Un nuovo ponte letterario tra Italia e Albania.
Arriva a Roma dal 4 – 8 dicembre, alla fiera del libro Più libri più liberi, l’opera La notte del delirio dello scrittore e giornalista albanese Petrit Palushi, frutto di una nuova collaborazione tra editoria albanese e quella italiana.A&B Editrice (Sicilia) e Fenix (Tirana).
È il racconto della vita drammatica e onorica di uno dei maggior poeti albanesi di tutti i tempi – Frederik Rreshpja, nato a Scutari il 19 luglio del 1940.
La notte del delirio è un libro raro in termini di stile, carattere ed elaborazione degli eventi, un vero incontro artistico che narra i ricordi scioccanti, drammatici e poetici del vissuto del poeta a Kukës (piccola città nel nord Albania), pochi mesi prima della sua morte.
Un omaggio, scritto con molta attenzione e sentimento dall’autore Petrit Palushi, donando al lettore la possibilità di inciampare in qualche modo nella vita del poeta, portandolo dentro una rara e vivida testimonianza.
Poche sono le notizie su Rreshpja, ma si sa che nel 1967 è stata pubblicata la sua prima opera letteraria, la raccolta di poesie Rapsodie albanesi. I suoi scritti pubblicati su quotidiani e riviste dell’epoca furono ben accolte dalla critica, ma furono prese anche come esempio per punirlo. Nei primi anni Settanta, pubblica libri di favole e raccolte poetiche, ma viene arrestato e condannato con l’accusa di “agitazione e propaganda”, diventando per il regime: “nemico del popolo”.
Dopo i primi quattro anni in prigione, ne seguiranno altri e poi altri ancora. È così che passerà la maggior parte della sua vita, incarcerato dentro e fuori, fuori e dentro, rafforzando la sua convinzione, espressa più di una volta in varie interviste, che forse il suo destino fosse prescritto proprio così, nefasto e segnato da perdite, malattie, povertà e lacrime, ma senza lamentarsi mai della sua sorte.
Trovò rifugio, nel suo grande amore: la poesia. Dopo la scarcerazione visse a Tirana ma fu spesso a Scutari per promozioni culturali. Non fu interessato alla politica, per lui l’arte era un luogo più ampio, così si dedicò al lavoro letterario, fu caporedattore del quotidiano “Ora”, il capo di una tipografia e il proprietario della casa editrice “Evropa”, attività che non gli portò benefici economici.
Fu un uomo generoso: sebbene sapesse il nome di chi fu a denunciarlo e a spedirlo in carcere per 17 anni, non si vendicò mai.
Si adattò alla sua vita solitaria, con pochi amici e artisti attorno, con una famiglia senza famigliari, con uno Stato inesistente, senza un minimo di pensione. Morì per una malattia cardiaca, il 17 febbraio 2006. È sepolto nel cimitero della Chiesa cattolica a Scutari, lasciando al lettore e al destino i suoi libri; Rapsodie albanesi – 1967; È ora di morire di nuovo – 1994; Testo selezionato – 1996; In solitudine – 2004.