Una cosa l’abbiamo ben capita e ce la teniamo stretta: i sogni non hanno età.
C’è chi non sa di avere ancora sogni perché ha buttato troppo presto la spugna.
C’è chi si è trincerato dietro la maschera del duro, di colui che non deve chiedere, che tutto ottiene ad un solo schiocco delle dita per capire poi, che ciò che ha ottenuto era un accontentarsi di briciole.
C’è chi ai sogni non ha mai creduto perché l’aridità della vita non ha dato il tempo di seminarli.
C’è chi li ha visti frantumarsi uno ad uno, ed ha chiuso il cuore.
C’è chi ha vissuto tra sogni distrutti da altri e non è stato capace di crederci da solo.
Poi c’è chi li ha innaffiati nonostante il cielo non sia sempre stato stellato, per sè non per gli altri. Li ha coltivati, credendoci, fino a vederli prendere il volo e concretizzarsi. Perchè i sogni mettono radici nelle nostre anime e, anche se stropicciati, trovano il modo di rivedere la luce e rifiorire.
La Giornata Mondiale dei sogni nasce nel 2012 ed ha l’obiettivo di ispirare tutti, famiglie, scuole, aziende, comunità a concentrarsi sulle proprie idee, progetti, obiettivi.
“Quando sogniamo più in alto, iniziamo a renderci conto che è attraverso una mentalità elevata e un’azione elevata che possiamo ottenere risultati elevati“, sono le parole dell’ideatrice della giornata, l’educatrice americana, Ozioma Egwuonwu.
Il World Dream Day si basa dunque su tre pilastri fondamentali: creatività, collaborazione e contribuzione e ben lo sapeva l’ex First Lady americana Eleanor Roosevelt, che ci ricordava come “il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni“.
In questo giorno consigliamo a tutti di procurarsi un oggetto sacro che si fa risalire alle tribù degli Indiani d’America: l’acchiappasogni, per tenere stretti i sogni belli. Il cerchio di cui è formato rappresenta il ciclo della vita che per i nativi americani nasce, muore e rinasce; la rete rappresenta aspettative e azioni; il buco al centro, il mistero, il Creatore.
Queste strutture infatti piene di colori, piume e decorazioni hanno una connotazione magica e ci riportano alle sconfinate praterie, ai villaggi, alle mandrie di bisonti. Il nome si fa risalire alla parola asabikeshiinh che nella lingua degli ojibe significa “ragno”. Una delle tante leggende esistenti narra che la Donna Ragno si prendeva cura di tutti i bambini dei villaggi degli Indiani d’America, tessendo una tela intorno alle loro culle che faceva sì che i sogni brutti restassero incastrati in essa. Quando poi il popolo si trasferì nell’America del Nord, la Donna Ragno non potè più proteggere i bambini così, mamme e nonne con i fili crearono una rete simile ad una ragnatela a cui appendevano piume d’uccello: di aquila per i maschietti, simbolo di coraggio; di civetta per le bambine simbolo di saggezza.
I sogni brutti sarebbero rimasti intrappolati nella rete e scomparsi con e le luci dell’alba, i sogni belli intrappolati, sarebbero giunti al bambino attraverso le piume.
Dunque, lo sguardo alla ricerca del proprio pezzo di cielo! Tutti a rincorrere i propri sogni, a tutte le età, perché ognuno di noi “è fatto della sostanza sostanza dei sogni”…