Lettura innovativa e confronto docenti-allievi-
Doppio appuntamento di Filosofia oggi, presso il Liceo Tasso di mattina ed il Liceo De Sanctis di pomeriggio, con i relatori Stefano Poggi e Giuseppe Cantillo per l’ultimo degli incontri nell’ambito del progetto “Tradizione e contemporaneità -Letture filosofiche”.
Al centro dell’incontro la lettura del celebre scritto kantiano “Per la pace perpetua”, datato 1795, in cui il tema della pace viene affrontato nella forma di un trattato internazionale.
Nato da una collaborazione tra il Dipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale (DISPAC) dell’Università di Salerno, la Società Filosofica Italiana, la cui sezione salernitana è presieduta da Giuseppe Cacciatore, e nove Licei di Salerno e provincia, oltre che con il supporto tecnico di ArtiLab, il progetto, si basa su un’esperienza di lettura dei testi, condotta in ambito scolastico dal docente e poi oggetto di approfondimento in un incontro conclusivo alla presenza di due esperti che introducono il dibattito.
Massimo Mori (dell’Università di Torino) e Giuseppe Cacciatore (Università Federico II di Napoli) hanno condotto i ragazzi nell’approfondimento del testo, mostrando come per Kant è possibile parlare di una pace perpetua solo a partire da una costituzione repubblicana, fondata sui principi di uguaglianza e libertà.
Kant parte dalla considerazione che “La costituzione civile di ogni Stato dev’essere repubblicana” fondata sulla pura fonte del diritto e sulla prospettiva della pace perpetua. In questa costituzione, infatti, è richiesto l’assenso dei cittadini per decidere sull’assenso o sul rifiuto della guerra, dunque, non solo il peso della decisione ricadrà su di loro, ma anche tutte le conseguenze e le calamità che essa comporta.
Seguendo la propria natura ogni stato vorrebbe la pace durevole dominando il mondo intero; lo stato infatti è portato a impedire la mescolanza dei popoli, a tenerli separati, attraverso due mezzi: la diversità delle lingue e delle religioni. In controtendenza rispetto alle politiche dei nostri giorni che sono volte all’introduzione di eserciti permanenti e all’abolizione della leva, Kant propone l’abolizione degli eserciti permanenti, che producono una corsa senza fine agli armamenti e sono essi stessi causa di guerre aggressive.
L’esercito è uno dei tre elementi di forza dello stato insieme alle alleanze strategiche e al denaro. Non devono essere contratti debiti pubblici in vista di conflitti esterni allo stato, poiché un sistema di debiti crescenti all’infinito rappresenta un tesoro per condurre una guerra in mano alle potenze per agire l’una contro l’altra e questa facilità nel fare una guerra sembra innata nella natura umana dei potenti e dunque un grave ostacolo alla pace perpetua.
In caso di guerra nessuno stato si può permettere ostilità tali da rendere necessariamente impossibile la reciproca fiducia in una pace futura. Secondo Kant soltanto l’esperienza della distruttività della guerra può persuadere gli stati a rinunciare alla loro libertà selvaggia e a sottomettersi a una legge comune.