
Qualche giorno fa la Corte Costituzionale ha messo in dubbio uno dei punti cardine della nostra identità anagrafica: avremo anche noi il doppio cognome, aggiungendo al cognome paterno quello materno. Come funziona? Procediamo con ordine.
Ormai da secoli in Italia ai figli si trasmette il cognome del padre. Il codice civile prevede la sola eccezione del figlio non riconosciuto dal padre, al quale si trasmette il cognome della madre. Sempre la legge consente anche di cambiare cognome, in via del tutto eccezionale. Ciò può accadere, facendone richiesta al Prefetto, quando si tratti di un cognome ridicolo o vergognoso o che riveli origine naturale o ancora per aggiungerne un altro al proprio. Peraltro, la procedura per il cambio o l’aggiunta è comunque complessa e piena di lungaggini burocratiche.
Da alcuni anni, poi, sempre la Corte Costituzionale, nello specifico con una sentenza del 2016, ha consentito l’attribuzione alla nascita del cognome dei due genitori, ma solo quando i coniugi siano entrambi d’accordo. Dal punto di vista pratico, inutile dire che questa decisione ha avuto concreta applicazione in rarissimi casi e, nel solco del dibattito avviato sia in Parlamento che nelle sedi giudiziarie, è piombata la recentissima pronuncia del massimo organo di garanzia, di cui al momento si conosce solo quanto dichiarato nel comunicato stampa del 27 aprile scorso.
“La regola diventa che il figlio assume il cognome di entrambi i genitori nell’ordine dai medesimi concordato, salvo che essi decidano, di comune accordo, di attribuire soltanto il cognome di uno dei due”. Volendo compiere una prima valutazione degli effetti pratici di questo provvedimento, dovremmo affermare di essere di fronte ad una decisione storica, anche se ancora non conosciamo pienamente la sua portata.
Il cognome della madre andrà prima o dopo quello del padre? La regola vale solo per i nascituri o anche per tutti noi? I figli che nasceranno da genitori con il doppio cognome ne avranno sempre due oppure quattro? Potremo avere fratelli con cognomi diversi? E cosa accade con il codice fiscale? Lo cambieremo a tutti?
Ecco cosa succede in un ordinamento come il nostro, dove si succedono leggi spesso non coordinate tra loro e dove l’intervento della Corte Costituzionale non può supplire a quelle che sono le carenze o le contraddizioni del legislatore, anzi rischia di amplificarle, creando una vera e propria giungla normativa, anche per gli stessi operatori del diritto. Nel caso di specie, la risposta alle domande che ci siamo posti non c’è ancora, perché la Corte ha depositato solo un comunicato stampa, mentre sarà necessario leggere le motivazioni della sentenza per capirne tutte le applicazioni, fermo restando che sarà poi necessaria una legge per chiarirne tutti gli aspetti e le implicazioni concrete.
A parere di chi scrive, la sentenza della Corte Costituzionale sul doppio cognome creerà probabilmente molti più problemi di quanti ne potrà risolvere. Il motivo per cui, da migliaia di anni, si tramanda il cognome paterno senza che il 99% delle donne si sia mai opposto, al di là della tradizione patriarcale, ormai superata, risiede nella necessità di rendere palese il rapporto di filiazione, in ossequio alla famosa locuzione latina ”mater semper certa est, pater numquam”.
Si aggiunga che la madre ha un rapporto viscerale con la prole, che prosegue per tutta la vita, rispetto al quale l’attribuzione del cognome del padre al nuovo nato crea un legame giuridico che surroga, in qualche modo, l’inferiore carica emotiva dell’altro genitore, responsabilizzandolo nei confronti del figlio e viceversa.
In definitiva, la sentenza metterà i genitori di fronte a scelte difficili, per le implicazioni che possono avere anche dopo molti anni. Valorizza indubbiamente il ruolo della donna. Ma non favorisce certamente la stabilità familiare. In ogni caso, come abbiamo già detto, sarà indispensabile un intervento del legislatore per sanare gli strappi creati da giudici mossi più da sensibilità ideologiche che da senso pratico. Per quanto mi riguarda, continuerò a firmare Michele Bartolo, pur restando legatissimo a mia madre.