La Pillola del Lunedì: Quale pace

0
28

di Luigi D’Aniello-

La pace, grande assente del nostro tempo.

Difronte alle barbarie perpetrate dai terroristi di Hamas e alla risposta con la distruzione sistematica di intere città da parte di Israele o allo stallo che si sta avendo nella guerra tra la Russia e l’Ucraina con la morte di miglia di innocenti, mi chiedo da cosa derivi questa impotenza della diplomazia.

Certamente occorre riconoscere che le soluzioni militari, sebbene talvolta necessarie, non siano sufficienti a porre fine a questa spirale di violenze, inoltre queste violenze hanno un impatto devastante sulle popolazioni e spesso alimentano una spirale di vendetta, radicando sempre di più le posizioni che diventano sempre più difficili da riconciliare.

Le aspettative e le narrative storiche tra queste popolazioni sono profondamente diverse, per cui rendono complicata la ricerca di un compromesso. In Medio Oriente poi, la violenza, sia da parte dei gruppi terroristici che delle forze militari israeliane, sta generando solo altra violenza e sta creando un ciclo devastante di vendette che rende sempre più difficile la costruzione di una pace, senza tener conto che questa violenza ha un impatto tragico sulle popolazioni che si trovano intrappolate in una situazione insostenibile e che, se da un lato queste desiderano la pace, dall’altro, la paura e la rabbia le spingono a giustificare la violenza come forma di resistenza.

Quindi, da parte delle diplomazie occorrerebbe un approccio multidimensionale che includa strategie di ricostruzione sociale, dialogo e reintegrazione. Perciò la comunità internazionale dovrebbe avere un ruolo cruciale nell’interrompere questo ciclo di violenza. Gli aiuti umanitari devono essere accompagnati da iniziative politiche che promuovano il dialogo tra le diverse fazioni e dovrebbero contribuire a risolvere le ingiustizie profonde e le disuguaglianze sociali, obiettivo questo fondamentale per costruire una pace stabile.

Inoltre, mettere in atto iniziative di riconciliazione, programmi di dialogo tra le comunità con il coinvolgimento di attori locali, possono contribuire a ristabilire la fiducia e aprire la strada a una soluzione pacifica.

È fondamentale, quindi, investire in programmi educativi e opportunità economiche per affrontare le cause che portano alla radicalizzazione perché solo attraverso un approccio integrato si può sperare di vedere un futuro in cui le popolazioni civili possano vivere in sicurezza, libere dalla paura e dalla vendetta.

La vera sfida per la diplomazia, quindi, è di costruire ponti di comprensione e cooperazione anche perché la pace difficilmente si può mantenere con la forza. La speranza è che si possa trovare una soluzione pacifica che eviti ulteriori sofferenze umane.

“La pace è un sogno, può diventare realtà… Ma per costruirla bisogna essere capaci di sognare.” Nelson Mandela.

Loading

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui
Captcha verification failed!
CAPTCHA user score failed. Please contact us!