
Si è spenta ieri la sovrana più longeva della storia inglese, Elisabetta II del Regno Unito. La sua trisavola Vittoria, che pure diede il nome alla sua epoca, restò sul trono per soli 63 anni contro i 70 di Elisabetta. Più a lungo di lei ha regnato nella storia solo il re Sole, Luigi XIV di Borbone, che restò al potere per 72 anni e 110 giorni.
Elisabetta non ha dato la sua impronta all’epoca in cui ha vissuto, ma solo perché il mondo è divenuto, rispetto al passato, assai più complesso ed articolato. Il centro del mondo non è più solo il vecchio continente, come al tempo degli altri due sovrani, e la storia si fa anche e, talvolta, solo altrove.
Il regno della defunta sovrana ha accompagnato il suo paese attraverso una transizione assai difficile, quella avvenuta subito dopo la Seconda Guerra Mondiale. In questi anni l’impero inglese si è dissolto ed il Regno Unito ha dovuto acconciarsi ad essere un paese come gli altri, ma la nostalgia degli inglesi per l’impero ha continuato ad aleggiare nell’inconscio collettivo ed il trono è rimasto il simbolo della passata potenza.
La regina ha saputo guidare il Paese con mano ferma attraverso questo difficile tratto della sua storia ed ha saputo rimanere un punto di riferimento per il popolo inglese. Il suo avvento al trono avvenne quando Elisabetta aveva solo 25 anni, la morte improvvisa di suo padre il re Giorgio VI, infatti, la proiettò sul trono senza preavviso.
Era una giovane timida e riservata e le era caduta addosso una responsabilità assai grande, eppure seppe, sin dal primo momento interpretare il ruolo con grande dignità e divenire una guida sicura ed autorevole per il suo popolo. Col mutare dei tempi di motivi per offuscare l’aura sacrale di cui la monarchia era circondata ve ne sono stati parecchi, a cominciare dalla vita piuttosto scapestrata della sorella della regina, Margareth, ribelle ed anticonformista caratterizzata da innumerevoli relazioni sentimentali con uomini assai lontani dal gradimento della casa reale, borghesi, attori, dal colonnello Townsend al fotografo Antony Armstrong Jones sposato nel 1960.
Ma anche la generazione successiva non mancò di dare motivo di preoccupazione alla regina: il principe Carlo, ad esempio, col suo legame con la divorziata Camilla Parker Bowles, non interrotto nemmeno dopo il matrimonio con Diana, la separazione tra i due e la morte rocambolesca della principessa, divenuta, nel frattempo una sorta di icona pop a livello mondiale. Su quella morte non va dimenticato che si insinuò persino una responsabilità della corona inglese.
Ed infine le preoccupazioni alla regina sono giunte anche con la generazione successiva, con i due figli di Carlo, eterno erede al trono, che col genitore avevano rapporti non proprio distesi. Il primo dei figli di Carlo ha sposato la borghese Kate Middleton, conosciuta alla St Andrew University e la regina si è vista quasi costretta a dare il suo beneplacito alle nozze, sia come riconoscimento dei tempi ormai mutati, sia perché si correva il rischio di ritrovarsi senza eredi diretti al trono.
Il secondo figlio Harry, anch’egli ribelle, forse come la zia del padre, come sappiamo ha sposato una ex attrice e modella, Meghan Markle di origini afroamericane e si è, infine, allontanato dalla famiglia, trasferendosi in America.
Tutte questa vicende hanno rischiato di appannare l’immagine della Royal Family, ma la riservatezza, l’autorevolezza della regina, che ha sempre interpretato il suo ruolo con una dignità irreprensibile hanno salvato la monarchia dal declino che altre case regnanti hanno conosciuto nel mondo.
Durante il suo regno Elisabetta è stata a capo del Commonwealth, la comunità di 56 stati, ex colonie inglesi e legati tutti dalla comune eredità linguistica e culturale britannica. Elisabetta è stata, dunque, il collante che ha tenuto insieme il paese nonostante le fori spinte regionaliste e la divisione profonda del Paese a seguito della Brexit.
Anche durante la pandemia, dal chiuso del castello di Windsor in cui era stato isolata dal mondo, Elisabetta non ha fatto mancare il suo sostegno ai sudditi. Molti ricordano ancora il suo discorso sull’emergenza in corso in cui affermò convintamente:
“Torneranno giorni migliori. Saremo di nuovo voi nostri amici, saremo di nuovo con le nostre famiglie. Ci incontreremo ancora.”
I primi segni di cedimento sono apparsi dopo la morte del marito Filippo, duca di Edimburgo, morto nel 2021 alla bella età di 99 anni e dopo 74 anni di un matrimonio celebrato nel lontano 20 novembre 1947.
Ieri alle 19.30 Buckingham Palace ha annunciato la morte della regina e subito il cordoglio si è diffuso nel mondo intero. Elisabetta aveva saputo conquistarsi il rispetto e la simpatia di tutti. Anzi sulle prime all’annuncio della morte di è diffuso una sorta di sentimento di incredulità, la longevità della regina aveva, subliminalmente fatto sorgere una sorte di fede in una sua immortalità. Poi, naturalmente, la fredda realtà ha prevalso. Oggi, dopo un’attesa durata quasi tutta la vita, il figlio ascende al trono col nome di Carlo III. Molti erano quelli che avrebbero scommesso in un salto che avrebbe portato al trono il figlio di Carlo, William che è invece da oggi il principe ereditario del Regno Unito.
Come è d’uso in queste occasioni non ci resta che esclamare:
“Il re, o meglio in questo caso, la regina è morta, viva il re!”
Con la sua riservatezza, la sua fermezza ed il suo modo interpretate il ruolo, Elisabetta II si è così guadagnata un posto nella Storia del suo Paese e del mondo.