di Claudia Izzo-
Su RCS75, il terzo anno di Ex Libris, diramazione radiofonica della rubrica esistente sul quotidiano salernonews24, spazio interamente dedicato ai libri, agli autori, agli editori, ai festival letterari.
Oggi in collegamento da Napoli, Pietro Spirito con la sua pubblicazione “Na tazzulella ‘e cafè- miti e riti dell’elisir napoletano” (Sorsi- Giannini Editore).
Pietro Spirito è docente di Mangement delle Infrastrutture presso Universitas Mercatorum e di Economia Applicata presso l’Università Pegaso. Ha dedicatto il suo impegno professionale al settore dei trasporti. Ha pubblicato di recente Il nuovo capitalismo didella mobilità(Guida 2022) e la Digitalizzazione del lavoro(Guida 2023).
Il libro
“Il caffè è un incontro… un’agnizione che consiste nell’improvviso e inaspettato riconoscimento dell’identità di un personaggio, che determina una svolta decisiva nella vicenda”… “è un momento di amicizia, di confronto, di dialogo, di riconciliazione, di chiarimento. Instaura una parentesi che implica riflessione, condivisione, pathos.”
Con grande dovizia di particolari, Spirito racconta in questo libro della collana Sorsi, cosa sia il caffè, quella “bevanda diabolica”, originaria dell’Etiopia, di Caffa, portata dagli etiopi nello Yemen, esportato verso il Nord, in Arabia.
Se la religione proibiva ai musulmani di bere vino, il caffè divenne per loro “il vino d’Arabia” e per la Chiesa “la bevanda del diavolo”. Come ci ricorda l’autore ” a suggellare l’ingresso del caffè anche nel mondo cattolico fu niente meno che un Papa… Clemente VIII… sentenziò che la bevanda era troppo buona per lasciarla solo ai Turchi.”
Pietro Spirito ci conduce dunque nel mondo del caffè, la bevanda amata da Voltaire, Luciano De Crescenzo e Riccardo Pazzaglia. Ce lo racconta: dalla “cuccuma” alla sua preparazione, con la tazza idonea alla degustazione, bombata per mantenerlo bollente, con il cuppetiello per non disperderne l’aroma.
Ci narra le sue tradizioni: dal caffettiere ambulante al caffè sospeso, “abitudine filantropica e solidale”, usanza nata durante la Seconda Guerra Mondiale. Ci parla delle 5 M e delle 3 C del caffè.
Dal periodico milanese dei fratelli Verri che prende il suo nome, agli Internet Cafè; ai luoghi storici, i Cafè più belli d’Italia; dalle celebri canzoni di De Andrè e Pino Daniele; all’iconica scena sul balcone di Eduardo De Filippo sulla preparazione del caffè in “Questi fantasmi”: la bevanda diviene così un’alchimia capace di donare felicità.
Il “sorso” di Pietro Spirito sottolinea la capacità della bevanda di unire, avvicinare, riscaldare l’anima, “per scambiare idee, per ragionare insieme, per costruire un ponte tra persone”, perchè, come sostiene Erri De Luca, “a riempire una stanza basta una caffettiera sul fuoco” e come scrive Spirito “il caffè è il profumo di casa, una boccata d’aria, ciò che non può mai mancare nella credenza”…