Quel pasticciaccio brutto di AstraZeneca

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-di Pierre De Filippo-

AstraZeneca, la casa farmaceutica anglo-svedese, è da un po’ di giorni nell’occhio del ciclone. In principio è stato il paventato gioco al rialzo, con una corda sempre più tirata – al collo delle istituzioni europee – e di lotti promessi che poi si smaterializzavano.

La Commissione europea, indemoniata, ha richiesto alla casa farmaceutica di pubblicare stralci del contratto ma, da lì, le dosi hanno continuato a diminuire (mentre altrove, leggasi Gran Bretagna, le somministrazioni proseguono speditamente) e la UE ha minacciato “di valutare misure…”

Poi, però, la questione è diventata un’altra: le morti, crescenti per quanto infinitesimali in proporzioni, di persone subito dopo aver ricevuto il vaccino inglese.

Qualche ora, il giorno dopo o qualche giorno dopo ma, in Europa, la psicosi collettiva s’è fatta subito sentire. E, probabilmente, non avrebbe potuto essere diversamente.

Due valutazioni, a questo proposito, vorrei esprimerle: prima ho usato un termine, infinitesimali, corretto matematicamente parlando ma profondamente scorretto e ingiusto e inapplicabile se le percentuali infinitesimali riguardano la vita umana.

Diceva Stalin che una morta è una tragedia; un milione di morti è una statistica. No, qui – come riportato anche da Carlo Cottarelli nel suo ultimo libro – abbiamo a che fare con centinaia di migliaia di singole tragedie, e fossero anche una su un milione le morti che potrebbero, in astratto, essere ricollegate al vaccino, le autorità hanno il diritto ed il dovere di verificarlo.

La seconda valutazione è questa: s’è fatto un gran parlare sulla opportunità o meno dei mezzi di informazione di raccontare ciò che stava accadendo, di riportare dei dettagli non confermati, di fare “gossip” su un argomento così delicato.

Da sempre penso che vada distinta la corretta cronaca – che è imprescindibile – dal ricamare sulle notizie; il mondo del giornalismo, soprattutto quello italico, da parecchio ha scelto la seconda strada.

In questo caso, però, credo sia giusto farsi carico della fisiologica paura che le persone possono avere: abbiamo ottenuto un vaccino in tempi rapidissimi, un unicum storico, abbiamo messo in piedi – chi meglio, chi peggio – un sistema di somministrazione delle dosi, abbiamo fatto una campagna di sensibilizzazione sul tema e qualsiasi cosa possa interferire col corretto svolgimento di questa vitale attività deve essere chiarito.

Si presterà il fianco a qualche No-Vax? Fosse per me, glieli presterei entrambi se, alla fine, avessi delle rassicurazioni e dei chiarimenti sulla sicurezza del farmaco. Germania, Francia, Austria, Olanda, Italia e, in ultimo, la Spagna hanno sospeso la somministrazione di AstraZeneca, in attesa che l’EMA, l’Agenzia europea per il farmaco, faccia chiarezza.

Che fare chiarezza sia indispensabile ce l’ha dimostrato la confusa e ondivaga posizione dell’AIFA, l’Agenzia italiana per il farmaco, che prima – nella serata del 14 marzo – rassicurava circa il fatto che “i casi di decesso verificatisi dopo la somministrazione del vaccino AstraZeneca hanno un legame solo temporale. Nessuna causalità è stata dimostrata tra i due eventi. L’allarme legato alla sicurezza del vaccino non è giustificato”, salvo, il giorno dopo, prendere atto delle decisioni del governo di sospendere “in via precauzionale” le somministrazioni del siero in attesa che l’EMA ne discuta e chiarisca la questione.

Starà proprio all’EMA riunirsi giovedì mattina, 18 marzo, ed illuminarci circa i possibili rischi e controindicazioni.

Noi rimaniamo pazientemente in attesa, perché è meglio pazientare un attimo che essere pazienti in qualche sperduto reparto buio e solitario.

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