
-di Claudia Izzo-
Quanta tristezza e quanto dolore per una coppia che, felice, viveva il suo amore.
L’omicida ha confessato. Il movente che ha spinto Antonio De Marco, uno studente di Infiermeristica di appena 21 anni ad uccidere, una settimana fa con decine di coltellate, il giovane arbitro Daniele De Santis e la sua fidanzata Eleonora Mantra, è riducibile ad una questione di gelosia, invidia, che dir si voglia.
L’arma, un grosso coltello da caccia.
Ho fatto una cavolata –ha affermato De Marco quando è stato preso- so di aver sbagliato. Li ho uccisi perché erano troppo felici e per questo mi è montata la rabbia.
Si resta basiti innanzi a tale orrore partorito da una mente giovane, lucida, spietata.
Antonio De Marco aveva il duplicato delle chiavi dell’appartamento vicino alla stazione di Lecce dove la coppia era andata a vivere e che in quel fatale momento stava cenando. Era stato il loro ex coinquilino per un periodo.
Quella casa rappresentava per la coppia un primo passo per la condivisione totale della vita, un progetto importante per una storia bella. Troppa bellezza, troppo amore, troppa felicità ha turbato la testa del giovane omicida che ha confessato di aver architettato un piano: la coppia andava legata, torturata, il sangue ripulito prima di lasciare un messaggio sul muro per la città, ma la ribellione dei giovani, le loro grida di terrore hanno fatto saltare il piano tanto che l’omicida ha lasciato dietro di sè tante prove: il fodero del coltello utilizzato, le fascette stringitubo per legarli e torurarli, soda e varichina, cinque bgliettini manoscritti con il cronoprogramma dell’omicidio. Si perché aveva realizzato una vera mappa del percorso da seguire per evitare le telecamere, le stesse telecamere che lo hanno ripreso. Colpito Daniele, la ferocia si è riversata sul corpo della giovane donna. Finiti entrambi sul pianerottolo nell’estremo tentativo di cercare aiuto in un contesto di “macabra ritualità”.