Zairo Ferrante non è affatto un’ anima in stand-by, anzi.
Il suo ultimo lavoro (“2083 – Intelligenze Artificiali tra anime in stand-by” Rossini Editore 2023 – pp. 81, euro 9,99) è un ritorno al futuro della speranza.
Se è vero che per capire le cose abbiamo bisogno di vederle da fermi e da lontano, allora questa pubblicazione ci fa sperare che tra sessant’ anni questa disumanizzazione quotidiana a cui assistiamo sarà svanita, almeno in buona parte, passando attraverso la “Disevoluzione del 2040” per lasciare il posto all’ “Umanità nuova”.
L’ autore (scrittore e medico radiologo) mette in versi un futurismo rinnovato
“Drin drin
suonavano le campane
strik strik
scorrevano i cartellini
sbuf sbuf
fumavano i beggiatori”.
Il suo testo è espressione di una pacificazione tra prosa e poesia; i versi hanno il sapore della velocità e spersonalizzazione del quotidiano, in cui non sono più gli uomini ad avere stati d’animo, ma gli oggetti (“il tostapane triste”).
Poco importa se gli uomini si ammalano o muoiono, l’importante è che le macchine funzionino:
“I corpi morti non inquinano come il progresso”.
Ma “gli spacciatori di progresso” vendono la felicità in cambio dell’ anima; epoche diverse rispetto a quelle in cui Paganini l’ avrebbe venduta al diavolo in cambio del suo virtuosismo…
Un messaggio di speranza c’è ed è anche piuttosto forte: “Supereremo la distorsione del progresso” ritornando al vero.
Un libro che ci fa continuare a credere in una possibilità di evoluzione umana, mantenendo ben salde le redini delle evoluzioni tecnologiche, senza dimenticare l’ umanità che nessuna tecnologia potrà rimpiazzare.