Il Presepe di Mario Carotenuto: un monumento alla città di Salerno

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All’interno della trecentesca Sala San Lazzaro, col suo caratteristico filare di eleganti colonne di spoglio di epoca romana che sorreggono un suggestivo soffitto di volte a crociera, cui si accede da un varco posto sul fianco destro della scalinata settecentesca della Cattedrale di Salerno, è ospitato da tempo un presepe di particolare bellezza e unicità, icona di una Salerno in progressiva e inesorabile scomparsa: il Presepe del Maestro Mario Carotenuto.Chiusa al pubblico a partire dalla prima emergenza Covid-19, nella primavera di quest’anno, le sagome del presepe hanno purtroppo subìto un duro attacco da parte dei temibili parassiti del legno: i tarli. Pertanto, a partire da Settembre, le sagome che compongono l’opera del Maestro sono state sottoposte immediatamente a un intervento di manutenzione esponendole all’azione antiparassitaria dell’azoto con un restauro davvero repentino ed esaustivo. A tal proposito si è subito attivato il Fondo Peppe Natella perché si potesse, in tempi rapidi, grazie a un sussidio economico, recuperare il prezioso presepe. In poco più di due mesi, le sagome egregiamente recuperate, presentano oggi un cromatismo migliorato e più evidente. Sebbene si fosse ipotizzata la riapertura a Natale del monumentale presepe per Natale, la seconda fase pandemica ha frenato anche l’entusiasmo dei suoi finanziatori e restauratori. L’opera, purtroppo, resterà interdetta al pubblico, anche se il 18 dicembre, grazie a una diretta voluta dalla Bottega San Lazzaro in collaborazione con il gruppo Erchemperto-Servizi per i Beni Culturali e il Duomo trekking, è stato possibile di nuovo ammirare le sagome del meraviglioso presepe recuperato. Nato da un’idea di Peppe Natella e concretizzatosi nel dicembre del 1982, in un’epoca questa assai difficile per la città anche a causa del terremoto del 1980, grazie all’abilità artistica di Carotenuto con l’approvazione del Parroco del Duomo don Giovanni Toriello e dell’Arcivescovo monsignor Gaetano Pollio, il presepe era inizialmente composto solo da una quarantina di sagome, per giungere oggi a contenere ben 159 pezzi tra figure, elementi scenografici, animali vari. Sono 87 i personaggi dipinti (con colori acrilici) in scala 1:1 su multistrato da 13 mm. Grazie alla figlia di Peppe Natella, Chiara Natella, la redazione del Salernonews24 ha avuto il privilegio di entrare all’interno della sala per poterla ammirare e fotografare. I primi personaggi realizzati furono i pastori, la Sacra Famiglia, l’angelo e i Re Magi. Essi avevano come modello la persone comuni della parrocchia del Duomo che si prestarono ben volentieri a posare per il Maestro Carotenuto.Soltanto in un secondo momento furono realizzati personaggi celebri della comunità salernitana, politici di grande spessore come il Sindaco Alfonso Menna, il poeta salernitano Alfonso Gatto, Frà Generoso Muro conosciuto e stimato padre che fino agli anni ’60 dello scorso secolo chiedeva l’elemosina per i poveri o ancora la minuta suor Letizia che tanti anni fa chiedeva anch’ella un obolo per le strade del centro.L’ambientazione del presepe è davvero singolare: esso occupa l’intero spazio della storica Sala San Lazzaro ed è una sorta di fermo-immagine di una fredda notte stellata di un ipotetico paesino del salernitano.Sulla parete nord della sala è raffigurata una tipica famiglia salernitana di alcuni decenni fa, intenta a festeggiare il Natale. La scena, l’ambiente soggiorno (quello del nostro passato), così piena di particolari, è davvero commovente: tutta la famiglia seduta attorno al tavolo, con una bambina intenta a leggere la letterina e una donna che esce dalla cucina con un vassoio pieno di zeppole calde. Di fianco c’è l’artista Maestro Mario Carotenuto intento ad accendesi una sigaretta. Al lato opposto, si presenta l’unico personaggio non salernitano, la famosa artista napoletana Concetta Barra vestita da zingara.Bellissima è un’altra scena che focalizza l’attenzione su due anziani intenti a mangiare in un ambiente molto più semplice e umile di quella precedentemente descritta, mentre sulla soglia di tale atmosfera d’altri tempi, si vede arrivare un angelo che annuncia la nascita di Gesù.Non lontano dai due vecchietti si scorge una figura nota a molti salernitani: Fortunata Notini, la pastoraia che tanti decenni fa lavorava nella sua bottega-laboratorio di Vicolo della Giudaica. La si vede seduta, intenta a realizzare i pastori con le sue delicate e sapienti mani artistiche. Sulla sinistra della grotta è presente il gruppo di monsignor Grimaldi al cui interno si può ammirare, appunto, monsignor Guerino Grimaldi, inchinato in preghiera davanti alla Natività, affiancato, inoltre, da don Comincio Lanzara e don Sabatino Naddeo. Non lontani da loro, poi, ritroviamo monsignor Pollio e don Giovanni Toriello in prossimità di una colonna.In fondo alla sala è posta la grotta. Carotenuto, per realizzarla si è ispirato all’Adorazione dei Magi del Giorgione (del 1506 circa): la Sacra Famiglia è posta sulla sinistra, mentre il corteo dei magi è sulla destra.Di particolare bellezza è la scena posta sulla destra della Grotta dei pastori dormienti. Si vede in lontananza un casolare sotto un bel cielo nitido e azzurro con due pastori in primo piano che dormono con il gregge e i cani.Nelle vicinanze, di forte impatto visivo e sociale è anche il gruppo degli extracomunitari. Dice lo stesso Maestro: “Ho dipinto questa famiglia per rappresentare la realtà di oggi… In futuro avremo una società multietnica in cui culture diverse devono imparare a convivere e rispettarsi”.Davvero coinvolgente è, poi, il gruppo del fuoco: sono persone che si raccolgono attorno a un braciere, in mezzo alle quali si scorge lo stesso Peppe Natella ideatore della Fiera del Crocifisso, inventore del Teatro dei Barbuti. Accanto a una delle colonne di spoglio della sala ritroviamo, poi, i suonatori, con un cane e una ciotola per le offerte ai loro piedi. In una città, quest’anno, non  abbagliata dallo sterile e freddo scintillio dei festoni natalizi e sempre meno sensibile al vero spirito natalizio, in cui il consumismo sembra annientare ogni valore o qualsivoglia “buon senso”, nonostante tutte le restrizioni Covid, l’immagine delicata e fortemente evocativa del Presepe del Maestro Carotenuto lascia ancora sperare che in qualche famiglia sopravvivano tuttora tradizioni legate anche a semplici gesti come l’allestimento di una capanna con pochi pastori o di monumentali presepi. Esse restano l’ultimo vero legame con un mondo in progressiva scomparsa, il contatto vero con i nostri cari “estinti” e con ciò che di più bello conserviamo del nostro Natale: il miracolo della famiglia che si ritrova di fronte al suo focolare.

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