Un francobollo nel centenario della nascita di Alberto Manzi, il maestro della “didattica a distanza” anni’60

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di Antonietta Doria-

E’ stato docente, pedagogista, scrittore e politico italiano, sindaco di Pitigliano, in provincia di Grosseto,  nel centenario della sua nascita è stato emesso dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy un francobollo commemorativo relativo al valore  di 1,25 con duecenticinquantamilaventi esemplari prodotti, stampati dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, in rotocalcografia, su carta bianca, patinata neutra, autoadesiva, non fluorescente. Parliamo di Alberto Manzi.

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Alberto Manzi – Non è mai troppo tardi

Chi era.

Alberto Manzi nasce a Roma il  3 novembre 1924. Nel 1927, a causa dello smantellamento della Spina di Borgo, fu sfrattato con la famiglia  e venne loro assegnato un appartamento in piazza Bologna. Chiamato alle armi dalla Repubblica Sociale, lui antifascista come tutta la famiglia, grazie al padre, bersagliere nella prima guerra mondiale e sergente delle Guardie Palatine nella seconda, volontario della Croce rossa sui treni ospedale e Guardiano del Pantheon per i Cavalieri di Malta, riuscì a nascondersi presso la sede dell’Ordine di Malta, evitando così i rastrellamenti. Con l’arrivo degli americani a Roma nel 1944 decise di arruolarsi volontario presso il Battaglione San Marco, aggregato all’VIII Armata britannica.

Il famoso programma TV

Parliamo di Alberto Manzi, la cui vignetta sul francobollo lo riproduce  tra un traliccio ricetrasmittente e un televisore in stile anni ’60 rappresentativi dell’importante ruolo di insegnante ed educatore che Alberto Manzi svolse con la trasmissione Rai “Non è mai troppo tardi” in onda dal 1960 al 1968. Il successo di questa trasmissione, primo esempio di didattica a distanza che contribuì notevolmente all’alfabetizzazione della popolazione italiana, fu tale che, successivamente, venne riprodotta all’estero in ben 72 Paesi. Grazie a questo programma TV  quasi un milione e mezzo di italiani riuscì a prendere la licenza elementare.

Durante il provino del famoso programma che andava in onda nel tardo pomeriggio, prima di cena, Alberto Manzi strappò il copione che gli era stato dato e improvvisò una lezione alla sua maniera.  Utilizzando una lavagna luminosa e grandi fogli di carta con sopra dei disegni, posti su un cavalletto, ha insegnato con l’utilizzo di un carboncino, parole e lettere a distanza. Nel 1992 la Rai ripropose Manzi ne L’italiano per gli extracomunitari, programma in 60 puntate televisive in onda su Rai 3, per insegnare la lingua italiana agli immigrati.

Il lavoro.

Fu insegnante elementare ottenne il Premio Collodi per Grogh, storia di un castoro, romanzo per ragazzi, pubblicato dalla Bompiani nel 1950 (con riduzione radiofonica della Rai nel 1953, in seguito tradotto in 28 lingue).Collaborò con la Casa Editrice AVE, collaborò con Gianni Rodari e Jacovitti alla rivista Il Vittorioso. In  Perù fu docente di Italiano, in programmi di scolarizzazione e di socializzazione. Scrisse diversi libri per ragazzi: il più famoso è Orzowei, pubblicato nel 1955, da cui fu tratta negli anni ’70 la serie televisiva omonima.

Le schede di valutazione mai redatte.

Fu nel 1981 che si rifiutò di redigere, e per questo fu sospeso dall’insegnamento, le “schede di valutazione” appena introdotte al posto delle pagelle, con la riforma della scuola.  «Non posso bollare un ragazzo con un giudizio,-disse- perché cambierebbe, è in movimento. Se il prossimo anno uno leggesse il giudizio che ho dato quest’anno, l’avremmo bollato per i prossimi anni». L’anno successivo il Ministero della Pubblica Istruzione cercò di convincerlo a scrivere le attese valutazioni: il maestro d’Italia si mostrò disponibile soltanto a redigere una valutazione riepilogativa, uguale per tutti tramite un timbro. Il giudizio era: “Fa quel che può, quel che non può non fa”. Il Ministero si mostrò contrario alla valutazione timbrata, al che Manzi ribatté: «Non c’è problema, posso scriverlo anche a penna».

Nel 1961 gli viene conferita la Croce di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana.Il maestro Manzi morì il 4 dicembre del 1997, presso l’Ospedale di Pitigliano.

 

 

 

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