di Claudia Izzo-
E’ morto oggi a causa di un linfoma, ad 88 anni, nella sua casa a Douchy-Montcorbon, Alain Delon, l’attore regista, produttore cinematografico francese con cittadinanza svizzera, icona del cinema francese. Si era ritirato dalle scene nel 2018 a causa della sua malattia. Importante l’ amore per gli animali, in particolare per i suoi cani, decine, seppelliti nella sua grande tenuta, che lo avrebbero salvato più volte dalla depressione.
Nato a Sceaux l’8 novembre 1935 dal gestore di un piccolo cinema e di una commessa, quando ha appena 4 anni, i genitori divorziano e il padre scompare e la madre lo affida ad una famiglia adottiva, il cui padre è guardia carceraria della prigione di Fresnes. In quel periodo Alain è spettatore della fucilazione del collaborazionista Pierre Laval, esperienza che lo turba e lo affascina allo stesso tempo, A 8 anni, non potendo più restare con la famiglia adottiva e non potendo tornare dalla madre, vive nel collegio di suore a Issy-les-Moulineaux. A causa del suo carattere perennemente ribelle, dovuto per sua stessa ammissione, al trauma subito dalla separazione dei genitori, ottiene brutti voti a scuola, e per questo motivo è costretto a cambiare diversi istituti. All’età di 14 anni lascia la scuola; sua madre, risposatasi con un maestro salumiere, lo indirizza come apprendista salumiere nella macelleria del patrigno. A 17 anni arruolatosi nella Marina Francese viene destinato alla guerra d’Indocina ma la carriera nella marina finisce dopo tre anni, quando ne viene espulso per aver totalizzato ben 11 mesi complessivi di prigione per indisciplina. Tornato in Francia nel 1956, Delon deve affrontare una situazione di ristrettezza economica, svolgendo i lavori più disparati quali il facchino, il commesso, il cameriere nei quartieri malfamati di Montmartre e Halles; per sua stessa ammissione, finì per fare il bohémien sempre a Montmartre.
“Francese di nascita, italiano di cuore” si confidò l’attore ad un giovane Marzullo a Città di Castello nell’ambito di una intervista durante la 28esima edizione del Festival delle Nazioni, ospite la Francia.
Sex symbol della Francia degli anni ’60 con “il suo aspetto ammaliante, viso angelico e occhi di ghiaccio” collabora con registi del calibro di René Clément, Luchino Visconti e Jean-Pierre Melville; interpreta Rocco in Rocco e i suoi fratelli (1960), il principe Tancredi ne Il Gattopardo (1963), il killer Jeff in Frank Costello faccia d’angelo (1967), il gangster Rogert Startet ne Il clan dei siciliani (1969), lo scrittore fallito Jean-Paul Leroy ne La Piscina (1969); è stato inoltre Zorro nell’omonimo film di Duccio Tessari del 1975, il misterioso Robert Klein di Mr. Klein (1976) e il barone di Charlus in Un amore di Swann (1984). Migliore attore per il film Notre histoire; il David di Donatello, l’Orso d’oro alla carriera al Festival di Berlino, mentre nel 1963 ha ottenuto una candidatura ai Golden Globe per il film Il Gattopardo.
Ricchissima la sua carriera professionale, strettissimo il legame con l’Italia. Chissà il bambino sofferente pieno di rabbia quando avrà trovato il suo equilibrio e con chi. Chissà quanto la sua bellezza lo avrà reso schiavo dello star system vivendo ogni cosa fino all’estremo. Lunghissima la lista delle relazioni amorose intessute a tambur battente. Chissà chi Delon amò davvero, lui che intesseva storie con altre poco prima di sposarsi e divorziava non troppo dopo le promesse sull’altare. Chissà se dopo i dolori per la separazione dei suoi genitori trovò mai l’amore vero. Ma se il cinema è sogno noi vogliamo ricordarlo nei panni di Tancredi Falconieri ne Il Gattopardo di Luchino Visconti, giovane pieno di entusiasmo tra le fila sabaude che cerca di sfruttare le nuove opportunità della modernità; testimone della nuova società, bello e rampante, preso dalla sua Angelica, esponente del nuovo mondo dei parvenus.
Michal Reiter. Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0