“Oltre ogni ragionevole dubbio”, il caso di Benno Neumair

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-di Michele Bartolo

“Oltre ogni ragionevole dubbio” Benno Neumair uccise i genitori e in entrambi i casi lo fece “in piena capacità di intendere e volere”.

Così i giudici della Corte d’Assise di Bolzano hanno motivato la sentenza con cui lo scorso 19 novembre la Corte condannò il 32enne all’ergastolo per l’accusa del duplice omicidio di Peter Neumair, 63 anni, e di Laura Perselli, 68 anni.

Il 4 gennaio 2021, infatti, Benno Neumair, 30 anni, strangolava con un cordino da alpinista entrambi i genitori nella loro casa di proprietà a Bolzano, gettandone poi  i corpi nell’Adige. Ma chi è Benno Neumair?

E’ un giovane laureato in scienze motorie e supplente di matematica in una scuola media di Bolzano, che il 05 gennaio 2021, il giorno dopo l’omicidio e l’occultamento dei cadaveri, si reca presso la caserma dei carabinieri per denunciare la scomparsa dei genitori. Entrambi insegnanti, Peter e Laura da quando erano andati in pensione si dedicavano a lunghe passeggiate. Per questa ragione, in un primo momento dopo la denuncia, si era anche ipotizzato che i due potessero essere caduti vittima di un incidente.

Tuttavia, rivelatesi infruttuose le ricerche, l’attenzione si era immediatamente rivolta nei confronti del figlio. Indagando sulla personalità di Benno, i carabinieri accertano che egli era da poco tornato a vivere con i genitori e che qualche mese prima aveva avuto un acuto episodio psichiatrico culminato in un ricovero coatto in Germania. Inizialmente, il giovane aveva aiutato gli inquirenti nelle ricerche, mostrando i sentieri che i genitori prediligevano nelle loro passeggiate all’aperto. Aveva inoltre acconsentito all’ingresso nella loro abitazione dei cani molecolari.

Tuttavia, nel corso delle indagini, emergevano pesanti indizi che inchiodavano il figlio, poi arrestato con le accuse di omicidio plurimo ed occultamento di cadavere. Le uniche lacrime di Benno sono comparse dopo la notizia del rinvenimento nel fiume Adige, il 6 febbraio del 2021, del corpo di Laura Perselli. In conseguenza all’importante crollo psicologico, Benno aveva poi confessato il duplice omicidio.

Per il rinvenimento del padre, invece, si sarebbe dovuto attendere il 27 aprile 2021. Cosa ha spinto il giovane a compiere con modalità così efferata il terribile duplice assassinio? Benno ha dimostrato di avere una personalità complessa, sicuramente egocentrica, fredda e senza scrupoli nel raggiungimento dei suoi obiettivi. Di conseguenza, la sua azione omicidiaria ha  sicuramente preso le mosse dal disturbo narcistico e dal disturbo antisociale di personalità, diagnosticatogli dai periti nel corso del processo.

I genitori, sostanzialmente,  rappresentavano degli ostacoli rispetto alle modalità con le quali aveva scelto di realizzarsi nella vita. Tuttavia i periti concludevano per la semiinfermità di mente rispetto al primo omicidio, quello del padre, mentre la capacità piena di intendere e di volere sarebbe stata presente solo al momento dell’uccisione della madre, a quel punto divenuta testimone scomoda, dovendosi quindi ritenere il secondo omicidio anche aggravato dalla premeditazione del gesto.

Il destino di Benno, omicida reo confesso, si è quindi deciso processualmente sul tema della imputabilità, ponendo a confronto le diverse tesi prospettate da periti e consulenti. La conclusione  della Corte è stata che in entrambi i casi – e non, come indicato dalla perizia, solo nel caso del secondo delitto – “il disturbo di personalità dal quale è risultato affetto l’imputato (…) non ha inciso sulla capacità di intendere e di volere al momento della commissione dei reati”.

E’ stato quindi escluso, nonostante le diverse risultanze peritali, che i disturbi della personalità di Benno possano aver influito sulla determinazione omicidiaria. Ma non solo. I giudici nelle motivazioni della sentenza di condanna all’ergastolo hanno ribadito il ruolo neutro della confessione, sopraggiunta quando il quadro probatorio a carico del giovane era ormai delineato.  Ecco un chiaro esempio di come le prove raccolte all’esito delle indagini e quanto emerso nell’ambito del processo possano portare chi giudica a discostarsi da una mera ricostruzione medica o psichiatrica della personalità di un soggetto. Non si può non concordare con le motivazioni dei giudici.

Il duplice omicidio è stato sicuramente la conclusione di un progetto ben calcolato nei minimi dettagli. Un soggetto incapace di provare pentimento e che ha addirittura agito con premeditazione prolungata, in quanto ha mantenuto un lucido contatto con la realtà prima durante e dopo il duplice omicidio. Un “io” dilatato. Disposto ad anteporre qualsiasi cosa di fronte all’altare della perfezione fisica. E, anche in questo ambito, i suoi genitori erano un chiaro ostacolo.

Ad analoga conclusione si giunge per quel che attiene la confessione. Anche in quella sede Benno Neumair ha cercato di trarne il massimo vantaggio, sapendo che la sua posizione era già ben individuata dalle risultanze investigative della Procura. Per questo ha inscenato un crollo emotivo alla notizia del ritrovamento del cadavere della madre. Decisamente, un individuo senza scrupoli e concentrato su se stesso.

Il movente che ha portato un giovane ragazzo di trent’anni a macchiarsi del più terribile dei crimini è stato sicuramente di matrice economica. Un benessere economico ottenuto senza troppi sacrifici, che è stato capace di alimentare il conflitto con i genitori, al punto da fargli credere che l’unico mezzo per raggiungerlo fosse l’eliminazione fisica di entrambi. A prescindere e nonostante l’esistenza di una patologia della personalità. Frutto di una scelta deliberata e di un progetto criminale orchestrato nei minimi particolari. Oltre ogni ragionevole dubbio.

 

 

 

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