
-di Denata Ndreca
Bisognerebbe seminare alberi. Poi fiori.
Poi bisognerebbe prendersi cura di loro.
Bisognerebbe lavorare la terra di giorno
e lasciare briciole di pane
lungo i sentieri – per la notte buia.
E bisognerebbe guardare la luna finché ce la lasceranno,
perché anche lì – vorranno mettere mano.
E alzare il volto verso il cielo,
e cogliere – nel – petto – incrocio
delle tempeste col sereno.
E poi bisogna dirlo alle stelle –
che sono belle.
E baciarsi, e amarsi.
Bisognerebbe ricordarlo sempre:
la carezza e gli abbracci –
sono i luoghi più belli per ritrovarsi.
(Tratto da La ragazza del Ponte Vecchio)
Il grigio delle città, il cimento che copre il corpo della terra, lo smog che divora i nostri polmoni e ci impedisce di guardare le stelle. Eppure, a volte, basterebbe guadare un albero – per sentirsi a casa. Forse perché sono tra gli esseri viventi più antichi del pianeta, forse perché ci ricordano che per crescere, bisogna avere delle radici forti, o forse perché non esiste un miglior modo per ritrovare noi stessi che camminare cercando un angolo verde dove poter respirare.
Il 21 novembre si celebra la Giornata nazionale degli alberi, istituita come ricorrenza nazionale con una legge del 14 gennaio 2013, n. 10 della Repubblica Italiana (Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani) entrata in vigore dal febbraio 2013, ma che affonda le sue radici, è proprio il caso di dirlo, nel lontano 1898 per iniziativa del ministro della Pubblica istruzione Guido Baccelli.
Il culto degli alberi, ha origini molto antiche e in qualche modo, furono i romani i precursori dell’attuale Giornata nazionale degli alberi. Già in quei tempi effettuavano pubbliche piantagioni, imitando le usanze ancora più antiche dei greci e dei popoli orientali presso i quali erano già diffuse la pratica dell’arboricoltura e dell’impianto di boschi.
Nei giorni nostri, la celebrazione della giornata, prevedeva eventi e manifestazioni, come passeggiate nel verde, laboratori creativi, letture e incontri per conoscere meglio le piante. Ora, nei tempi di pandemia, forse dobbiamo fermarci anche per pensare cosa abbiamo fatto al pianeta madre, al suo ventre verde che ci ha protetto fino ad ora, perché è agli alberi che dobbiamo l’aria che respiriamo ogni giorno.