Il ponte Real Ferdinando sul Garigliano

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 di Giuseppe Esposito-

Capita di tanto in tanto di imbattersi in qualcosa che rinnova il rimpianto per una storia che poteva andare diversamente e che invece ha condotto il Sud e divenire in pratica una colonia interna del regno d’Italia sorto sulle sue ceneri grazie all’aggressione proditoria ed alla conquista militare piemontese. Quella che ci hanno inculcato per anni come il coronamento del desiderio di tutte le genti italiche, la tanto sospirata Unità, è, a ben guardare nient’altro che una guerra di conquista di un paese indebitato fino al collo, a causa delle eccessive spese militari, legate alla sua politica di espansione.

Dopo l’unità, infatti, l’antico Regno delle Due Sicilie apportò al Regno d’Italia i 2/3 del denaro nelle casse dell’erario. Fu inoltre privato di tutte le sue industrie e le campagne private delle braccia dei giovani soggetti ad una ferma militare obbligatoria della durata di ben sette anni.

Ma torniamo all’oggetto che ha risvegliato queste vecchie e dolenti memorie. Si tratta del ponte sul Garigliano, il Real Ferdinando sul Garigliano di cui mi son capitate  sotto alcune immagini proprio in questi giorni.

Il ponte sospeso si trova nelle vicinanze dell’area archeologica dell’antica Minturnae e deve il suo nome al sovrano che ne appoggiò la costruzione. Esso è il secondo ponte del genere costruito in Europa e viene solo dopo quello realizzato in Gran Bretagna.

La prima idea del ponte fu avanzata dal valente metallurgista Carminantonio Lippi, nel 1817, essa apparve, però, troppo ardita per l’epoca e fu accantonata. Fu quindi ripresa nel 1825 dall’ingegner Giura che si ispirò, per il suo progetto al ponte dell’Unione, realizzato a Paxton, in Scozia, sul fiume Tweed. Il progetto fu presentato nel 1828 al re Francesco II che l’approvò. Poco più tardi, quando sul trono a Francesco I era succeduto suo figlio Ferdinando II, sulla stampa, soprattutto quella inglese,  cominciarono a circolare articoli che mettevano in dubbio la capacità dei tecnici napoletani di realizzare una tale opera. Ma il Giura riuscì a dimostrare la lungimiranza della sua intuizione. Quel progetto conteneva tali e tante innovazione che la genialità del Giura suscita stupore ancora oggi. Egli pose in pratica  le basi di quella Scienza delle Costruzioni, che è materia fondamentale anche nelle odierne facoltà di Ingegneria. Dopo di ciò il re pose fine alle polemiche affermando: “Lassate fa ‘o guaglione.”

Ed affidò all’ingegner Giura anche l’incarico di eseguire i lavori, che presero l’avvio nello stesso anno.

Il ponte ha una luce netta di 80,40 metri, misurata tra gli assi dei piloni, mentre se si comprendono le rampe di avvicinamento che collegano le catene ai blocchi di ancoraggio, abbiamo una lunghezza di 128 metri. Il sistema di sospensione è costituito da due coppie di catene in ferro distanziate di 5,80 metri.

I lavori furono terminati nel mese di aprile del 1832. Il collaudo e l’inaugurazione fissati per il 10 maggio. Quel giorno il re si pose sulla mezzeria del ponte con la spada sguainata e dette il via al passaggio di due compagnie di lancieri al galoppo e di ben sedici traini di artiglieria pesante. Il collaudo ebbe quini un esito brillante.

Va ricordato che tutti i componenti metallici furono realizzati nella ferriera di Mongiana, in Calabria, dove il Giura fece effettuare delle modifiche, da lui messe a punto,  nella fusione del ferro.

L’opera giunta integra fino allo scoppio della seconda guerra mondiale fu minata dai tedeschi in ritirata e fatta saltare. Il suo restauro avvenne nel 1998. Ed oggi il ponte sta lì a testimoniare quanto avanzato fosse il Regno che i piemontesi si premunirono di conquistare e di ridurre ad una colonia da sfruttare.

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