Giovanni Agnoloni e le verità della vicepresidente degli Stati Uniti Kamala Harris

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Giovanni Agnoloni e le verità della vicepresidente degli Stati uniti Kamala Harris- di Denata Ndreca

Che ne sarebbe del pianeta letterario senza i traduttori? Ogni volta che mi pongo questa domanda, davanti agli occhi mi vengono nuvole grigie, vuoto, perché vuoto sarebbe il nostro mondo senza la meraviglia e la conoscenza delle lingue, monco sarebbe l’albero della nostra memoria – senza questi doni.

In questi giorni, le attenzioni della stampa sono tutte sulla grande novità editoriale de La Nave di TeseoKamala Harris Le nostre veritàl’autobiografia della vicepresidente degli Stati Uniti, ma voglio fermarmi dietro le quinte per sapere di più su chi ha dato voce alle verità della vicepresidente degli Stati Uniti, con la sua traduzione: Giovanni Angoloni – scrittore e traduttore letterario.

Quando è cominciata la sua attività come traduttore?

I miei primi lavori come traduttore sono stati in area tecnica, per la precisione giuridico-commerciale. Il primo libro da me tradotto (dal francese) fu un manuale di marketing, uscito nel 2006 con la casa editrice Hoepli. Allora, già da tre anni lavoravo saltuariamente come traduttore tecnico. In seguito, per qualche anno ho tradotto guide turistiche e intanto ho affinato la mia lingua letteraria iniziando a pubblicare racconti, mentre uscivano i miei saggi sulle opere di J.R.R. Tolkien. Diciamo che l’attività di traduttore letterario ha iniziato a prendere quota parallelamente al procedere del mio percorso di narratore, quindi dal 2012 in poi. I due lavori si sono nutriti e continuano a nutrirsi a vicenda, in primo luogo perché ogni scrittura è “traduzione” da un testo interiore, fatto di vibrazioni emotive e percezioni ambientali, oltre che di idee, e poi perché, ovviamente, scrivere affina lo stile tanto quanto tradurre e, per converso, quest’ultima attività impone di mettersi nel punto di vista dell’autore e del personaggio da lui presentato – quindi rende più elastici e arricchisce la tavolozza di colori e di voci che gli scrittori devono possedere. Inoltre, un alimento centrale per tutti e due gli esercizi artistici (perché sì, per me anche la traduzione è un’arte) è la pratica della musica. Studio chitarra classica con un maestro e compositore straordinario, Ganesh Del Vescovo, un autentico cultore della timbrica dello strumento, e questo mi permette di cercare in ogni momento precisamente quel suono – ovvero, quella parola – capace di veicolare proprio l’idea o la sensazione che desidero (o che l’autore desidera) evocare nel testo.

Quanto è importante per un traduttore potersi consultare con l’autore?

Non sempre si ha fortuna di conoscere o di poter contattare l’autore, soprattutto se si tratta di incarichi assegnati da terzi e non proposti direttamente da te. Comunque, in certi casi mi è capitato. Con l’autore cubano Amir Valle, grande amico, è stato un enorme piacere, e mi ha permesso di conoscere meglio le sfumature della lingua spagnola parlata a Cuba. In qualche altro caso, invece, si sono create mezze incomprensioni che hanno appesantito il lavoro, ma alla fine si sono risolte. Insomma, la cosa può essere di aiuto, ma anche ostacolare. Dipende.

Calvino, nel suo saggio “Tradurre è il vero modo di leggere un testo”, dice che la traduzione di un testo letterario in un’altra lingua, qualunque sia il suo valore, richiede ogni volta un qualche tipo di miracolo. Che cosa accade dentro di lei quando traduce?

Io tendo sempre ad avere col testo lo stesso rapporto che un musicista esecutore dovrebbe avere con la partitura. Ovvero, massimo rispetto delle intenzioni dell’autore, ma anche la consapevolezza che l’essenziale è la resa nella lingua di destinazione. Voglio dire, a volte è meglio – in via eccezionale – discostarsi un minimo dal tenore letterale del testo per scegliere una parola leggermente meno precisa ma musicalmente più adatta alla resa italiana. Proprio come un chitarrista può, nell’eseguire un pezzo, optare, qua e là, per un accento particolare, un leggero “ritenuto” o altre sfumature, senza però venir meno all’andamento generale e al tempo di base immaginato dal compositore. Dunque, le mie sono traduzioni non letterali, certo, ma aderenti al significato e alla musicalità del testo in lingua straniera. L’importante è che tutto questo lavoro determini un effetto chiaro e pervasivo in italiano, senza voli pindarici né pedisseque riproduzioni della forma originale del romanzo, saggio o poesia in corso di traduzione. Stesso principio seguo anche quando faccio il salto dall’italiano verso l’inglese. Con la differenza che, in questo caso, ripenso e riscrivo ex novo le frasi nella lingua non mia, rileggendole poi all’infinito, finché non mi passa anche la minima la sensazione che suonino “italiane”.

Oggi come oggi, in Italia si può vivere di sola traduzione?

Oggi in Italia, soprattutto dopo la crisi epidemica, è difficile tutto. Chi ha un lavoro dipendente lo può perdere, chi è un libero professionista o un artigiano può affogare. Siamo tutti impegnati in una corsa di auto con la “safety car” in pista, in attesa che certi blocchi vengano rimossi per ripartire a pieno regime. Detto questo, è necessario saper sempre combinare gli incarichi in modo da guadagnare abbastanza, proprio come un negoziante deve riuscire a vendere tot per far quadrare i conti. Dipende anche dalle possibilità di ognuno, oltre che da un fattore-fortuna, ovviamente. Certo, va detto che la vita dello scrittore-traduttore già di per sé è abbastanza “monacale”, perché ritirata e meditativa e quindi non tale da indurre a particolari sprechi. Tuttavia, grazie a opportunità come residenze letterarie e festival, può offrire opportunità di viaggio e di vita che altri lavori non concedono. 

Quanto spazio hanno, nelle riviste letterarie e nei giornali, i traduttori?

Ultimamente noto che più spesso di prima vengono menzionati i traduttori delle opere di cui si parla, e ottengono pure spazio sotto forma di interviste e articoli dedicati. In alcuni paesi il nome del traduttore compare pure in copertina, quindi vuol dire che la traduzione affascina sempre di più. Le lingue sono un’alchimia segreta e seducente. Per dirti, io “godo” intensamente a studiare il polacco e lo svedese (che già parlo discretamente) e mi sto cimentando nelle mie prime prove di traduzione, per poter ampliare il mio bagaglio di lingue di lavoro. Trovo che chi vive di una passione così intensa – e anche di tanto sacrificio, sia pur bello – meriti spazio e considerazione. E mi pare che le cose stiano cambiando per il meglio.

Come è stato tradurre la voce femminile della vicepresidente degli Stati Uniti?

Emozionante, perché Le nostre verità di Kamala Harris, appena uscito per La Nave di Teseo, è un libro totalmente coinvolgente che mi ha permesso di esprimere tutto il mio potenziale non solo di traduttore, ma anche di scrittore. Coinvolge infatti non solo la sfera storica, giuridica ed economica, che sono ambiti che come traduttore – ma anche come laureato in Legge con una tesi in larga parte imperniata sul diritto americano – avevo già esplorato, ma anche e soprattutto la vita intima dell’autrice, i suoi affetti, la sua emotività. E qui ha combaciato alla perfezione con la mia predisposizione di scrittore a esplorare queste sfere esistenziali: ivi inclusa la voce femminile, che ho già più volte sondato con grande interesse e curiosità nei miei romanzi, editi e inediti, per cui adesso riesco a calarmi abbastanza bene nel punto di vista di una donna. Soprattutto se mi piace come persona e mi sta simpatica!

 

 

 

Giovanni Agnoloni (Firenze, 1976), è uno scrittore, traduttore letterario e blogger. Autore del romanzo di viaggio Berretti Erasmus. Peregrinazioni di un ex studente nel Nord Europa (Fusta, 2020) e del romanzo psicologico Viale dei silenzi (Arkadia, 2019), ha anche preso parte al romanzo collettivo Il postino di Mozzi, a cura di Fernando Guglielmo Castanar (Arkadia, 2019). È inoltre autore di una quadrilogia di romanzi distopici sul tema del crollo di internet e della società del controllo (Sentieri di notte, Partita di anime, La casa degli anonimi e L’ultimo angolo di mondo finito, editi da Galaad tra il 2012 e il 2017), in parte pubblicata anche in spagnolo e in polacco e in prossima uscita in volume unico sempre per Galaad. Ha scritto, curato e tradotto vari libri sulle opere di J.R.R. Tolkien, e tradotto o co-tradotto saggi su William Shakespeare e Roberto Bolaño, oltre a libri di Jorge Mario Bergoglio, Kamala Harris, Arsène Wenger, Amir Valle e Peter Straub. Traduce da inglese, spagnolo, francese e portoghese, oltre a parlare il polacco e lo svedese.

Sue principali pubblicazioni: “Berretti Erasmus. Peregrinazioni di un ex studente nel Nord Europa” (romanzo-mémoire di viaggio); “Viale dei silenzi”; “Il postino di Mozzi” (romanzo collettivo), a cura di Fernando Guglielmo Castanar; “Dom bezimiennych” (edizione polacca de “La casa degli anonimi”); “Rozgrywka dusz” (edizione polacca di “Partita di anime”); “Las sendas de la noche” (romanzo) (seconda edizione spagnola di “Sentieri di notte”); “L’ultimo angolo di mondo finito” (romanzo); “Ścieżki nocy” (edizione polacca di “Sentieri di notte”) (Wydawnictwo Serenissima, 2016); “La casa degli anonimi” (romanzo); “”Partita di anime” (spin-off di “Sentieri di notte”: romanzo breve + racconto); “Sentieri di notte” (romanzo); “Tolkien e Bach. Dalla Terra di Mezzo all’energia dei fiori” (saggio); “Nuova letteratura fantasy” (saggio); “Letteratura del fantastico. I giardini di Lorien” (saggio); Una selezione di sue poesie italiane, inglesi e spagnole è stata pubblicata sulla rivista poetica americana SpinDrifter nel 2005 (Vol. 2, N° 1, Primavera 2005).

Traduzioni e co-traduzioni:

– Hermann Simon, Danilo Zatta, “Strategie di pricing”; Masaru Emoto, “Il miracolo dell’acqua”; AA.VV., “Tolkien. La Luce e l’Ombra” (a cura di Giovanni Agnoloni) (Senzapatria, 2011; in seguito – 2019 – pubblicato nella nuova edizione bilingue Kipple Officina Libraria come “Tolkien. Light and Shadow”); Jason Berry, “La cassa del vaticano” (Newton Compton); Amir Valle, “Non lasciar mai che ti vedano piangere” (Anordest, 2012, e Verlag Ilion 2108); Noble Smith, “La saggezza della Contea” (Sperling & Kupfer); Peter Straub, “Nel cuore segreto del male”; Tania Carver, “The Surrogate”; Amir Valle, “Le porte della notte”; Tare Tereba, “Il gangster. La vera storia di Mickey Cohen, il criminale dei criminali”; Mike Tyson, “True – La mia storia” (Piemme, 2013); Alain Ferdière (con contributi di Armand Desbat, Monique Dondin-Payre e William Van Andringa); “Gallia Lugdunensis”, nell’ambito della serie “Roma e l’Impero” (Mondadori, 2013), uscita in volumi allegati al “Sole 24 Ore”, a “Panorama” e a “TV Sorrisi e Canzoni”; Jorge Mario Bergoglio, “Siate forti nella tenerezza” (Rizzoli, 2014); Rudolf Abraham, “Croazia” (White Star, 2014); Caroline Moorehead, “Un treno per Auschwitz” (Newton Compton, 2014); Felix Weinberg, “Bambino n° 30529” (Newton Compton, 2014); Damien Lewis, “Cacciatori di nazisti”; Gerald Posner, “I banchieri di Dio”; Kenneth Krabat, “Rosso.Niente.”; Sefy Hendler, “Un mostro grazioso e bello. Bronzino e l’universo burlesco del Nano Morgante”; Christiane Taubira, “La schiavitù spiegata a mia figlia”; Joseph Wresinski, “I poveri. Incontro del vero Dio”; Francesco Ammannati, “Disponibilità di cibo e modelli di consumo alimentare a Firenze e in Toscana nell’Italia unita” (“Food availability and food consumption patterns in Florence and Tuscany in the late 19th century”), articolo inserito nel volume Florence: Capital of the Kingdom of Italy, 1865-71 (Bloomsbury Publishing, 2017); Sylvie e Noémie D’Esclaibes, “Bambini senza paura con il metodo Montessori. Come crescere curiosi, autonomi e intraprendenti”; “Il libro di Shakespeare. Grandi idee spiegate in modo semplice” (Gribaudo – Penguin Random House, 2018); Daniela Sacerdoti, “Tienimi accanto a te”; Nora Mc Keon, “Food governance. Dare autorità alle comunità Regolamentare le imprese”; Edmundo Paz Soldán, Gustavo Faverón Patriau (a cura di), “Bolaño selvaggio” (Miraggi Edizioni, 2019); Arsène Wenger, “La mia vita in bianco e rosso”; Kamala Harris, “Le nostre verità” (La Nave di Teseo, 2021)

Numerose parti di guide turistiche “Lonely Planet” (per la casa editrice EDT), oltre a una Rough Guide sulla Malaysia (per Feltrinelli) e a una guida National Geographic Traveller sulla Croazia (per Gruppo AG Edit).

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