di Giuseppe Moesch*
Sappiamo come gli uomini di marketing ed i pubblicitari dell’originaria chiesa cristiana avessero il problema di far accettare la nuova religione ai popoli pagani a cui si rivolgevano.
Da sempre le divinità adorate venivano ricordate ed onorate con festeggiamenti in giornate particolari che coincidevano con fenomeni naturali quali ad esempio un cambiamento di stagione, o la fine di una attività agricola.
Una delle più antiche e primitive era quella relativa ad una divinità femminile, che ritroviamo in quasi tutte le più arcaiche manifestazioni di religiosità, la Dea Madre simbolo di purezza, di fertilità, generatrice di vita e di rinascita. Troviamo così le prime statuette in terracotta o scolpite in pietra e successivamente fuse in metalli più o meno nobili, ed i primi templi ad essa dedicati; straordinaria la raccolta custodita nel museo di Afrodisia in Caria nella Turchia sud occidentale risalente al IV secolo a.c. o quelle più vicine a noi presenti nel museo di Capua.
La dea sumera Inanna, e quella babilonese Ishtar che dalla prima discende, simboleggiano quei valori ma anche le dee della guerra.
L’area compresa tra il Tigri e l’Eufrate, nota come Mesopotamia, nella sua parte meridionale nell’attuale Iraq, era chiamata Sumer e da questo nome viene quello degli abitanti, i Sumeri, inventori della scrittura prima pittorica e poi cuneiforme, nata per motivi economici, tesa a tener conto delle quantità dei raccolti, che nel Paese diventavano assai cospicui grazie alle opere di infrastrutturazione in campo irriguo.
Le caratteristiche del territorio, partendo dalla constatazione del fatto che vicino alle sponde del fiume i raccolti erano abbondanti, portarono i sacerdoti dell’epoca ad esigere corvée dalla popolazione sotto forma di ore lavoro da destinare agli dei per realizzare opere di canalizzazione che permettesse a maggiori porzioni di terra di essere irrigata, e suddividendo gli appezzamenti in strisce verticale così da sfruttare la pendenza naturale per bagnare maggiori superficie.
L’invenzione dell’aratro seminatore, che portava un sacchetto con i semi in testa al vomere, facendoli cadere nel solco appena tracciato, coperti dopo il passaggio dell’uomo, e la scelta di seminare orzo più adatto alle condizioni geomorfologiche dell’area, completarono il quadro, portando a decuplicare il raccolto, creando una situazione di benessere e di conseguenza di potere, con la costruzione di città di grandi dimensioni, tra le quali Uruk che raggiunse i cinquantamila abitanti, la vicina Ur, Nippur e successivamente Babilonia.
Ad Ur fu eretto un tempio particolare la Ziggurat, dedicato al culto della luna, o meglio della Falce di Luna, Dio supremo della cosmogonia sumerica, il cui nome Sin che sembra essere la radice del nome del monte Sinai dove il culto era fortemente radicato, e che in accadico è noto come Nanna.
Sin il cui simbolo come detto è la falce di luna, sposa Ningal o “La Grande Signora”, dea dei canneti e delle paludi, dalla quale ha tre figli: Šamaš in accadico detto Utu in sumerico, che era il dio del sole il cui simbolo è un cerchio dorato, che con il padre dio della luna Sin, ripetiamo definito in lingua sumerica Nanna e Istar in sumerico Inanna il cui simbolo è la stella a otto punte, dea dell’amore della fertilità e dell’erotismo, facevano parte di una triade astrale di divinità, ed infine l’ultimo figlio Ishkur, dio della pioggia e della tempesta, che alcuni considerano anche il padre di Ereshkigal dea della terra di non ritorno, degli inferi e della morte.
Il concetto della triade la ritroviamo con significati differenti in moltissime religioni compresa quella cristiana, così come la stella di Istar la ritroviamo nella iconografia di Venere e della Immacolata Concezione, oltre che naturalmente ripetuta sull’ottava delle porte di Babilonia, che apriva la via delle processioni, ed a lei dedicata, oggi conservata al Pergamonmuseum di Berlino.
Ovviamente tutti i popoli antichi includevano tra le divinità da loro adorate, una figura femminile con quelle caratteristiche di purezza, fertilità, generatrice di vita e così che ritroviamo nei vari templi ed altrettante figure simboliche con tutte o alcune delle caratteristiche enunciate: nel mondo greco Afrodite, Artemide e Demetra che nel panteon romano diventano rispettivamente Venere, Diana e Cerere a cui si aggiunse soprattutto la divinità di Iside, importata dall’Egitto dai marinai che trafficavano in quei mari.
Non era strano per Roma aggiungere al Pantheon divinità proveniente dalle aree conquistate; la pratica aveva il grande vantaggio di lasciare la libertà di culto ai nuovi sudditi, evitando conflitti di matrice religiosa.
Così fu normale che la vergine Iside, che diede i natali ad Horus che nacque il 25 dicembre divenisse un riferimento per la nascente religione cristiana. E non è un caso che il Natale divenisse la principale data di commemorazione e di festività della nascente religione.
La nuova luce, il Messia, nasceva di fatto dal buio dell’inverno e la genitrice simbolo di quella purezza venisse attinta alle più alte vette della devozione, che tuttavia subì tutta una serie di dispute sull’essere stata generata essa stessa pura del peccato originale; le discussioni andarono avanti per secoli, fino a quando il Papa Pio IX nel 1854, con singolare spirito democratico, dopo aver consultato 603 vescovi e cardinali, ebbe l’approvazione di 546 di loro, con una maggioranza che un secolo dopo avremmo imparato a definire bulgara, e quindi con la bolla Ineffabilis Deus, sancì definitivamente che Maria fu concepita epura e concepì vergine il figlio di Dio.
Era l’8 dicembre di quell’anno e quella data fu scelta come quella del ricordo e del festeggiamento, ed è da allora anche il giorno in cui si avviano i preparativi per il Natale, con l’addobbo degli alberi che sempre più vanno sostituendo il Presepe nelle case degli italiani.
Con i finanziamenti del re di Napoli Ferdinando II, il Papa fece erigere una statua in Piazza di Spagna a Roma e da allora ogni anno vengono offerti fiori e preghiere nel giorno anniversario. Ai nostri giorni la cerimonia si svolge con la deposizione sulla colonna ai piedi della statua di un cesto di rose offerte dal Papa e portate su in alto da un Vigile del Fuoco, mediante una lunga scala di quelle usate per servizio da quel corpo di valorosi ed analoga cerimonia avviene a Napoli in Piazza del Gesù, dove su una colonna barocca di oltre trenta metri, eretta a partire dalla metà del settecento, c’è la statua detta Guglia dell’Immacolata.
Dappertutto si aprono i mercatini da piazza Navona a Roma a quelli di San Gregorio Armeno a Napoli, ed un po’ dappertutto si svolgono processioni e si sparano fuochi d’artificio.
In questi giorni si festeggia anche Chanukkà ovvero la festa della ”Inaugurazione” in quella lingua, dopo la liberazione dall’occupazione Siriana e la ricostruzione dopo la purificazione del tempio e la costruzione del nuovo altare, nel periodo che quest’anno va dal 7 al 15 dicembre, festa assai importante per il mondo di fede ebraica: è una festa mobile e dipende dal calendario spesso a cavallo tra novembre e dicembre. Il termine inaugurazione discende dalla commemorazione della ricostruzione del nuovo tempio, dopo la suddetta distruzione da parte degli Elleni nel I secolo.
È detta anche festa delle luci o Festa dei Lumi, caratterizzata dall’accensione quotidiana di una candela delle nove successivamente presenti da inserire su un candelabro a nove bracci, collegandosi anche in questo caso ai riti connessi alla rinascita ed alla luce.
Quest’anno essa assume un significato assai più profondo data la terribile situazione che vive quel Paese a causa del terrorismo di Hamas, con l’attacco di due mesi orsono e che sta continuando a causare la morte di tanti.
Il vergognoso comportamento di interi Paesi, di rappresentanti di organismi internazionali e di singoli uomini hanno permesso a quei fanatici di armarsi utilizzando anche gli aiuti umanitari destinati alla popolazione, uomini e donne che non riescono a comprendere che dovrebbero essere loro i primi a combattere quella organizzazione, che sfruttando la fede religiosa ed usandoli come scudi umani sta portando alla rovina l’intera popolazione palestinese.
Nell’immagine la Guglia dell’Immacolata in Piazza del Gesù, a Napoli