
di Elvira Morena –
Il regolamento di esecuzione UE 2023 /5 della Commissione del 3 gennaio 2023 autorizza l’immissione sul mercato di prodotti alimentari a base di Acheta domesticus: non solo farine e prodotti derivati, quali pane, pasta, pizza, grissini, biscotti, ma anche birra, cioccolato, salse e minestre.
Il “Grillo parlante” del Pinocchio nazionale ridotto in polvere, è il terzo alimento approvato dalla Commissione europea, che in precedenza ha autorizzato la vendita e il consumo di tarme essiccate e locuste migratorie.
La strategia della “Novel Food”, tale viene definita, è volta all’introduzione nella dieta globale di fonti proteiche provenienti dai Paesi Terzi, come il Vietnam, a basso costo e ridotto impatto ambientale. Per alcuni è una possibilità, mentre sembra superfluo sottolineare la reazione avversa di una percentuale alta della popolazione italiana, abituata ai sapori della buona tavola ed educata alla sacralità della dieta mediterranea, che racchiude in sè un vero e proprio stile di vita basato sulle corrette abitudini alimentari, sul rispetto del territorio, della biodiversità e stagionalità dei prodotti.
Dalla UE arriva anche il Nutri-Score: un sistema di “etichettatura alimentare a semaforo”, creato in Francia, che assegna agli alimenti un colore tra cinque gradazioni cromatiche dal rosso al verde e una scala alfabetica che va dalla A alla E, in base alle caratteristiche nutrizionali (quantità di sale, zuccheri, grassi e proteine in 100 mg di cibi solidi e 100 ml di bevande).
Il sistema Nutri-Score, che per ora rimane una proposta slittata sui tavoli comunitari nella primavera 2023, ha sollevato un vespaio di polemiche. In primis che l’algoritmo non fornisce informazioni adeguate sulla composizione del cibo, come sulla qualità dei grassi in esso contenuti: il verdetto sarebbe generico e poco scientifico.
In particolare in quei Paesi del bacino del Mediterraneo, nei quali la produzione di olio extravergine di oliva è un punto di forza sia nella dieta sia nell’economia territoriale, si lamentano penalizzazioni legate all’equivalenza del Nutri-Score assegnato all’olio di oliva e agli oli di semi e sansa, senza tener conto che il primo ha un grado nettamente superiore di vitamine A ed E e polifenoli, antiossidanti naturali, tra cui l’oleocantale, potente antifiammatorio vegetale.
Il 29 luglio scorso è stato approvato un nuovo aggiornamento all’algoritmo Nutri Score: l’olio extravergine, dal colore arancione, che lo inquadrava addirittura come cattivo alimento, passa al livello B, ovvero scatta il lasciapassare del semaforo verde. Simbolo di prosperità e di pace, l’ulivo non è solo dieta, salute ed economia; è anche paesaggio, storia, mito e leggenda. Non si può assegnare un colore, seppur verde speranza, a Getsemani, luogo mistico che in aramaico significa frantoio o una scala remota di valutazione ai governi che in tutte le epoche hanno rafforzato la volontà di salvaguardia dell’olivo come bene prezioso.
Il futuro, certo, è imprevedibile e bisogna attrezzarsi al peggio. Non si escludono, quindi, la possibile archiviazione della dieta mediterranea per cedere il passo alla bistecca di sintesi, prodotta e confezionata in laboratorio, nè il passo allungato nelle distese collinari desertiche, tra allevamenti intensivi di grilli afoni e mostruose cavallette bibliche: le locuste dell’apocalisse.