di Pierre De Filippo-
Ne sembrano passati già cento ma l’alba di oggi ci consegna solo il secondo giorno di questa folle guerra.
La prima a cadere, nella notte italiana, è l’Isola dei Serpenti, a poca distanza dai confini ucraini con la Romania. Prosegue, dopo le esplosioni di ieri ad Odessa, il tentativo russo di isolare l’Ucraina da tutti i suoi sbocchi sul mare.
Poi inizia la lunga marcia di avvicinamento verso Kiev, chiarendo inequivocabilmente che l’intenzione di Putin non è solo e non è tanto quella di creare uno Stato cuscinetto nel Donbass, ma di prendersi l’intera nazione, come se il mondo non fosse andato avanti, come se ancora oggi si possa pensare all’imperialismo in luogo dell’autodeterminazione dei popoli.
Ore 3.30 a Kiev: iniziano i primi bombardamenti sulla città e, in particolare, sull’aeroporto di Velyka Omelyana come ritorsione all’abbattimento di un velivolo russo.
Ore 6.20: il bombardamento sull’aeroporto si fa più massiccio e le forze russe avanzano.
“L’ultima volta che la nostra capitale ha subito qualcosa di simile è stato nel 1941, quando è stata attaccata dalla Germania nazista. L’Ucraina ha sconfitto quel demone e sconfiggerà anche questo” twitta il Ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba.
E poi è Putin che parla di nazismo…
Ore 7.45: l’avanzata verso Kiev prosegue. Nella triste Via crucis alla quale stiamo assistendo, la viceministra della Difesa, Hanna Malyar riporta che entro la mattinata le forze russe sarebbero entrate nel villaggio di Vorzel, un sobborgo a 30km da Kiev.
Ore 8.40: l’esercito russo è alle porte della capitale. “L’esercito russo avrebbe sequestrato due veicoli militari ucraini mentre i militari russi hanno indossato le uniformi ucraine e si stanno dirigendo verso Kiev” annuncia il Ministero della Difesa ucraino.
Ore 9.20: le truppe russe sono entrate a Kiev. “Gli ucraini preparino i molotov”, sempre il Ministero della Difesa.
Alle 11 parla Mario Draghi in Parlamento: “Sono tra i giorni più bui della storia europea; siamo pronti a sanzioni ancora più dure [rispetto a quelle stabilite nella notte dal Consiglio europeo]. Poi aggiunge: “il Presidente Zelensky mi ha cercato. Avevamo preso appuntamento per le 9.30 ma a quell’ora non era più disponibile”.
Non era più disponibile perché nascosto in qualche bunker per sfuggire alle violenze russe.
Peccato che poi Zelensky gli abbia risposto piccato. Certo non era intenzione di Draghi bacchettarlo per l’assenza ma al Presidente ucraino oggi si giustifica comprensibilmente tutto.
Dal Cremlino ostentano tranquillità: a chi chiede al portavoce Dmitri Petrov se Mosca riconosca in Zelensky il Presidente dell’Ucraina, risponde “Sì, certo, Volodimir Zelensky è il presidente dell’Ucraina, sì”.
Ma ormai i russi hanno finito le loro scorte di fiducia. Mentono sapendo di mentire.
Zelensky a mezzogiorno risponde: sediamoci e parliamone. Ancora.
Ha ragione, come sempre, Mattarella: “inaccettabile distruggere settant’anni di pace”.
Davvero inaccettabile.