
E’ notizia degli ultimi giorni che l’unità di Ginecologia –Ostetricia dell’Ospedale Santa Maria Incoronata dell’Olmo di Cava de’ Tirreni tornerà pienamente operativa. Il Tar ne ha infatti sospeso il provvedimento di chiusura.
Il ricorso al Tar è stato notificato dal Comune di Cava de’ Tirreni, nella persona del Sindaco Vincenzo Servalli, contro la disposizione dell’Azienda Sanitaria Universitaria Ruggi D’Aragona ed il Tar Campania Salerno, II sezione, ha accolto l’istanza fissando la trattazione del ricorso all’udienza del 3 Febbraio prossimo.
Di questo ce ne compiaciamo tutti, ma, la domanda che si pone è : il tutto non poteva essere fatto prima ?
Il caso che ha scosso le coscienze è stato quello delIa gestante alla sua seconda gravidanza, recatasi all’Ospedale di Cava per un prelievo. Credo che tutte le donne che abbiano avuto una gravidanza conoscano la delicatezza di quei momenti e l’importanza fondamentale di avere vicino strutture ospedaliere attive e fattive, per ogni emergenza.
Nell’ospedale di Cava de’ Tirreni, la donna, improvvisamente, non ha sentito più il bimbo che portava in grembo. Si è resa così necessaria una ecografia. A questo punto le è stato detto che il reparto di Ginecologia – Ostetricia era chiuso dal 1 Gennaio 2016. La donna doveva così risolvere diversamente la sua urgenza. Di qui la corsa disperata al Ruggi, dove è stata accertata la morte intrauterina del piccolo.
Ovviamente ci si chiede …se il reparto fosse stato aperto, si sarebbe potuto salvare il piccolo?
Tutto ciò non trova l’accordo del manager Vincenzo Viggiani, per cui la riapertura si rende impossibile con soli tre ginecologi. Ricorso su ricorso, dunque, mentre, grande è la mobilitazione dei cittadini metelliani, in attesa dell’udienza del 3 Febbraio.
Sul piatto della bilancia i diritti dei cittadini e le esigenze organizzative.
Urge una riorganizzazione del piano sanitario per una piena valorizzazione delle eccellenze, un decongestionamento del Ruggi, un potenziamento di altre realtà ospedaliere, tra cui quello di Cava. Serve un progetto prioritario per le urgenze. Prioritari, sempre, dovrebbero essere i bisogni della comunità, la garanzia di un’assistenza continua, in ogni momento dell’anno, in ogni situazione. I mali spesso non avvertono e non danno la possibilità di organizzarci.