Solidarietà pelosa

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di Giuseppe Moesch*

Credo che nessuno possa restare indifferente per il disastro causato dalle alluvioni in Emilia Romagna dopo solo un anno e mezzo dalla precedente.
Distruzioni ovunque, fortunatamente con una sola vittima, ma con intere zone devastate e addirittura borghi rasi al suolo per la forza distruttrice dell’acqua ma principalmente per la presenza di tronchi trascinati dalla corrente, tronchi tagliati che quindi erano stati lasciati lungo gli argini a monte.

Il rimpallo di responsabilità, specialmente in vista delle prossime elezioni, è quantomeno stomachevole quando non deriva da esternazioni di singoli politici ma addirittura da organi collegiali.
La mancanza di una politica infrastrutturale è certamente da riferire alle politiche degli ultimi anni, che hanno visto al governo portatori di ideologie del non fare ed il perseguire di scelte ambientaliste orientate ad un malinteso concetto di ambiente che non ha nessun rispetto per l’uomo.

A tutto questo si aggiunge la mancanza di manutenzione ascrivibile alla diretta responsabilità di enti territorialmente preposti a quella funzione, ovvero Regione e Comuni.
Costruire vasche di laminazione, dighe e canali comporta impegni decennali e appare obiettivamente stolto pensare che possano essere risolti nel giro di qualche mese. La responsabilità dei governi va ricercata in un passato non proprio recente, mentre per quanto riguarda la manutenzione dovrebbe essere svolta costantemente da chi ha la titolarità del territorio.

Non è difficile notare che i governi degli ultimi anni sono stati praticamente tutti condizionati dalla ricerca del consenso di quei partiti (Movimento 5 Stelle Verdi e sinistra in generale) che hanno opposto un netto rifiuto ad ogni opera che potesse curare il territorio. La Regione anch’essa, fortemente condizionata da quelle stesse forze politiche, non ha saputo opporsi agli insediamenti in aree potenzialmente pericolose e pochissimo ha fatto per la manutenzione.

Il vicino Veneto ha realizzato opere come bacini di laminazione che hanno attenuato gli effetti della precedente alluvione ed altre ne sta realizzando.
Non si risolvono i problemi con grida di manzoniana memoria ma con l’analisi puntuale delle responsabilità e in primo luogo si dovrebbe evitare la difesa d’ufficio di chi con protervia è stato correo dei disastri.

In Amazzonia alcune tribù indigene che vivono lungo i fiumi hanno cura dei loro territori, come facevano i contadini delle aree attualmente spopolate delle nostre zone interne. Quelle popolazioni hanno l’abitudine di sacrificare alcune delle loro risorse animali, offrendole in pasto alle anaconda che vivono nei pressi dei loro villaggi lasciando che il loro movimento possa dragare i fiumi evitando così le piene.

Proporrei che, stante l’inerzia degli amministratori locali, si importino quegli uomini stanziandoli nelle zone libere a ridosso dei fiumi, unitamente ad un certo numero di quei grossi rettili così da risparmiare sul costo degli incapaci amministratori con il piccolo sacrificio di qualche capra.

*già Professore Ordinario presso l’Università degli Studi di Salerno

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