Ricorre oggi, 24 agosto, il 31° anniversario della Dichiarazione di Indipendenza dell’Ucraina dall’Unione Sovietica.
A redigere il testo della dichiarazione fu Levko Lukienenko, il quale, successivamente, nel 2055, fu insignito del titolo di Eroe dell’Ucraina, dal presidente Victor Jushenko.
Primo presidente dell’Ucraina indipendente fu Leonid Kravcuk, che era stato anche molto attivo nel movimento che aveva portato all’affrancamento dall’URSS.
In quel periodo, fine anni Ottanta e inizio dei Novanta, l’URSS era praticamente in disfacimento; la rappresentazione plastica della caduta del comunismo è certamente la caduta del muro di Berlino, avvenuta nel novembre 1989.
Prima degli ucraini si erano staccati dalla vecchia Unione Sovietica i tre paesi baltici Estonia, Lettoni e Lituania e dopo di essi anche la Georgia e la Moldavia, per questo, in realtà, il movimento che portò all’indipendenza dell’Ucraina non fu un processo particolarmente glorioso ed eroico come quelli che invece caratterizzarono il XIX ed in parte anche il XX secolo.
Con la fine del comunismo, l’URSS di Gorbacev fu investita da un fenomeno centrifugo che portò al distacco di molti pezzi di quello che era stato l’impero sovietico.
Subito dopo, Gorbacev, che era stato colui che aveva avviato una profonda revisione dell’URSS, fu messo da parte. Il suo posto fu preso da Boris Eltsin nominato presidente della nuova Confederazione di Stati Indipendenti, nata in luogo dell’URSS. Pertanto possiamo affermare che l’indipendenza di molti paesi ex sovietici non fu un movimento di popolo, ma una conseguenza del dissolversi del comunismo come sistema di governo della società.
Dopo l’indipendenza, i rapporti tra Mosca e Kiev rimasero molto tesi a causa di alcune importanti questioni rimaste in sospeso, quali il controllo dell’arsenale atomico ex sovietico e quello della flotta del Mar Nero, di stanza a Sebastopoli.
Ma la vita della nuova repubblica indipendente non fu facile. Dal punto di vista economico il paese attraversò un difficile periodo a causa della scarsità di fonti energetiche. L’inflazione raggiunse vette insopportabili. Al potere si alternarono non pochi governi, da quello di Kravcuk a quello di Kuema di orientamento filorusso, eletto nel 1994 e nel 1999.
Intanto in campo internazionale, gli USA nonostante gli impegni presi con Gorbacev iniziarono a spostare i confini della NATO sempre più ad est, in prossimità dei confini della Russia, includendo nell’alleanza la gran parte delle ex repubbliche del Patto di Varsavia, fatto questo che rese sempre più tesi i rapporti USA-Russia . Infine, dopo varie turbolenze ed una lunga serie di elezioni e di cadute di governi, si giunse nel 2001 e poi nel 2004 all’elezione di Victor Janukovich, un riformista filorusso. Ma alla seconda elezione insorsero, nell’ottobre, dei moti di piazza sulla base di sospetti brogli in suo favore. A quei moti fu dato il nome di Rivoluzione arancione. Fu allora deciso di ripetere le elezioni e in dicembre a vincere fu Victor Jushenko appoggiato da americani ed europei che mal sopportavano a capo del governo personaggi della vecchia nomenklatura filo russa.
Ma neanche questa volta la situazione politica trovò un accomodamento ed il paese andò incontro, ancora, ad una serie di crisi che sfociarono in nuove elezioni nell’aprile del 2007; ancora una volta il risultato fu controverso e nel 2008 fu eletta primo ministro Julia Tymoschenko. Nel frattempo le tensioni con la comunità russofona stabilita nel Donbass crescevano.
Nel 2010 si ebbero nuove elezioni vinte da Janukovich, mentre la Tymoshenko era stata accusata di malverszione di denaro pubblico per aver firmato contratti eccessivamente onerosi per il paese con la russa Gazprom, fornitrice di gas e petrolio all’Ucraina. La Tymoschenko finì in carcere. Nel 2013 il presidente Janukovich sospese un accordo con la UE per l’ingresso del paese nella comunità e la cosa diede origine a nuovi scontri di piazza.
Nel 2014 due regioni del Donbass il Doneck ed il Lugansk dichiararono la loro indipendenza, mentre in Crimea un referendum decretò l’annessione della penisola alla Russia.
Insomma il paese non riusciva a trovare un equilibrio e fin dalla dichiarazione di indipendenza era stato in preda a convulsioni politiche.
Nel 2019 fu eletto a capo della repubblica Volodimir Zelenskij, ex attore comico, interprete di fiction televisive. Fu vincitore delle elezioni anche in virtù della promessa della soluzione della crisi del Donbass, così cercò inizialmente di stabilire rapporti diplomatici distesi con Putin, ma il loro fallimento lo ha portato progressivamente su posizioni assai vicine agli americani, ai quali un avvicinamento del paese alla Russia non è mai andato a genio. Le provocazioni reciproche sono andate inasprendosi fino al 24 febbraio di quest’anno, quando Putin, rompendo gli indugi, ha invaso l’Ucraina. Accanto ad essa si sono schierati gli americano coi loro alleati della NATO.
Pertanto, oggi, nel giorno della ricorrenza della loro indipendenza gli ucraini si ritrovano a segnare il sesto mese di guerra.
Una guerra che sembrava a tutti, sulle prime, un probabile blitzkrieg, e che sta oggi evolvendo verso una guerra di logoramento. Nessuno cerca una soluzione diplomatica alla crisi, solo Papa Francesco invoca ogni giorno l’abbandono dell’escalation militare e la ricerca di una pace negoziata. Questa guerra sta diventando sempre più una guerra tra gli USA e la Russia di Putin e noi europei siamo stati presi in trappola a stiamo pagando sulla nostra pelle un tributo che, forse, non riusciremo a reggere ancora a lungo. Le sanzioni imposte alla Russia si sono rivolte contro di noi e la nostra economia, come quella della Germania e quella di altri paesi, sono ormai allo stremo.
Sono molti quelli che cominciano a chiedersi se davvero stiamo mettendo in atto la difesa di una democrazia contro il sopruso di un paese autarchico. Dai pochi cenni di storia dell’Ucraina qui sopra richiamati, potremmo anche pensare che, in fondo, la democrazia ucraina è una creazione artificiale.
Il paese dalla sua indipendenza non ha mai raggiunto un equilibrio ed il suo attuale presidente sembra che abbia scambiato la realtà con una delle fiction da lui interpretate nel suo passato di attore. Il suo atteggiamento ha spesso palesato una certa incoscienza, come la richiesta di applicazione della no fly zone sul paese, l’affermazione di trattative per la pace solo quando in confini dell’Ucraina sarebbero tornati quelli che vi erano prima del 2014. Forse una maggiore moderazione gioverebbe, non solo all’Ucraina, ma al mondo intero. Speriamo che la ricorrenza del giorno dell’indipendenza porti consiglio.