-di Giuseppe Esposito-
Vi era un tempo in cui sebbene la guerra restasse pur sempre un affare ignominioso, vigeva nei combattenti una sorta di spirito cavalleresco. E forse una delle ultime volte in cui tale spirito ebbe a manifestarsi fu il giorno 23 aprile 1918. Quella mattina un aereo da caccia inglese, sorvolò a bassa quota il campo di volo tedesco di Cappy lasciando cadere un involucro cilindrico. All’interno di quel cilindro gli aviatori tedeschi rinvennero un messaggio:
“Al Corpo di Aviazione tedesco.Il capitano barone Manfred von Richtofen è stato ucciso in battaglia il 21 aprile 1918 ed è stato sepolto con tutti gli onori militari. (Dal Comando della Royal Air Force)
Nell’involucro, oltre al messaggio vi erano due foto, una ritraeva la salma del barone e l’altra il picchetto schierato per gli onori militari al caduto. La salma era stata raccolta dai nemici che dopo gli onori militari la seppellirono nel piccolo cimitero di Bertangles, nei pressi di Amiens.
Ma chi era il Barono Rosso? Il suo nome era Manfred Albrecht von Richtofen, nato da Rittmeister Albrecht von Richtofen, ufficiale di fanteria del Leib Kürassier Regiment di stanza a Breslavia e da Kunigunde von Schickfuss und Neudoff.
Secondo la tradizione familiare Manfred entrò prima alla Scuola per Cadetti di Wahlstatt e poi all’Accademia Militare di Prussia, uscendone col grado di alfiere, assegnato al Primo Reggimento Ulani, Arma di Cavalleria.
Allo scoppio della Grande Guerra il giovane Richtofen è inviato sul fronte orientale, dove ottenne una croce di ferro; poi fu spostato su quello occidentale. Qui però fu assegnato al servizio della logistica, attività che non suscitava certo i suoi entusiasmi. Fece perciò domanda per entrare nella Lüftstreitkraft, il Servizio Aeronautico Imperiale tedesco. Accettato, cominciò ad essere impiegato nell’osservazione aerea, lungo il fronte orientale, dove rimase fino al 1915. Quando fu rimandato sul fronte occidentale, ebbe l’occasione di partecipare i corsi per conseguire il brevetto di pilota.
Superati tutti gli esami previsti, fu assegnato allo squadrone di Oswald Boelcke, il miglior pilota da caccia tedesco, fino a quel momento. Per ottenere la sua prima vittoria confermata, Manfred dovette attendere il 17 settembre, nel cielo di Cambrai, abbattendo col suo Albatros II un caccia inglese. Nei mesi di guerra che seguirono il futuro Barone Rosso ebbe modo di affinare il suo modo di combattere che era basato sull’azione di squadra. Alla fine del 1917 aveva già abbattuto 16 aerei nemici. Per questo gli fu assegnato il più importante riconoscimento militare tedesco il Pour le Mérite, una croce di ferro smaltata di blu e chiamata comunemente Blauer Max.
Gli fu quindi assegnato il comando di una squadriglia di caccia denominata Jasta 11, Tra i piloti alle sue dipendenze il Barone Rosso ne ebbe uno di nome Hermann Göring, il futuro gerarca nazista. Nella primavera del 1917 il Barone si aggiudicò, nel corso di un solo mese, ben 20 vittorie. Era oramai divenuto il terrore dei cieli per i nemici e venne conosciuto, da quel momento come il Barone Rosso.
A giugno di quello stesso anno fu messo a capo di un intero gruppo lo Jagdesschwader I, composto dalle squadriglie 4,6,10 e 11. In seguito il gruppo fu denominato il Circo volante sia per l’abilità dei piloti che Richtofen sceglieva personalmente, sia per i colori vivaci con cui erano dipinti gli aerei. Uno dei motivi di quei colori accesi era quello di rendere riconoscibili i piloti ed evitare che fossero abbattuti dal fuoco amico, come spesso era avvenuto ad altri. L’altro motivo di quella denominazione era legato ai colori del tendone sotto cui era posto il comando dei piloti.
Come comandante del gruppo Richtofen ebbe in assegnazione un nuovo aereo, un triplano Fokker Dr.I. Quell’aereo, dipinto di rosso passerà alla storia.
Il mattino del 21 aprile 1918 mentre il suo attendente lo aiutava ad indossare la tuta di volo, sul campo di Cappy, come colto da u presentimento gli chiese l’autografo. Ma il barone gli rispose scherzando: “Pensi forse che non tornerò?” E decollò insieme ad altri nove piloti, tra cui anche il cugino Wolfram che era ai suoi primi combattimenti. In volo incontrarono i Sopwith Camel della 209^ squadriglia della Royal Air Force. Il pilota canadese Wilfrid May notò che l’aereo di Wolfram si teneva ai margini dello scontro e decise di attaccarlo. La mossa non sfuggì a Manfred che corse in aiuto del cugino e si mise in scia al canadese, al quale nel frattempo si era inceppata la mitragliatrice.
Quella mattina, contrariamente al solito il Barone non fece attenzione a non oltrepassare le linee nemiche, forse perché stanco. In soccorso della sua preda giunse un altro aereo, pilotato dal capitano Arthur Ray Brown ed allora Richtofen decise di desistere e provò a virare. Purtroppo era capitato su una delle zone del fronte meglio munite. Fu fatto segno al tiro delle mitragliatrici da terra ed il suo aereo fu colpito. Ma un proiettile andò anche a trapassare il cuore del pilota che, al momento dell’impatto dell’aereo col terreno, era probabilmente già morto.
L’ultimo volo del barone si era concluso a Vaux sur Somme. Le spoglie furono raccolte dal nemico, gli furono resi gli onori militari e furono sepolte nel piccolo cimitero di Bertangle, nei pressi di Amiens. Ma dopo la guerra la salma fu traslata nel cimitero militare tedesco di Fricourt, sempre nella Somme.
Il 16 novembre 1925 il governo tedesco volle che le spoglie dell’asso della sua aviazione fossero accolte tra quelle degli altri eroi della nazione. Pertanto la salma fu di nuovo traslata e sepolta nel cimitero di Invalidenfriedhof di Berlino.
Lì rimasero fino alla fine della seconda guerra mondiale. Ma alla fine della guerra quel cimitero ricadde nella zona est e la famiglia temette che la tomba del Barone Rosso non fosse più accudita. Ottenne perciò di riportare i resti nella cappella di famiglia a Wiesbaden, dove finalmente il barone riposa accanto alla madre e alla nonna.
Fonte dei contenuti : https://it.wikipedia.org/wiki/Manfred_von_Richthofen
Foto triplano: Pixabay Licence
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