di Claudia Izzo-
“L’Ordine dei giornalisti della Campania esprime il cordoglio per la morte del giornalista Franco Di Mare, nato a Napoli e che in città ha mosso i primi passi di una brillante carriera giornalistica che lo ha visto inviato di guerra per la Rai e conduttore di programmi televisivi. L’Ordine della Campania è vicino ai familiari, ed in particolare al fratello Gino anche egli giornalista.” Sono le parole di Ottavio Lucarelli, Presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania.
Così, la notizia che non avremmo mai voluto dare è arrivata: a 68 anni Franco Di Mare, il giornalista napoletano dal sorriso grande e le spalle larghe, conduttore tv, scrittore e dirigente Rai, è morto oggi a Roma, circondato dall’affetto dei suoi cari. A dare l’annuncio il fratello Gino, anche lui giornalista, che ai social affida l’estremo saluto: “Ciao Frà, con te va via un pezzo di me”
Il mese scorso, nella sua apparizione nella trasmissione “Che tempo che fa”, provato e con il fiato corto, aveva rivelato al mondo di essere gravemente malato: “Da inviato di guerra ho respirato amianto: sono sereno e non mollo, ma da questo non si guarisce” “Ho un tumore molto cattivo, il mesotelioma: si prende respirando le particelle di amianto. Mi rimane poco da vivere ma non è ancora finita”…
Franco Di Mare aveva respirato quel maledetto amianto nell’ambito dei suoi servizi da inviato di guerra nei Balcani, Bosnia, Kosovo, Somalia, Monzambico, Algeria, Albania, Etiopia, Eritrea, Ruanda, prima e seconda guerra del Golfo, Afghanistan, Timor Est, Medio Oriente e America Latina, dove con tanti fogliettini scritti a penna, con garbo e sguardo limpido, ci ha raccontato gli orrori che vedeva.
Laureatosi in Scienze Politiche all’Università Federico II di Napoli, ha collaborato con l‘Unità come cronista di giudiziaria, poi come corrispondente da Napoli anche per l’agenzia di servizi AGA e per Radiocor; si è trasferito poi a Roma presso la redazione centrale de l’Unità in qualità di inviato speciale e poi di capo redattore, l’ingresso alla Rai alla redazione esteri del TG2, dove nel 1995 assume la qualifica di inviato. Nel corso della sua carriera giornalistica si è occupato di politica internazionale e come inviato ha seguito i falliti colpi di Stato in America Latina, le campagne elettorali presidenziali di Stati Uniti, Francia, Bulgaria e Algeria.
Autore di servizi e documentari sulla criminalità organizzata nazionale e internazionale, ha realizzato inchieste e servizi a seguito di attentati terroristici nel mondo, realizzando documentari e dossier geopolitici, intervistando eminenti personalità del mondo della politica e della cultura a livello mondiale.
Ci ha raccontato il mondo, le sue contraddizioni ed i suoi orrori, con grande impegno sociale si è impegnato nel progetto di sensibilizzazione dell’educazione civica arrivando a realizzare uno spettacolo teatrale, Amira, in cui racconta proprio le sue esperienze di inviato in aree di crisi con l’intento di sensibilizzare l’opinione pubblica sugli orrori della guerra.
Conduttore di programmi tv, vicedirettore di Rai 1, direttore generale dei programmi del giorno della Rai, direttore di Rai 3, volto noto e amato dal grande pubblico, ha vissuto tra la passione per il giornalismo e per sua figlia Stella che vide in un orfanotrofio in Bosnia e che adottò quando aveva 10 mesi di vita ed il giornalista era inviato a Sarajevo. Divorziato, ritroverà l’amore e la felicità con Giulia Berdini, conosciuta nella sede Rai di Saxa Rubra, dove lei curava il catering del bar interno. L’ha sposata due giorni fa, prima di morire. 36 anni di differenza che non hanno impedito di ritrovare la gioia di vivere… “Mi ha contagiato con il suo sguardo allegro…annoiarsi accanto a lei non è mai stato possibile”.
A Salerno, nel 2019, presso la Libreria Imagine’s Book, Franco di Mare aveva presentato il suo “Barnaba e il mago” (Rizzoli) regalando attimi di profondità e rara bellezza, di cui riproponiamo l’articolo uscito su salernonews24. Un immenso pubblico, accorso tutto per lui, gli aveva saputo dimostrare la stima e l’affetto. Un ricordo indelebile che riaffioora in questo giorno.
Franco Di Mare a Salerno: “La più bella presentazione che abbia mai fatto”
Quando le parole diventano magia- di Claudia Izzo
“Errori, bugie, imprecisioni, inganni: non erano che porte girevoli dalle quali entrare e uscire, in un infinito gioco delle parti…il verosimile sostituiva il vero…” Si parla di magia nell’ultimo romanzo “Barnaba il mago” (Rizzoli) presentato da Franco di Mare alla libreria salernitana Imagine’s Book di Luca Morra e Rosario Casolaro, in sinergia con l’Associazione “Contaminazioni”, forse perchè, come ha detto il giornalista napoletano, scrittore e conduttore televisivo, volto amato di UnoMattina, “la ricerca della felicità passa attraverso piccole magie quotidiane”. E magica è stata anche l’atmosfera creatasi grazie alla voce di Diana Ronca e alla musica di Claudio De Bartolomeis che hanno proposto antiche canzoni napoletane. A impreziosire il tutto, la lettura teatralizzata della bravissima Mimma Virtuoso e della vulcanica Gilda Ricci, accompagnate dal mandolino suonato dalla giovanissima Alessia Di Maio, allieva del Liceo Alfano I di Salerno. A chiudere la serata le dolcezze della Pasticceria Svizzera di Salerno, sponsor ufficiale dell’associazione culturale Contaminazioni, insieme alla Distilleria Russo di Mercato San Severino
“La più bella presentazione che abbia mai fatto” ha affermato il giornalista che ha incantato le oltre cento persone accorse. Parole, poesia, pillole di saggezza, dolci note, atmosfere.
“Io credo che esista un’armonia generale che tiene insieme l’universo, le stelle e le vite di ciascuno di noi. E credo che quest’armonia sia composta dai nostri destini, ma anche dalla nostra forza, dalla nostra volontà e dalla nostra passione ” dice il protagonista del romanzo, il Mago Barnaba, attraverso la penna dell’autore,-“Quando una o più forze smettono di lavorare meglio o confliggono tra loro, quest’armonia si rompe e nascono i problemi. Ecco io sono il meccanico che interviene a cercare di riparare la macchina che ha perso colpi…” E quando qualche duro colpo è arrivato anche nella vita del giornalista, egli si è affidato al ricordo del “metro della sarta”: capire attraverso i centimetri del classico metro da sarta, quanta vita è trascorsa e quanta ne resta ancora da vivere. E’ allora che Franco Di Mare ha capito di doversi rialzare e superare tutto con la curiosità della spigola, lui, orgoglioso figlio di un “ostricaro”, che nella vita sognava di scrivere, riuscendoci egregiamente, come dimostrano i suoi tanti lettori, perchè la sua penna è in grado di tratteggiare sfumature.
La magia ha dunque fatto da sfondo alla narrazione di Bauci, di questo luogo immaginario che affonda e sue radici nell’opera di calviniana memoria dove dall’alto di una piattaforma sostenuta da trampoli i cittadini contemplavano “affascinati la propria assenza”. Nel romanzo di Di Mare, invece, i personaggi contemplano il mare e vivono la loro vita. Si, perchè Bauci è un paese immaginario della divina costiera, già presente nei precedenti romanzi della trilogia. Qui, la venuta di un mago, l’imprevisto appunto, sgretola la quotidianità delle anime del borgo, del prete che somiglia a Balotelli, del sindaco, della “verdummara”, de ” u’ professò”, della perpetua, dell’operatore ecologico, abitanti di un vero presepe dove tutti hanno un loro posto , in questo luogo “paradiso dei diavoli”, il cui nome ricorda un altro romanzo dell’autore.
Avere Franco di Mare a Salerno, ha significato conoscere un pò la persona dietro il personaggio: simpatico, affabile, caloroso con il suo pubblico fedelissimo. Un napoletano prima di tutto dal grande cuore, lui che, trentacinquenne inviato di guerra nell’inferno della Bosnia, non ha esitato, dopo essersi innamorato di una neonata, a prenderla in affido e portarla in Italia con sé. Oggi sua figlia Stella è ormai una donna e a lei è dedicato il suo libro del 2015 “Non chiedere perché”, edito dalla Rizzoli, a cui ha fatto seguito la fiction “L’angelo di Sarajevo” di Beppe Fiorello.
Un incontro, quello con Di Mare, che ha significato un tuffo nell’autenticità di un animo napoletano parlando di sogni, perché, come egli stesso afferma nel romanzo, ” sono poi la sola cosa, benché intangibile, su cui valga la pena di costruire”.