La storia di Angelo Vassallo, svolta nell’omicidio: lo Stato che tradisce lo Stato

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di Pierre De Filippo-

La fine della “pista Damiani” segna un duro colpo per le indagini. Con il brasiliano che esce di scena e con la Procura che vede alternarsi magistrati su magistrati si fa fatica a seguire un percorso logico univoco. I confini, però, rimangono sempre gli stessi: Angelo Vassallo sarebbe stato ucciso su mandato della criminalità organizzata perché voleva contrastare il traffico e lo spaccio di droga presente e imperanti nella sua Pollica.

Il nuovo filone d’indagine che viene ufficializzato nell’estate del 2018 è clamoroso. In luglio viene iscritto nel registro degli indagati Lazzaro Cioffi.

Cioffi è un brigadiere dei carabinieri in servizio presso la caserma di Castello di Cisterna, diretta proprio dal colonnello Fabio Cagnazzo, di cui Cioffi è braccio destro.

Ma Cioffi è ben più che chiacchierato: oltre ad essere il genero di Domenico D’Albenzio, camorrista condannato in via definitiva per omicidio, lui stesso è agli arresti con la pesantissima accusa di traffico di stupefacenti.

Il Pm Colamonici lo interroga ma lui si avvale della facoltà di non rispondere.

Le presunte responsabilità di un uomo delle forze dell’ordine, per quanto già più che compromesso, generano a cascata la riemersione di ogni dubbio e il rafforzamento di ogni voce che aveva riguardato Fabio Cagnazzo. Il comune sentire spesso è più forte della bora triestina e il cerchio inizia a stringersi intorno a lui.

Quattro anni di indagini serratissime, dal 2018 alla primavera del 2022.

Con quale esito?

Nessuno. Perché in maggio la Procura chiede l’archiviazione del caso. Le indagini non hanno avuto esito. Sottolineare ciò è importante perché ci aiuta a comprendere cosa accade dopo e, soprattutto, cosa possiamo aspettarci per il futuro.

Come si arriva, quindi, alle notizie di stretta attualità e agli arresti delle scorse settimane?

Pochi giorni dopo la richiesta di archiviazione, nei primi giorni di giugno del ’22, un camorrista pentito, Romolo Ridosso, esponente del clan Ridosso-Loreto di Scafati, parla con gli inquirenti e ricostruisce un quadro che, se confermato, darebbe una sterzata definitiva al caso.

Le dichiarazioni di Ridosso portano la Procura di Salerno a iscrivere, in luglio, nove persone nel registro degli indagati, tra cui gli attuali quattro arrestati: Fabio Cagnazzo, Lazzaro Cioffi, l’imprenditore Giuseppe Cipriano, detto Peppe Odeon perché titolare di una sala cinematografica a Scafati e lo stesso Romolo Ridosso, seguito a ruota dal figlio Salvatore.

Cipriano era cugino di Raffaele Maurelli, ricchissimo imprenditore scafatese, sulla cui barca venne trovato un abnorme quantitativo di droga (680 kg per un valore economico di circa 160 milioni di euro). Maurelli, ora deceduto, appartenente all’omonimo clan camorristico, avrebbe ordinato agli attuali arrestati l’omicidio di Vassallo.

Rispetto alla posizione di Fabio Cagnazzo, che avrebbe coperto e avallato il traffico, Giuseppe Borrelli, capo della Procura di Salerno è chiaro nel ritenere che “lo svolgimento e le reali finalità” delle inusuali indagini personali di cui abbiamo parlato, “ebbero quale effetto quello di indirizzare le investigazioni nei confronti di soggetti risultati poi del tutto estranei”, leggasi Damiani.

Dice Ridosso che Cipriano e Cioffi gli dissero: “amm mis appost pur o’ pescatore”, riferendosi all’omicidio Vassallo.

Intervistati da Le Iene nel settembre del 2022 Cagnazzo, Cioffi e Cipriano rifiutano ogni accusa. Cagnazzo si dispera chiedendosi: “che tenevo io contro ‘a sto Angelo? Niente! Niente di niente! Avrei portato lo spaccio ad Acciaroli? Il paese di mia figlia? Sono stato un coglione perché dovevo farmi i fatti miei…”

E, a proposito di Cioffi, aggiunge: “Lazzaro è uno stupido per quello che ha fatto ma se avesse voluto fare l’accordo l’avrebbe fatto a Secondigliano dove gli davano diecimila euro al giorno”.

Anche Cipriano ribadisce la propria innocenza: “che c’entro io con questa gente?”.

Lazzaro Cioffi, all’epoca agli arresti domiciliari, è comunque il centro di gravità permanente. Tutto ruoterebbe intorno alla sua figura. Ma per il giorno del 5 settembre 2010 avrebbe un alibi: era ad una comunione e che mai si sarebbe potuto trovare ad Acciaroli per l’ora della morte del Sindaco.

Nel gennaio del 2024, Cagnazzo viene sentito per undici ore. Ma i tanti “non ricordo” non concorrono a migliorare la sua posizione.

Gli inquirenti continuano ad indagare, a verificare circostanze, a sentire Romolo Ridosso. Fino alla mattina del 7 novembre di quest’anno, quando spiccano i quattro mandati d’arresto.

Ed ora? Cosa sta succedendo?

 

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