Uniti contro il male del XX secolo- di Claudia Izzo
Una giornata per non dimenticare una piaga che ha messo in ginocchio il mondo: l’AIDS. Oggi, come ogni 1 Dicembre, si celebra questa giornata mondiale contro l’AIDS per accrescere consapevolezza ed accendere le coscienze, affinché ciascuno, nel suo piccolo, possa essere una goccia di buonsenso.
Dovuto alla diffusione del virus HIV, l’AIDS ha ucciso 35 milioni di persone. Nonostante farmaci antiretrovirali e le terapie, l’epidemia di AIDS ha mietuto vittime su vittime, oltre la metà delle quali erano bambini. La principale via di trasmissione resta quella sessuale, coinvolgendo uomini e donne, ma la trasmissione avviene anche attraverso scambio di siringhe infette.
Invece di credere che sia un problema lontano, che non ci appartiene, faremmo bene a sollecitare nelle scuole campagne di prevenzione, per far comprendere ai ragazzi, quanto sia importante conoscere il problema per evitarlo, quale sia il reale valore della vita e come questa vada spesa, nel pieno rispetto di sé e degli altri.
Impossibile non ricordare la forte immagina proposta dalla Benetton nel 1992 che ritrae un malato di AIDS, agonizzante con intorno la sua famiglia. L’uomo ritratto è David Kirby, 32enne attivista che si era battuto per i diritti degli omosessuali.
La foto fu scattata, su richiesta dei genitori, da una giovane fotoreporter, Therese Frere, studentessa presso una università dell’Ohio e volontaria presso il Pater Noster House, struttura che ospitava malati di AIDS. Essi intendevano mostrare a tutti gli effetti della devastante malattia. La rivista “Life” fece di questa foto il simbolo di tutti i malati di AIDS e vinse il World Press Photo Award. Due anni dopo la Benetton, con Oliviero Toscani, decise di utilizzarla, in una versione a colori, per una sua campagna provocatoria.
Lo scandalo fu planetario.
Fu contestata per le finalità economiche del gruppo tessile di Ponzano Veneto, fu dichiarata offensiva nei confronti del dolore di una famiglia, fu criticata dai cattolici perchè richiamava alla mente la Madonna che culla il Cristo morente.
Eppure questa immagine ha avuto la capacità di immortalare il dolore che causa la sindrome da immunodeficienza acquisita, ha svelato il volto di un malato di AIDS nella sua nudità, nella sua tragedia divenendo un monito per il futuro. La famiglia non si sentì usata dalla Benetton, ma quasi utilizzò la stessa per diffondere una relatà: l’AIDS uccide così.
“David parla a voce molto più alta ora che è morto che non quando era vivo” disse la madre di David.
L’ONU giudica possibile la sconfitta dell’AIDS entro il 2030. Non abbassiamo la guardia. Rendiamoci conto della preziosità della vita.
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