di Luigi D’Aniello-
In questi giorni in cui si leggono le atrocità che si stanno commettendo in Ucraina e in Palestina e di fronte agli ultimi eventi che qui da noi vedono coinvolti i giovanissimi, per non ritornare agli anni di piombo che hanno coinvolto i giovani della mia generazione, in questo mondo sempre più pieno di messaggi e informazioni distorte, ritengo che sia fondamentale educare i giovani a non farsi strumentalizzare perché solo così potranno sviluppare una consapevolezza critica nei confronti delle influenze esterne e delle manipolazioni che possono subire.
È importante cioè, che essi siano in grado di discernere tra ciò che è vero e autentico e ciò che è manipolato e costruito ad arte per influenzarli, perché educare i giovani a non farsi strumentalizzare significa insegnare loro a pensare in modo autonomo, ad ascoltare le proprie opinioni e a difenderle, anche di fronte a pressioni esterne. Ma, principalmente, significa aiutarli a comprendere l’importanza della propria identità e della propria autonomia, attraverso un’educazione consapevole e critica in modo da costruire una società libera e responsabile.
Infatti se vi è una cosa che non sopporto ed aborrisco é il comportamento di coloro che fanno ciò che tutti fanno, e pensano ciò che tutti pensano, senza porsi troppe domande, che, pur di avere il consenso degli altri ed essere al centro dell’attenzione, si adeguano alle ideologie e ai comportamenti di un gruppo, anche quando ciò va contro le proprie convinzioni o desideri cambiando e modificando le loro opinioni adeguandole a quelle della massa.
In poche parole: i conformisti.
Persone queste con una tendenza psicologica a seguire acriticamente nell’agire, nel vestire, nel pensare, le mode e le opinioni degli altri. Tutto ciò, su queste persone ha conseguenze negative, poiché ne limita la creatività ne soffoca la propria natura facendoli adeguare e adattare nel comportamento sia di idee che di regole, a tutto quello che è deciso dalla maggioranza o dal gruppo di cui fanno parte.
Questa tendenza a seguire le cose senza originalità, pedissequamente, molto spesso, li porta ad accettare comportamenti che non avrebbero se fossero da soli. Quindi,il conformismo, se da un lato offre stabilità all’interno di un gruppo, dall’altra ne limita la creatività, l’individualità e la libertà di pensiero. Quando si tende a fare le cose che fanno tutti gli altri si diventa tutti gli altri e ritengo che la bellezza non sia nel conformismo, ma nell’unicità di ognuno di noi perché col conformismo si può finire facilmente nell’apatia.
Però è importante distinguere un conformismo sano da quello acritico.
Il conformismo sano implica una scelta consapevole e una valutazione critica delle norme e dei valori esistenti, mentre il conformismo acritico non è altro che l’adesione passiva a norme e comportamenti senza un reale processo di riflessione.
Comunque, per contrastare il conformismo e promuovere la diversità di pensiero e di comportamento, è importante incoraggiare nelle generazioni che stanno crescendo l’individualità, l’autonomia, la libertà di espressione, l’originalità, quella capacità di elaborare idee, concetti nuovi, unici e differenti da ciò che è già conosciuto, di pensare in modo creativo, rompendo schemi, combinando qualcosa di nuovo e distintivo. Infatti, solo facendo sviluppare in essi un pensiero divergente, indipendente e incoraggiando la critica costruttiva si permetterà loro di esplorare nuovi orizzonti e si favorirà l’innovazione e il cambiamento sociale.
In poche parole: conosci te stesso e diventa ciò che sei.