, testata internet della RAI e nel 2003 al TG3. Inviato di guerra per il Tg3, in Afghanistan è testimone dei momenti più duri per l’Italia come il rapimento del giornalista Daniele Mastrogiacomo nel 2007 e l’uccisione dei sei paracadutisti il 17 settembre 2009 a Kabul, poi è a Mosca durante il conflitto tra Russia e Ucraina.

Domenica scorsa a New York, Piro nota nell’edicola lo speciale del Time che pone la  cantautrice statunitense Taylor Swift come personaggio dell’anno e riflette che, appena  l’anno scorso, questo ruolo era toccato a Volodymyr Zelens’kyj che supplicava gli USA, “questa grande fabbrica dell’immagine che crea i miti e li cancella”, di non dimenticare l’Ucraina.

“Di guerra in guerra. Dal 1940 l’Ucraina invasa” di Edgar Morin sintetizza che esiste il male anche nella guerra del bene perchè il male è la guerra. Noi siamo passati dai crimini di guerra, quando li fa il nemico che è cattivo, mentre quando li compie l’alleato sono necessari. C’è un pensiero bellicista che domina la politica e l’informazione, di pace come sottoprodotto della guerra. Il papa è diventato un propagandista dell’imperialismo russo, definito anche antisemita, intanto gli aiuti militari americani sono a beneficio delle industrie militari americane, il Parlamento italiano ha votato a favore degli aiuti militari all’Ucraina, decisione secretata. Chi ha votato quegli aiuti ha votato lo spostamento di risorse da uso civile a uso militare.

C’è un dato di altissima preoccupazione irrilevante per il dibattito politico e giornalistico: nessuno esercita la memoria a breve termine: si è parlato di armi che avrebbero cambiato il conflitto. Ci hanno detto che la controffensiva è iniziata, avrebbe fermato il conflitto. Abbiamo dato tutte le armi possibili e vi è un fattore demografico 1 a 3, per ogni ucraino ci sono 3 russi. Da un punto di vista dell’informazione, poi, a Putin abbiamo diagnosticato infinite malattie, abbiamo detto che se non si vinceva militarmente c’era da tenere in considerazione che Putin sarebbe potuto morire o gli Oligarchi l’avrebbero ucciso; una forma di cabaret.

Le sanzioni? Sono state aggirate attraverso un paese NATO come la Turchia che dipende dai Russi, nessuno ha pensato che il mondo è cambiato, che la Russia che prima guardava verso l’Occidente oggi commercia con la Cina. Noi ci stiamo impoverendo con tassi di inflazione altissimi. Nessuno fa i conti con le scelte di guerra assumendosi la responsabilità di aver scelto la guerra come soluzione. Ma sembrerebbe che  l’unico modo di aiutare l’Ucraina sia alimentare il ciclo della guerra che è servita a riperpetuare uno stallo, macerare vite umane, generare ancora più odio, rancore, squilibrio che vuol dire soltanto nuove fonti di possibili conflitti. La guerra è stata sdoganata da-fatto straordinario- a fatto-normale- divenendo una scelta indiscutibile, una divinità innanzi a cui, se non ti pieghi, sei sacrilego, eppure i sondaggi sono concordi nel rilevare che la guerra non è una soluzione e sono contrari all’invio di armi in Ucraina. 

Come nasce la passione per la scrittura?

Ho lavorato a Salerno prima di fare l’inviato per il TG3 ed allora è iniziata la passione civile per la scrittura che ha il potere di dare voce a chi voce non ne ha.

Inviato di guerra per il Tg3, in Afghanistan sei testimone dei momenti più duri per l’Italia come il rapimento del giornalista Daniele Mastrogiacomo nel 2007 e l’uccisione dei sei paracadutisti il 17 settembre 2009 a Kabul, poi  sei a Mosca durante il conflitto tra Russia e Ucraina. Cosa pensi di questi tempi che stiamo vivendo?

Il Papa ha ragione, questa è la Terza Guerra Mondiale. Il 24 febbraio è iniziato il conflitto ed io ho scritto il libro tra marzo e aprile, difficile perchè gli eventi sono in corso ed il rischio di sbagliare è altissimo. Ho dedicato gli ultimi venti anni all’Afghanistan, archetipo di tutti i conflitti contemporanei ma l’Occidente risolve le guerre con l’oblio, ricordandoci che avevamo detto -non vi lasceremo soli- alle persone che si aggrappavano agli aerei per scappare. Il conflitto in medio Oriente è ciclico mentre Israele non risolvendo la questione dei due stati, due popoli s’illude di avere una sicurezza ma non essendoci la pace è solo un’impressione di sicurezza… Esiste un pensiero unico bellicistico, chiunque critichi la guerra diviene artefice del complotto, smantella il pluralismo della società democratica. Pongo una domanda a chi crede che la guerra sia una soluzione: se oggi non possiamo parlare di pace, domani di cosa non potremo parlare?

Cosa preoccupa l’uomo e  l’inviato di guerra che sei?

“La cosa che mi preoccupa è che noi ci sentiamo occidentali ma non ci preoccupiamo delle conseguenze che dirsi occidentali genera. Per il conflitto in Ucraina ed in Medio Oriente noi applichiamo un doppio standard. A Gaza vi sono 20mila vittime e 7mila dispersi, noi parliamo del diritto di Israele a difendersi, decretando un blocco a Gaza, di cibo, di acqua, come rifornimento di carburante, un’azione by the book, da manuale.

I crimini vanno indagati ma nessuno si è presa la briga di coinvolgere la Corte Penale Internazionale, invocata quando si è trattato dell’Ucraina e della Russia. In due mesi ci sono state più vittime civili che nei peggiori cinque anni della guerra in Afghanistan che ormai è tappezzata di macerie ma nessuno che si indegni per le vittime civili.

Che credibilità può avere l’Occidente? Noi ormai abbiamo signori opinionisti  con l’elmetto che a reti unificate spiegano a generali e giornalisti ciò che sta accadendo.

Prossimi progetti editoriali?

Ad Aprile esce un nuovo libro per bambini; a loro si deve raccontare con il giusto linguaggio.

Un tuo sogno?

Continuare a fare quello che faccio.

Cosa temi?

Le notizie false di guerra, quelle basate sulle bugie.

Cos’è per te l’amore?

Essere padre dei miei due figli.

Cosa consiglieresti a giovani che vogliono diventare giornalisti e percorrere la tua strada di inviato di guerra ?

E’ difficile perché il mercato è in crisi, ma la passione e l’impegno per gli altri ripaga sempre.

 

 

 

 

 

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