
-di Clelia Pistillo-
Qualche giorno fa un uomo di Ancona di quarantacinque anni, all’uscita dello stadio di Empoli, è stato ripreso dalle telecamere nell’atto di palpeggiare la giornalista fiorentina, Greta Beccaglia, collegata in diretta con una tv regionale. Dallo studio, nel frattempo, il conduttore invitava la giornalista a non prendersela.

Il tifoso viola è stato raggiunto da un DASPO di tre anni che vuol dire che non potrà assistere a manifestazioni sportive ed è stato denunciato dalla giornalista. Ora è indagato per il reato di violenza sessuale per cui il Codice Penale, ricordiamolo, prevede da sei a dodici anni. Inoltre, per sottrarsi alla pressione dei giornalisti e dell’opinione pubblica si è trasferito in un’altra abitazione con la sua compagna e la figlia piccola. D’altro canto, la giornalista Beccaglia delle scuse, fa sapere che, non sa davvero cosa farsene.
Non ci sono scusanti per un simile atto che costituisce reato e come tale va perseguito. Allo stesso modo va condannato ogni tentativo di sminuire l’accaduto.
La tendenza a derubricare gli episodi di violenza verso le donne a “semplici bravate” è solo un’ altra faccia dello stesso problema. Si rischia in questo modo di normalizzare e giustificare ciò che giusto non è.
Il maschilismo, che con le sue mille sfumature non è sempre facilmente riconoscibile, va contrastato principalmente attraverso un’azione culturale, educativa, al fine di acquisire una diversa consapevolezza.
Bisogna parlarne, tenere sempre acceso un faro sul tema, stigmatizzando e denunciando (se si può) gesti riprovevoli come quello subito giornalista alla quale va la piena e totale solidarietà.