Una poltrona con frecce ripropone il corpo femminile, contro la violenza sulle donne- di Claudia Izzo-
E’ una metafora della violenza sulla donna, l’installazione “Maestà Sofferente” di otto metri di Gaetano Pesce, architetto, designer e scultore di fama internazionale, esposta in Piazza Duomo per il Fuorisalone di Milano Design Week, fino al 14 Aprile.
L’imponente opera rappresenta un corpo femminile ripiegato su se stesso, incatenato ad una grande palla, trafitto da numerose frecce, circondato da belve feroci, una sorta di riproposizione iconografica di San Sebastiano, con riferimenti alle statuette della fecondità preistorica. La palla al piede starebbe ad indicare quanto ogni donna sia , suo malgrado, prigioniera di se stessa. L’opera è una rilettura di Pesce della sua storica poltrona Up5&6 da lui ideata nel 1969, una rivisitazione che vuole essere un modo per denunciare la violenza sulle donne.
Non si sono fatte attendere le polemiche delle associazioni femministe che hanno visto nella installazione un ennesimo modo di parlare delle vittime, piuttosto che dei carnefici con netti riferimenti anche al maschilismo dell’artista stesso. Immediato il flesh mob in Piazza Duomo al grido “Ceci n’est pas une femme”… Questa non è una femmina, citazione di Magritte…
Gaetano Pesce, touchè!…