di Giuseppe Moesch*
Oggi sono finalmente soddisfatto dell’operato del Parlamento italiano; i deputati hanno finalmente legiferato anche se solo a Montecitorio, ed inviato al Senato, un provvedimento all’altezza delle loro capacità, seguendo le direttive europee, ed in continuità con le pregresse indicazioni dei governi succeditisi, senza infingimenti e senza nascondersi dietro testi prodotti da vecchi parrucconi stancamente legati ad un passato obsoleto (pardon, intendevo usare una parola forse astrusa ma che significa più o meno, superato dall’incalzare dell’innovazione).
Sono stato un ragazzino privilegiato e me ne rendo conto pienamente solo oggi. I miei genitori hanno svolto con affetto il loro ruolo importantissimo, non essendo miei amici, ma solo i miei genitori, ed i miei Maestri (per rispetto al loro lavoro ho usato la maiuscola), hanno fatto in modo che il nostro sapere si accrescesse e si formasse armoniosamente, senza scrivere letterine ai nostri coetanei della Corea, dove ai miei tempi c’era la guerra, ma cercando di raccontarci delle guerre del passato e delle ragioni che le avevano generato e della loro descrizione attraverso versi di poeti ed immagini di artisti.
Ma sono stato ancora più privilegiato perché frequentavo una scuola che seguiva i programmi della scuola pubblica con insegnanti abilitati italiani, a cui si aggiunsero dalla prima elementare una docente di lingua tedesca, dalla seconda una di francese, dalla quarta una di inglese ed infine in prima media incominciai a studiare anche il latino. Le uniche rimostranze dei miei genitori furono in merito al fatto che l’inglese fosse stato aggiunto in quarta e non in terza.
Devo anche dire che essendo insensibili alle mie sofferenze come avrebbe fatto qualunque mamma e papà di oggi, approvavano il fatto che a casa dovessi studiare per ancora un paio d’ore per completare i compiti né tantomeno si preoccupassero del fatto che la cartella gonfia di libri potesse essere troppo gravosa, e non hanno mai pensato di portarla al mio posto convinti come erano che mi avrebbe rafforzato il fisico.
Ma era una scuola nozionistica, ed ho continuato in quell’abisso di cattiveria nelle scuole superiori e all’Università dove l’abitudine a studiare intensamente mi ha reso agevole il compito e mi ha permesso di completare il percorso senza gravi problemi di adattamento psichico, come accadeva anche ai miei colleghi che avevano studiato nelle serie scuole pubbliche dell’epoca.
In quelle scuole insegnavano donne e uomini tenuti in grande considerazione dalla società, orgogliosi di far parte di quel gruppo professionale, che anche se non sguazzavano nell’oro, vivevano dignitosamente.
C’erano grossi fenomeni di disagio all’università specialmente perché la mancanza di lavoro spingeva molti giovani ad iscriversi anche senza interesse e con scarsa preparazione in quanto provenienti da zone e famiglie marginali le cui conseguenza si ripercuotevano sulla capacità di concentrazione e di apprendimento, per ottenere il famoso pezzo di carta che poteva servire come passaporto per traghettare verso il benessere.
La semplificazione sessantottina ha dato la stura a tutte le modificazioni sia nella scuola primaria che secondaria che universitaria, abbassando drasticamente il livello dell’apprendimento. La società ha modificato i comportamenti dei singoli, i concetti di responsabilità e di doveri si sono affievoliti, ed il risultato è stato il perseguimento di un titolo di studio quanto più alto possibile, senza alcuna attenzione alla qualità ed allo spessore dell’insegnamento.
Il nostro modello che ci ha permesso di eccellere a livello planetario è andato abbassandosi e solo poche realtà sono sopravvissute quasi tutte nelle aree più ricche del Paese e spesso attraverso istituti più o meno privati o finanziati da privati sottraendo allo stato il ruolo suo proprio, in quanto i politici a caccia di consensi si sono adeguati alle richieste di ignoranti che credevano che fosse il titolo e non le capacità a certificare il successo.
Abbiamo preso a seguire i modelli americani e mitteleuropei per i quali l’obiettivo era la formazione di tecnici capaci di eseguire, lasciando ad un esiguo gruppo di privilegiato i ruoli dirigenziali, e la dirigenza europea ha saputo imporre regole stringenti, sempre per la insipienza dei politici nostrani incapaci di opporsi ad un modello inquietante per la nostra cultura.
L’ultima fase di questo processo è la raccomandazione proveniente dall’Europa, in merito alle competenze che i giovani dovranno acquisire nella scuola, e sintetizzabili come segue:
• competenza alfabetica funzionale;
• competenza multilinguistica;
• competenza matematica e competenza di base in scienze e tecnologie;
• competenza digitale;
• competenza personale, sociale e capacità di imparare ad imparare;
• competenza sociale e civica in materia di cittadinanza;
• competenza imprenditoriale;
• competenza in materia di consapevolezza ed espressione culturali.
Queste raccomandazioni hanno spinto il nostro Parlamento, su indicazioni del Ministero della Pubblica Istruzione dei passati governi, a provvedere a modificare il testo di legge che prevede finanziamenti per adeguare le scuole alle nuove attività, ovvero come recita il testo:
“Introduzione dello sviluppo di competenze non cognitive e trasversali nei percorsi delle istituzioni scolastiche e dei centri provinciali per l’istruzione degli adulti, nonché nei percorsi di istruzione e formazione professionale”.
Ovviamente ci potremmo chiedere cosa siano le competenze di cui sopra, ed ecco venirci incontro la definizione del Magazine on line – L’Orientamento che in data 3 agosto 2023, ci illumina così:
Le competenze non cognitive sono le competenze trasversali come la capacità di gestione dello stress, l’empatia, il problem solving, la motivazione e la proattività, non sono quindi le abilità linguistiche, logico-matematiche, scientifiche e tecnologiche.
Si tratta di una serie di abilità sociali, umane e psicologiche che permettono agli studenti di sviluppare un approccio positivo e funzionale a ogni ambito della vita quotidiana.
Certamente la presentazione dei risultati della valutazione INVALSI avvenuta alla camera il 12 luglio scorso non deve aver turbato i rappresentanti del popolo, ipotizzando che siano accorsi in massa ad ascoltare la relatrice, e ipotizzando ancora che siano rimasti turbati di fronte all’evidente livello di ignoranza emersa, e la sproporzione dei risultati positivi certificati.
Purtroppo però, i novelli Licurgo, invece di affrontare i problemi che apparivano stupefacenti non hanno deciso che avrebbero dovuto occuparsi della prima riforma ovvero quello della scuola materna, poi della elementare, della media delle superiori e dell’università e prima ancora della verifica dell’attitudine degli insegnanti a svolgere il loro lavoro e ancora prima dell’estromissione dei genitori dalla scuola; hanno invece ritenuto prioritario affrontare il tema delle “competenze trasversali”, e l’hanno fatto!
Intorno al 360 a.c. un tale Platone scriveva
“Si deve convenire che malattia dell’anima è la stoltezza, e che di stoltezza ve ne sono due specie, la pazzia e l’ignoranza. E qualunque affezione si provi dell’una o dell’altra specie, si deve chiamare malattia. I piaceri e i dolori soverchi si devono considerare come le più grandi malattie dell’anima1.
E inoltre, scriveva, quando a corpi così mal formati si aggiungono cattive istituzioni civili e si fanno cattivi discorsi in privato e in pubblico per le città, né dai giovini si apprendono insegnamenti che in qualche modo rimedino a questi mali, allora tutti noi, che siamo cattivi, diveniamo cattivi per quelle due cagioni senza punto volerlo. E di questo bisogna incolpare ogni volta i genitori più che i figli, e gli educatori più che gli educati, e si deve cercare, per quanto si può, mediante l’educazione, i costumi e gl’insegnamenti, di fuggire la malvagità e di conseguire il suo contrario (2)
Devo però tranquillizzare i lettori: fortunatamente da parecchio tempo queste insane letture non vengono più proposte se non in alcune aree di nicchia, quindi non c’è pericolo che possano affliggere le menti dei nostri legislatori che potranno esprimersi privi di vincoli ideologici e di parte.
*Già docente ordinario Università degli Studi di Salerno
Note
1 Platone. Timeo (p.80). Editori Laterza
2 Platone. Timeo (p.81). Editori Laterza