Quando un decreto di Ferdinando II rese Napoli la città più pulita d’Europa.

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di Giuseppe Esposito-

Lo smaltimento dei rifiuti è divenuto al giorno d’oggi uno dei problemi di più difficile soluzione. La raccolta differenziata è stata posta come prerequisito indispensabile per cercare di arrivare ad una soluzione seppur parziale della questione. Eppure in nessuna città si riesce ad ottenere risultati d’un qualche rilievo. La media nazionale si aggira intorno al 55% del totale dei rifiuti urbani prodotti e ciò dopo anni di campagne di sensibilizzazione della pubblica opinione. In tempi recenti vi sono state crisi eclatanti nella gestione del ciclo dei rifiuti e le nostre città sono state quasi sommerse da tonnellate di rifiuti che non si riuscivano a smaltire. La nostra pretesa civiltà rischia di annegare nelle sue stesse scorie, deiezioni di un consumismo irrazionale. E fuori controllo. Da questo punto di vista la Napoli della prima metà del secolo XIX sembra appartenere ad un altro pianeta.

Negli ultimi giorni dell’aprile 1832 era infatti in preparazione un decreto voluto dal re Ferdinando II, il numero 21, che sarebbe poi stato pubblicato il 3 maggio a firma dell’allora prefetto di Napoli, Gennaro Piscopo.

Era in assoluto il primo decreto in cui si parlava di quella che oggi chiamiamo raccolta differenziata. Scopo del decreto era la tutela della salute pubblica ed in esso si faceva obbligo ai cittadini ed a bottegai di tener pulito il tratto di strada davanti alle loro abitazioni o botteghe. Nel testo originale si legge:

Tutt’i possessori o fittuarii di case, botteghe, cortili, giardini, di posti fissi o volanti avranno l’obbligo di far ispazzare la estensione di strada corrispondente al davanti della rispettiva abitazione, bottega, cortile e lo sporto non minore di dieci palmi di distanza dal muro o dal posto rispettivo. Questo spazzamento dovrà avvenire in ciascuna mattina prima dello spuntar del sole, usando l’avvertenza di ammonticchiarsi le immondizie al lato delle rispettive abitazioni e di separare tutti i frantumi di cristallo, di vetro o di metallo, che si troveranno, riponendoli in cumuli a parte.”

Si voleva evitare che rifiuti di diversa natura potessero affluire in un’unica discarica. Inoltre i materiali da separare erano costituiti da materie prime che si acquistavano all’estero ed erano perciò care.

Il decreto si componeva di ben 12 articoli in cui era indicata anche la modalità di raccolta e le pene per i responsabili di trasgressione. Era fatto divieto di gettare dalle finestre rifiuti di qualsiasi natura e persino era proibito lavare e stendere panni sulle vie cittadine.Chi trasgrediva al decreto era soggetto a multe salatissime ed in alcuni casi, addirittura alla prigione.Si ha anche notizia che fin dal 1787 era stato avviato un riciclo dei residui di alimenti, allo scopo di formare un compost utilizzato per fertilizzare la terra.

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