36 anni fa Giancarlo Siani veniva trucidato dalla camorra

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Per non dimenticare-

36 anni anni fa veniva barbaramente assassinato dalla camorra Giancarlo Siani, per volere di Totò Riina, capo di Cosa Nostra, su ordine del boss Angelo Nuvoletta.

Giancarlo Siani era uno studente iscritto alla Facoltà di Sociologia con il desiderio di capire il mondo che lo circondava, un giornalista dalla schiena dritta, un uomo che non si è fatto scalfire dalla pericolosità di ciò che scopriva e che scriveva nei suoi articoli su Il Mattino, corrispondente da Torre Annunziata per la redazione di Castellammare di Stabia.

E’ il 23 settembre 1985, sono le 20.50, Giancarlo Siani è sotto la sua abitazione, in via Vincenzo Romaniello, nel quartiere napoletano dell’Arenella. E’ ancora seduto nella sua Citroën Méhari con capote in tela quando viene raggiunto da 10 proiettili alla testa provenienti da due pistole Beretta 7.65mm. Un agguato di stampo camorristico in piena regola.

Alla base dell’efferato omicidio un articolo che il giovane Siani scrisse due mesi prima della sua morte in cui notiziava il mondo dalle colonne del Mattino che l’arresto del boss Valentino Gionta era stato reso possibile grazie a una soffiata degli alleati Nuvoletta che tradirono Gionta in cambio di una tregua con i casalesi.

Il suo collaborare con l’Osservatorio sulla Camorra, periodico diretto dal sociologo Amato Lamberti, lo portava sempre più vicino alla cronaca nera, analizzando i rapporti e le gerarchie delle famiglie camorristiche, gli intrecci tra politica e criminalità organizzata tra esponenti politici e boss come  il boss Valentino Gionta, che all’indomani del terremoto dell’Irpinia, da pescivendolo ambulante aveva costruito un business illegale; partito dal contrabbando di sigarette si era allargato al traffico di stupefacenti fino all’intero mercato della droga nell’area torrese stabiese. Il giorno della sua morte, Siani fece una telefona al suo ex-direttore dell’Osservatorio sulla Camorra, Amato Lamberti, chiedendogli un incontro per parlargli di cose che “è meglio dire a voce”. Forse iniziava a temere per la sua incolumità.

Troppo tardi, il giornalista scomodo era da eliminare.

L’anno scorso, nel 35esimo anniversario della sua morte, l’Ordine dei Giornalisti della Campania ha rilasciato il tesserino da giornalista professionista, in sua memoria, nelle mani del fratello Paolo. In quella occasione Il Mattino, la testata per cui Gianfranco scriveva fece una uscita speciale con un testo omaggio contenente  gli articoli del suo figlio ucciso dalla camorra dal titolo “Giornalista-Giornalista”.
Noi possiamo solo tenere alto il ricordo ed ispirarci al suo coraggio, alla sua professionalità, alla sua infinita passione per il giornalismo.

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