Docenti

0
43

di Giuseppe Moesch-

Ho insegnato per oltre trent’anni all’Università di Salerno, prima come associato e poi come ordinario. Quando sono giunto dal Politecnico di Milano, il numero dei docenti incardinati era assai ridotto e molti insegnamenti erano ricoperti da docenti esterni provenienti in parte dal mondo delle professioni.

Oggi l’organico dei docenti dell’Università di Salerno è cresciuto fino a raggiungere il ragguardevole numero di circa 1000 (mille) incardinati dei quali 227 sono professori ordinari (23,45%); 19 professori straordinari (1,96%); 315 professori associati (32.54%); 407 ricercatori (42,05%), a cui si aggiungono un numero grande di professori a contratto.

La crescita dell’organico non è stata solo quantitativa ma anche qualitativa, annoverando nei vari campi e nelle diverse discipline nomi di vaglia internazionale, che hanno portato la valutazione dell’Ateneo a livelli significativi.

Solo oggi ho letto che il giorno 21 febbraio scorso è apparso un documento a firma di 26 docenti che si definivano come “Docenti UNISA in solidarietà con la Palestina” che difendendo le posizioni di Hamas, chiedevano l’immediata fine delle ostilità addossando ad Israele le responsabilità della situazione esistente.

Ho sempre pensato che il ruolo del docente debba essere quello di un UOMO che antepone alle proprie ideologie la ricerca della VERITÀ, con tutte le implicazioni che quella parola contiene, ricercando nella storia e nelle dinamiche politiche gli elementi fondanti della conoscenza.

Vedere così platealmente disatteso quel principio significa abiurare al proprio dovere non solo come docente ma principalmente come essere umano.

Posso capire come giovani ignoranti, nel senso di soggetti che ignorano, possano sulla base di sentimenti anche condivisibili aderire passivamente alla costante disinformazione a cui sono sottoposti dai mezzi di disinformazione di massa e dai social che tendono ad eccitare per bassi fini politici masse di insoddisfatti, ma appare intollerabile che questo possa essere il comportamento di chi per mestiere dovrebbe approfondire le ragioni di un conflitto che affonda le proprie radici in migliaia di anni orsono.

Sarebbe sufficiente che leggessero il documento fondante di Hamas, l’equivalente della costituzione di quel gruppo di terroristi, per capire perché quel gruppo agisca contro il proprio stesso popolo, usandolo come scudo umano per tentare di attirare l’attenzione mondiale, e far passare Israele come carnefice di donne e bambini, ignorando le gesta di quei fanatici.

Dal tepore delle loro case sono incapaci di comprendere come possano sentirsi quei coloni che festeggiando una giornata di svago, abbiano visto morire i propri cari sotto le armi degli uomini armati da Stati gestiti da regimi feudali teocratici e dittatoriali, che  usano gli aiuti internazionali umanitari, per costruire centinaia di chilometri di gallerie per organizzare il loro Stato del terrore.

Se pensassero alle loro madri, sorelle e figli e figlie stuprate prima di esser barbaramente trucidate, e che non può accadere nelle loro tranquille giornate garantite da una condizione di benessere che lo Stato a cui appartengono garantisce, forse potrebbero soprassedere nei loro rigurgiti buonisti prima di firmare documenti di solidarietà.

Il popolo palestinese è correo di quanto accade ed il cinismo dei dirigenti di Hamas dovrebbe essere stigmatizzato in primis proprio da loro.

La cosa che più mi addolora è che tra i firmatari vi è una perdona che conosco da oltre cinquant’anni e che ho sempre stimato come un ricercatore serio, ma tant’è.

La vita ci porta spesso a doverci ricredere anche se la cosa fa male.

*già Professore Ordinario presso l’Università degli Studi di Salerno

Loading

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui
Captcha verification failed!
CAPTCHA user score failed. Please contact us!