“Ammazzaci tutti!”

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Caino e Abele dei nostri giorni- di Claudia Izzo-

-Ammazzaci tutti !- Questo è quello che vorrei dire all’italiano di origini marocchine di 27 anni che ha sgozzato Stefano Leo, a Torino, in pieno giorno, annientando per sempre il suo bel sorriso, compiendo  l’efferato delitto che è passato alla cronaca come “delitto dei Murazzi”.

Secondo la ricostruzione, gli interrogatori e tutto ciò che ne è venuto, Stefano Leo, 34enne biellese, una Laurea in Giurisprudenza in tasca, era un ragazzo che aveva fatto della serenità la sua bandiera, un tipo mite che aveva viaggiato tanto, in Cina, Giappone, Brasile,  Nuova Zelanda, e faceva il commesso alla K-way di via Roma a Torino. Fine marzo scorso, il 23 per l’esattezza, pieno giorno, tanta gente per la strada tra cui Stefano, viso sereno e cuffiette nelle orecchie per camminare con la testa nella musica come piace a tanti. E tra tanti è stato scelto dal suo carnefice per essere sgozzato, preso alle spalle. A reciderlo come si può recidere un fiore, con una violenza e lucidità inaudita è stato Said Mochaouat, un cittadino italiano di 27 anni di origini  marocchine. Voleva uccidere. L’aveva deciso e la sua preda l’ha selezionata bene, doveva essere giovane, così se ne sarebbe parlato tanto, secondo quanto ha riferito agli inquirenti. Avrà osservato tanta gente, mamme con bambini, ragazzi, anziani con cagnolini al guinzaglio. Dopo una discussione con un uomo seduto su una panchina, ha ucciso Stefano, come egli stesso ha riferito perchè gli sembrava felice. Voleva punire qualcuno per la propria infelicità,voleva privare la sua preda di tutto: sogni, progetti, una futura paternità, il futuro tutto,  proprio  lui che era stato condannato per maltrattamenti, lasciato dalla sua compagna che gli impediva di vedere il figlio,  con un lavoro da cuoco perso ed una vita ormai per strada.

Qualcuno doveva pagare. Stefano non ha visto in faccia il suo aggressore, troppo codardo per mostrarsi. L’omicida ha preferito assalire alle spalle la sua vittima. Stefano ha sentito solo spegnersi la sua vita mentre crollava a terra, trascinandosi poi sui gradini che da via Lungo Po Machiavelli giungono in centro.

Sgozzato. Sgozzato perché felice, sereno. Il movente è da incubo: Said Mochaonat  ha ucciso perché geloso di una felicità altrui.  Il set di coltelli è stato acquistato a dieci euro per l’occasione, tra questi  quello usato per il delitto è stato ritrovato su indicazione dello stesso omicida in una cassetta dell’Enel, in Piazza d’Armi, a chilometri di distanza dal luogo del delitto, ma nella zona in cui  vi era il dormitorio dove la sera faceva ritorno.

Ammazzaci tutti, è ciò che vorrei dire all’omicida, perché Stefano era uno di noi, una persona che probabilmente la felicità se la sarà  conquistata, un pò come tutti nella vita, perché la felicità, la serenità che ti fa camminare per il mondo con viso mite, si guadagna, si raggiunge, facendo decantare i tanti dolori e problemi che inevitabilmente la vita ci presenta. Perché si può scegliere sempre come far defluire il dolore che ci avvolge, certo non invidiando il mondo, certo non uccidendo. Ma cambiando pelle.

Ammazzaci tutti, perché Stefano vivrà in tutti, tutti avremo l’obbligo di essere felici anche per lui. Perchè al di là di separazioni, divorzi, male ricevuto, difficoltà e problemi, la vita va vissuta nel pieno rispetto di se stessi e del mondo.Con dignità.

Ammazzaci tutti perché la felicità continuerà a far invidia alle persone meschine e piccole, di cui, il mondo, purtroppo è pieno e continuando a splendere negli sguardi e sulle labbra delle persone belle dentro.

Ammazzaci tutti, perché saremo felici di quella felicità che spettava anche a Stefano, sperando che l’Italia garantista sappia punire questo omicida, ricordando che la cittadinanza italiana, in alcuni casi andrebbe anche tolta se venire in Italia equivale a delinquere ed uccidere.

Erano due cittadini italiani, sono stati Caino e Abele dei nostri giorni.

 

Nella foto di copertina: Stefano Leo.

 

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