9 Novembre 1934: Premio Nobel a Luigi Pirandello

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162 Luigi Pirandello 1934 - office

-di Giuseppe Esposito-

Il 9 novembre 1934, viene recapitato un telegramma al numero 13b di via Antonio Bosio, una traversa della Nomentana, non lontano da villa Torlonia. Lì all’ultimo piano di una palazzina Liberty abitava il drammaturgo Luigi Pirandello. Il testo, in inglese, recitava:

For his bold and ingenous revival of dramativ and scenic art.”, “Per lo schietto e geniale rinnovamento nell’arte scenica e drammatica.”

A firmare il telegramma era stato Peer Hllström, segretario perpetuo dell’Accademia Svedese.  E quella su riportata era la motivazione del Premio Nobel per la Letteratura, assegnato quell’anno a Luigi Pirandello.

Nello stesso giorno l’appartamento dello scrittore fu preso d’assalto da fotografi e giornalisti ed egli dovette acconciarsi a posare per loro, chino sulla macchina da scrivere. Ma per nascondere l’imbarazzo con una celia, lo scrittore, scrisse ripetutamente sul foglio infilato nella macchia: “Pagliacciate! Pagliacciate! Pagliacciate!”

Fino a riempire la pagina, lasciata poi a testimonianza di quell’imbarazzo, nascosto dietro lo scherzo. Ma l’ironia non era affatto riferita anche al premio assegnatogli, che anzi lo rendeva orgoglioso e veniva a coronare una carriera, che lo aveva reso famoso in tutto il mondo ed anche a raddrizzare un anno, il ’34 in cui la sua opera sul figlio scambiato, rappresentata al teatro dell’Opera di Roma, con le musiche di Gin Luigi Malipiero, non era stata accolta bene. L’avevano contestata sia i fascisti che gli oppositori del regime. Poi un ordine venuto dall’alto pose fine alle repliche. Prima della data della cerimonia di consegna dei Premi, fissata per il 10 dicembre, a Londra e a Parigi furono organizzati festeggiamenti in onore del nostro drammaturgo. Pirandello giunse a Stoccolma il 9 dicembre e la sera del 10, nel discorso di presentazione Peer Hallström così si espresse: L’esuberante manifestazione di un sentire appassionato e di una attività intellettuale di superiore caratura, carica di poesia, costituisce la vera ispirazione del genio.

La creatività di Pirandello si espresse dalla narrativa col ponderoso capolavoro delle Novelle per un anno e ben sette romanzi, tra cui i m più conosciuti sono Il Fu Mattia Pascal, L’esclusa, Uno, nessuno e centomila, e nel teatro a sua volta caratterizzato dal titolo di Maschere Nude ad indicare l’opposizione  di Vita e Forma che sta alla base di quello che fu definito il relativismo pirandelliano. Il suo teatro coniugava nello stesso tempo la creazione con la sperimentazione. Egli abolì quella che in teatro si chiama quarta parete, coinvolgendo e mescolando il pubblico con il palcoscenico. Un primato storico questo che non possiamo tacere. Quello che Pirandello temeva di più nel mettere in scena i suoi lavori era la mediazione dell’attore e della regia, con la sua pretesa di mettere ordine nel caos dell’esistenza.

Questo suo modo di intendere il teatro è reso evidente nei suoi Sei personaggi in cerca d’autore, prima opera della trilogia completata da: Ciascuno a modo suo e da Questa sera si recita a soggetto.

Non poca influenza sul suo modo di intendere il teatro ebbe la psicanalisi freudiana cui si avvicinò a causa dei disturbi mentali della moglie Antonietta. In quel periodo i temi della disgregazione dell’Io, della perdita di identità e del contrasto tra Vita e Forma diventano la predominante della sua opera. Nasce così il suo relativismo dal disagio che l’uomo e l’intellettuale avvertono e che impedisce loro di trovare una loro collocazione nella società.

L’antagonismo tra Vita e Forma nasce poiché l’autore avverte come la realtà cambi a seconda di chi la percepisce. Per questo l’uomo non è uno solo, ma assume tante forme diverse. Crede di essere uno ma può essere nessuno o centomila. E questo individuo confuso è costretto a vestire una maschera per affrontare la realtà che tende a condizionarlo.. Ed avviene che spesso che l’unica via di fuga per sfuggire a tali condizionamenti sia il rifugiarsi nella follia.

Nato ad Agrigento il 28 giugno 1867, Pirandello morirà solo due anni dopo il conferimento del Nobel, il 10 dicembre 1936. Il regime avrebbe voluto organizzare esequie di stato, ma dovette arrendersi alla volontà del defunto che aveva scritto nel suo testamento, a proposito del suo0 funerale: Carro d’infima classe, quello dei poveri. E che nessuno m’accompagni, né parenti, né amici.  Il carro, il cavallo e il conducente e basta. Bruciatemi.

 

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