di Michele Bartolo-
“L’amianto rimane una priorità di sanità pubblica”. Lo afferma Rocco Bellantone, presidente dell’Istituto superiore di Sanità, nella Giornata Mondiale delle vittime dell’amianto il 28 Aprile, scorso.
“L’Istituto superiore di sanità – sottolinea Rocco Bellantone- continuerà a contribuire alle attività di ricerca e alla sorveglianza epidemiologica delle malattie amianto-correlate, nonché alla definizione di strumenti per il rilevamento delle sorgenti di esposizione all’amianto ancora presenti nel nostro Paese, e all’implementazione di azioni preventive, fornendo supporto alle istituzioni e ai cittadini, attraverso momenti di interlocuzione e condivisione”.
Di recente, a seguito del decesso del noto conduttore Franco Di Mare, esposto a fibre contenenti amianto nel periodo dei reportage bellici da lui effettuati in varie parti del mondo, si è molto parlato di tumori derivati dall’amianto, come il mesotelioma. Quest’ultimo è un tumore aggressivo, ad alta letalità con una latenza anche di 30-40 anni, che colpisce le cellule del mesotelio, il tessuto sottile che ricopre gran parte degli organi interni.
Tra il 2010 e il 2020 ogni anno in Italia sono decedute per mesotelioma in media 1.545 persone, 1.116 uomini e 429 donne. Dei decessi osservati in media ogni anno, 25, (l’1,7%) avevano un’età pari o inferiore ai 50 anni. La maggior parte delle persone decedute per mesotelioma è stata probabilmente esposta all’amianto in ambienti lavorativi nei decenni passati. Ma l’esposizione può essere avvenuta anche in contesti domestici o ambientali, per inalazione di fibre rilasciate nelle abitazioni oppure nell’ambiente da sorgenti presenti sul territorio. Ma cosa è l’amianto? Le parole amianto e asbesto derivano dal greco e fanno riferimento a importanti proprietà del materiale: significano, rispettivamente, “incorruttibile” e “che non brucia”.
Il basso costo e il fatto che l’amianto sia piuttosto resistente alla degradazione e al calore ne hanno favorito il successo commerciale. È stato usato per moltissime applicazioni industriali e civili, soprattutto in edilizia, dove sono state sfruttate le caratteristiche di buon isolante termico e acustico. Le fibre che si ottengono per macinazione del minerale, filate, sono state utilizzate per produrre tessuti resistenti al fuoco. Si tratta di un materiale che viene ancora utilizzato in molte parti del mondo, malgrado esistano solide prove della sua azione cancerogena a livello dei polmoni e del mesotelio (pleura e peritoneo). Per il fatto di rilasciare fibre inalabili, l’amianto (chiamato anche asbesto) oltre che del mesotelioma può essere responsabile di asbestosi (una malattia polmonare cronica conseguente all’inalazione di fibre di asbesto) e, seppure con una quota attribuibile più bassa e più difficile da stimare, anche di altre tipologie di tumore, come il tumore polmonare e dell’ovaio. Il 27 marzo del 1992, con 13 anni di anticipo rispetto all’Europa, in Italia è entrata in vigore la legge 257/92, che stabilisce il divieto di estrazione, importazione, esportazione, commercializzazione e produzione di amianto. Ma l’amianto rimane un’emergenza ambientale e sanitaria sia perché vanno ancora eliminate esposizioni residuali all’amianto ancora presenti nel nostro Paese, sia perché va assicurata un’adeguata assistenza sanitaria e sicurezza sociale agli ex esposti, ai malati per amianto e ai loro familiari.
La pericolosità dell’amianto, come abbiamo detto, è legata alla liberazione delle sue fibre nell’aria. Un manufatto contenente amianto è tanto più pericoloso quanto più è friabile: il rivestimento di alcune tubazioni, per esempio, può essere ridotto in polvere dalla semplice pressione delle dita. Meno pericoloso è l’amianto detto “in matrice compatta” come, per esempio, il cemento-amianto o il vinil-amianto, usato per le pavimentazioni. La pericolosità aumenta se il manufatto non è in buono stato o è danneggiato. Per questo non è consigliabile, né legale, improvvisare opere di bonifica fai-da-te in presenza di manufatti che contengono amianto, come tettoie o pavimentazioni. Non è sufficiente indossare una mascherina per proteggersi e si rischia di diffondere e trasportare in giro fibre rimaste tra i capelli o sui vestiti, esponendo al pericolo i propri familiari e altre persone. Per legge, bisogna rivolgersi a ditte specializzate e autorizzate. La legge risalente al 1992 non comporta l’obbligo di rimuovere l’amianto, ma di comunicarne la presenza alle autorità sanitarie. Se un manufatto contenente amianto, come una canna fumaria o una copertura di cemento-amianto, è danneggiato, bisogna rivolgersi a una ditta iscritta all’Albo gestori ambientali. I tecnici abilitati, dopo una valutazione della pericolosità della situazione, si occuperanno dell’incapsulamento del manufatto, tramite trattamento con vernici apposite che impediscono la liberazione di fibre. Oppure possono rimuoverlo e smaltirlo. È fondamentale rispettare le norme, soprattutto quando sono poste a tutela della salute di tutti noi.