
-di Giuseppe Esposito-
“Se cadiamo noi, cadrete anche voi.” Termina così l’appello rivolto dal presidente ucraino ai governanti dei paesi occidentali. È certamente un appello che tocca le nostre coscienze, che commuove e che ci coinvolge nella tragedia che si è abbattuta sul popolo ucraino. Ma a voler fare la parte dell’avvocato del diavolo, si potrebbe osservare che dietro quelle parole si avverte un po’ l’esperienza di uomo di spettacolo di Volodymyr Zelens’kij. Esse sollecitano le coscienze di tutti noi occidentali il cui primo istinto sarebbe quello di correre in soccorso del debole vittima di un’aggressione che nulla può giustificare. Quell’appello è inoltre stato inserito in un video piuttosto scioccante messo in rete da Oleksandr Merezhko, funzionario ucraino a capo della Commissione Esteri di quel paese. Nel video è simulato un attacco aereo su Parigi e gli spettatori sono costretti a calarsi nella realtà cui devono soggiacere in questi giorni gli abitanti dell’Ucraina.
Un’esperienza impensabile, come sottolinea anche la scritta che corre sotto le immagini ed in cui si legge “Pensavamo che non sarebbe mai potuto accadere.” Le scena mostra invece una donna che davanti alla Tour Eiffel si mette in posa per una foto. D’improvviso però, nel cielo compaiono aerei militari che bombardano una località vicina al monumento simbolo della capitale francese. La donna trasale ed è scaraventata in terra dallo spostamento d’aria delle esplosioni. In sottofondo si odono, dopo gli scoppi, le grida di adulti e di bambini, coinvolti probabilmente nelle esplozioni. E sullo schermo scorre di nuovo una scritta che recita “Pensa se dovesse accadere in un’altra capitale europea.” Poi segue la citazione delle frasi pronunciate dal presidente Zelens’skij nel corso di un discorso rivolto ai governanti europei: “Combatteremo fino alla fine. Dateci la possibilità di vivere. Chiudete il cielo sopra l’Ucraina o dateci gli aerei da caccia. Se cadiamo noi cadrete anche voi!”
Quella della no fly zone sopra l’Ucraina è una richiesta che il presidente ucraino avanza all’Europa ed alla NATO da molti giorni, certo bloccare l’aviazione russa può far pensare di poter agevolare la resistenza degli ucraini, ma è questa solo una pia illusione. Purtroppo la dura realtà è che la soluzione della crisi non passa attraverso l’accensione della miccia di un terzo conflitto mondiale.
L’appello di Zelens’skij è, dal punto emotivo, comprensibile ma occorre non perdere di vista il principio di realtà.
Una no fly zone comporterebbe l’abbattimento di caccia russi da parte di aerei NATO e probabilmente porterebbe anche a sconfinamenti sul suolo russo, dove sono le basi di volo di quegli aerei, ma sarebbe di certo l’inizio di un conflitto globale. Bisogna inoltre chiedersi cosa resterà dell’Ucraina se la guerra in corso durerà ancora qualche mese e, certo, la deflagrazione della terza guerra mondiale non gioverebbe di certo nemmeno alla causa ucraina.
La realtà di oggi non è più certamente quella dei tempi della guerra fredda. Allora ad affrontarsi erano le due superpotenze mondiali, uscite vincitrici dalla guerra contro il nazifascismo. Oggi, gli attori sullo scacchiere mondiale sono molteplici e molti sono anche interessati ad indebolire il lungo predominio occidentale. Si pensi a paesi come la Cina e l’India. Potenze cresciute grazie anche alla miope applicazione delle dottrine liberiste del capitalismo. Esse non hanno apertamente appoggiato Putin, ma neanche lo hanno condannato. Si sono limitate a disapprovare l’aggressione in termini piuttosto generici e sono lì ferme, pronte a raccogliere tutti i vantaggi che possono loro derivare dallo scontro in atto tra Putin e l’Occidente. E noi, con i nostri comportamenti, stiamo spingendo l’autocrate russo tra le braccia dei cinesi, soluzione che renderebbe la Russia succube del paese di Xi Inping accrescendone il potere a dismisura.
Sullo sfondo di tale complesso scenario si staglia enorme il fallimento dell’ONU che è venuto completamente meno alla sua originaria funzione di camera di compensazione dei conflitti mondiali. Lì, solo cinque paesi e, tra essi, la Cina e la Russia, hanno il potere di veto su ogni iniziativa dell’istituzione del Palazzo di vetro del Segretarato delle Nazioni Unite. Pertanto, tali conflitti possono deflagrare e consumarsi allo stesso modo in cui avveniva nel passato e fino alla seconda guerra mondiale. L’Organizzazione delle Nazioni Unite non risponde più alle esigenze di questo mondo multipolare che ha bisogno di ritrovare un nuovo equilibrio.
Occorrerebbe richiamare, a questo punto, le colpe del capitalismo che ha voluto una globalizzazione di cui il disordine odierno è figlio, ma sarebbe inutile come il piangere sul latte versato.
Tornando inoltre all’invettiva del presidente ucraino essa in tale assetto del nuovo ordine mondiale ha un po’ il sapore di quella più antica che recita: “Muoia Sansone con tutti i Filistei!”
Modo di dire, di sapore biblico, che si applica a chi pur di recar danno all’avversario, non esita a danneggiare anche se stesso. E nel momento attuale credo che indossare i panni di Sansone non convenga nemmeno al presidente Zelens’skij.
L’unica exit strategy dal conflitto russo – ucraino è la diplomazia. Ma essa non può esser affidata solo ai confliggenti, ma ha bisogno di una figura terza che sappia tener conto delle ragioni di entrambe la parti in causa.
A questo punto, la domanda che sorge è se mai esista una tale figura che abbia l’autorità morale per poter ricoprire efficacemente quel ruolo ed a tale domanda la risposta potrebbe anche esser negativa. L’Europa sarebbe il soggetto giusto per farsi carico di una tale missione, ma essa, in quanto soggetto politico, non esiste. Vero è che di fronte al pericolo della guerra scoppiata su iniziativa di Putin essa ha ritrovato in qualche modo una certa unità, ma bisognerebbe che tale unità fosse cementata dai fatti.
L’Europa non può rimanere un gigante economico ed un nano politico. Il suo coinvolgimento nella soluzione diplomatica del conflitto in corso in Ucraina, potrebbe essere la molla che spinge al compimento dell’unità dell’Europa e che la faccia maturare assumendo, a livello mondiale, il ruolo che le spetta e che appare come indispensabile per la creazione di un nuovo ed equilibrato assetto globale. Essa dovrebbe indire una conferenza di pace in cui siano coinvolti tutti gli attori dello scacchiere mondiale, invece di limitarsi ad imporre sanzioni nella speranza di indebolire Putin e continuare a fornire armi ai resistenti ucraini. Con questi soli provvedimenti si rischia di essere portati tutti sull’orlo di un profondissimo baratro.
L’unica invocazione possibile potrebbe dunque essere quella rivolta, dunque, al nostro continente a levarsi e ad agire. Basta con l’Europa delle nazioni in cui ciascun paese pensa ai suoi soli interessi e si volga invece a considerare la costruzione di un mondo nuovo e più equilibrato di quello prodotto dal liberismo e dal dominio economico di entità multinazionali basate solo sul profitto. I danni di una simile assetto sono sotto gli occhi di tutti e stanno mettendo a rischio la sopravvivenza del pianeta più di quanto non lo facciano i cambiamenti climatici, l’interesse verso i quali sembra si sia disciolto a fronte della nuova minaccia di un contagio del conflitto all’intero globo. Sursum Europa, dunque, perché come ricordava Ovidio negli Amores: “Quid est somnus, nisi gelidae imago mortis?”