Visceralmente carnale é l’ultimo libro di Antonio Franchini “Il fuoco che ti porti dentro” edito da Marsilio.
In poco più di 200 pagine l’autore racconta il rapporto con sua madre. Una donna forte, tenera ed insopportabile. Una figura impossibile da dimenticare per l’autore non tanto per il ruolo naturale che occupa nella sua vita quanto per la siderale distanza che la separa dall’idea accogliente e dolcissima cui siamo abituati ad immaginare la figura materna. La madre descritta è un personaggio inquietante che fa sorridere e riflettere; i cambi di registro, rapidi e mai prevedibili, ci costringono ad entrare in un rapporto sanguigno e verace che solo le ragioni naturali riescono a giustificare e tenere in vita. Tutto succede in poche righe e più volte l’autore ci invia inconsapevolmente a rileggere parole precise e usate con estrema cura soprattutto quando Franchini deve usare il dialetto partenopeo per immergerci in una quotidianità verace e sincera. Sorriso, dolore e odio si inseguono sapientemente rendendo il volume piacevole e commovente: un rapporto imprescindibile, soprattutto inevitabile, fatto di amore e odio raccontato nel migliore dei modi.
“Benché da molti sia considerata una bella donna, mia madre puzza”, con queste parole iniziali l’autore ci trascina tra le pagine di un romanzo che si trasforma in un diario in cui tutti riusciamo a ritrovarci: Franchini non evita nulla, racconta l’intimità più profonda di questo legame di cui non può fare a meno, e forse non vuole, nonostante l’odio chiaramente espresso. Racconta dolori e riflessioni e lo fa senza pudore. Un memoir senza la pretesa di fare pace con se stessi, vuole solo raccontare l’amore e il dolore che affrontiamo tutti.
“Non sa dimostrare l’amore e non sa farsi amare. L’amore è il cruccio di tutti, ma sempre nel senso delle forme assolute: quella puramente attiva, dell’amare, e l’altra perfettamente passiva, dell’essere amati”
A tratti spiritoso, molte volte malinconico, il libro di Franchini colpisce e Angela, questo il nome di sua madre, diventa uno di quei personaggi letterari che difficilmente si riescono a dimenticare ed ognuno di noi, per la prima volta, avrà il coraggio di confrontarsi con i dolori e le mancanze del proprio passato. Di questo si parla in sintesi in questo libro, della nostra crescita, del modo in cui ci formiamo, di quello che siamo. Inevitabilmente apparteniamo a qualcuno che odiamo, grazie al quale respiriamo, e rinnegare il passato, o ancor peggio evitarlo, è inutile. Nessun rapporto di sangue si dimentica, meglio conviverci e accettarlo nel migliore dei modi. Nulla di nuovo qualcuno potrà pensare. Vero, anzi verissimo. Ma questa volta la chiave di lettura scelta dall’autore ha partorito un libro che non lascia indifferenti. Consigliato .
Umberto Mancini