Caso Sangiuliano: Tanto tuonò che piovve

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Il dottor Gennaro Sangiuliano, Ministro della CULTURA,in occasione della cerimonia di giuramento del governo.(foto di Francesco Ammendola - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

di Luigi D’Aniello-

NELLA VITA BISOGNA AVERE TRE COSE:
L’UMILTA’ di non sentirsi superiori a nessuno
IL CORAGGIO di affrontare qualsiasi situazione.
LA SAGGEZZA di tacere davanti alla stupidità di certe persone

Alla fine, con grande soddisfazione di coloro che godono delle disgrazie altrui, il ministro Sangiuliano, con un atto di grande responsabilità civile, si è dimesso.

I politici devono affrontare il dilemma tra la loro vita privata e il loro ruolo pubblico. Le critiche e le polemiche nascono quando i comportamenti privati sono percepiti come in conflitto con i valori che dovrebbero rappresentare.

“Vizi privati, pubbliche virtù”, le azioni personali di un individuo non dovrebbero necessariamente compromettere la sua capacità di governare o di agire nell’interesse della comunità. Gli esempi non mancano, bastano due per chiarire il tutto: il caso Clinton – Lewinsky ed il caso di François Mitterrand e la sua figlia naturale.

Il primo scandalo ha coinvolto il presidente degli Stati Uniti Bill Clinton e Monica Lewinsky, una stagista alla Casa Bianca: la relazione diventata pubblica, anche se portò ad un’impeachment da parte della Camera dei Rappresentanti per spergiuro e ostruzione alla giustizia, alla fine Clinton fu assolto dal Senato e continuò a governare. Anche il caso di  François Mitterrand, ex Presidente della Francia, che aveva avuto una relazione segreta con Anne Pingeot, dalla quale nacque una figlia, Mazarine non ha suscitato lo stesso clamore, caso conosciuto da molti, ma fatto emergere solo dopo la morte di quest’ultimo nel 1996. Per non parlare poi delle frequentazioni di Trump in campo femminile: i loro comportamenti eticamente discutibili non hanno avuto e non ebbero conseguenze dirette sulle loro carriere politiche. Non capisco perché, oggi, sul caso Sangiuliano si faccia tanto scalpore da mobilitare l’opinione pubblica e chiedere le dimissioni del Ministro.

In ogni caso la differenza principale tra questi casi riguarda le circostanze: nel caso del ministro Sangiuliano credo ci sia stata  da parte sua una superficialità che rasenta l’ingenuità perché, in primis, non ha saputo valutare la persona che aveva accanto e poi perché ha mischiato pubblico e privato facendosi accompagnare dalla signora in questione ad eventi pubblici ed istituzionali. Non ha cioè  avuto l’accortezza che hanno avuto altri uomini politici che l’hanno preceduto. Vedi Kennedy con Marilin Monroe, Hollande, ex presidente francese che andava in scooter dalla sua amante o la relazione durata tre anni tra Craxi e la Milo: Llui non la mostrava, anzi la teneva reclusa in casa.
In sostanza, le reazioni del pubblico e le conseguenze politiche di questi casi variano notevolmente a seconda delle norme culturali e sociali del tempo e del luogo in cui si verificano.

Ogni scandalo viene esaminato non solo per i propri meriti, ma per il contesto politico in cui avviene e purtroppo qui da noi il contesto politico è un contesto dove gran parte dei politici in crisi di idee, pur di esserci, si attaccano anche a gossip di basso cabotaggio.

Mi piace immaginare come avrebbero reagito figure storiche della politica italiana come Giulio Andreotti, Palmiro Togliatti e Enrico Berlinguer di fronte a uno scandalo contemporaneo come quello di Gennaro Sangiuliano, ormai ex Ministro della Cultura.
Giulio Andreotti, noto per la sua astuzia politica e per il suo approccio pragmatico, probabilmente avrebbe reagito in modo freddo e calcolato. Avrebbe preso una posizione pubblica misurata, enfatizzando la necessità di mantenere la calma senza eccitarsi troppo sulle accuse. Nel privato forse avrebbe cercato di gestire la situazione attraverso negoziazioni e alleanze politiche, cercando di minimizzare l’impatto dello scandalo sulla governance del Paese. Avrebbe evidenziato quanto Sangiuliano avesse influenzato con il suo operato la politica del ministero e con il suo tipico sarcasmo, avrebbe enfatizzato il valore della continuità rispetto ai mutamenti.

Palmiro Togliatti come leader del Partito Comunista Italiano, avrebbe probabilmente visto lo scandalo come un’opportunità per attaccare la Destra e il Governo. Avrebbe potuto esprimere preoccupazione per la mancanza di etica nella classe dirigente e utilizzare il caso per rafforzare le argomentazioni sulla necessità di una maggiore trasparenza e moralità nella politica e avrebbe  sottolineato l’importanza di una politica dedita alle esigenze delle classi lavoratrici e delle ingiustizie sociali.

Mentre Enrico Berlinguer, caratterizzato da un forte senso etico e da una visione di giustizia sociale, avrebbe potuto porsi interrogativi sulle implicazioni morali del caso e sul modo in cui Sangiuliano ha affrontato le sfide contemporanee. Berlinguer avrebbe probabilmente richiesto una maggiore trasparenza e una maggiore attenzione ai valori democratici, invitando Sangiuliano a posizionarsi chiaramente sulla questione dell’integrità politica.
Sicuramente non ci avrebbero sguazzato come stanno facendo parecchi politici con i loro, a dir poco, miseri post sui social

Ma erano altri tempi ed uomini con un altro retroterra culturale e un altro spessore politico.
Erano giganti.

 

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