-di Giuseppe Esposito-
Spesso i turisti che si trovano a passare per Campo de’ Fiori, la bella piazza romana, volgono alla statua che sorge al suo centro un’occhiata distratta. Per loro quel monumento non è altro che uno dei tanti monumenti polverosi ed un po’ retorici che si possono trovare nelle altre mille piazze d’Italia. Ai più sfugge la peculiarità di quel monumento ed il suo significato che lo rende diverso da tanti altri, non fosse altro che per il fatto che la statua sorge nel luogo in cui il filosofo di Nola fu arso vivo, accusato di eresia.
Il filosofo, infatti, fu condannato dal tribunale dell’Inquisizione romana con a capo il pontefice stesso, Clemente VIII , Aldobrandini, ad essere arso vivo. Era il 17 febbraio del 1600.
Del resto, dopo il rogo su cui la Chiesa aveva immolato il paladino della libertà di pensiero, Roma restò sotto il dominio del Papa re fino alla breccia di Porta Pia, con cui nel 1870 lo Stato Italiano si impadronì di Roma per farne la Capitale dell’Italia unita.
Per tutto quel tempo la Chiesa stessa non poteva rinnegare quella sentenza emessa, durante il XII Giubileo, contro il frate domenicano Giordano Bruno. Nella sentenza con cui lo si condannava si legge, tra l’altro:
“… dichiariamo te fra Giordano Bruno predetto essere heretico impenitente, pertinace et hostinato, et perciò essere incorso in tutte le censure ecclesiastiche et pene … et come tale te degradiamo verbalmente et dichiariamo essere degradato da tuti li ordini ecclesiastici maggiori et minori … a dover essere scacciato dal nostro foro ecclesiastico della cui misericordia ti sei reso indegno … et dover essere rilasciato alla Corte secolare …
Di più condanniamo, riprobiamo et proibemo tutti gli sopraddetti et altri tuoi libri et scritti come eretici et erronei et continenti molte heresie et errori, ordinando che tutti quelli che si’hora si sono avuti e per l’avenire verranno in mano del Santo Offitio siano pubblicamente guasti et abruciati pubblicamente nella piazza di San Pietro, dinanzi alle scale et come tali posti all’Indice de’ li libri prohibiti sì come ordiniamo che si faccia.”
Dopo che fu pronunciata la sentenza, secondo i testimone, Kaspar Schoppo, teologo tedesco, il filosofo, rivolgendosi ai suoi giudici pronunciò queste parole:
“Maiori forsan cum timore sententiam in me fertis quam ego accipiam.”… “Forse tremate più voi nel pronunciare la sentenza contro di me che io nell’accoglierla.”
In attuazione della sentenza, il17 febbraio del 1600 il filosofo nudo e con la bocca serrata, fu arso vivo su un rogo eretto nel mezzo della piazza di Campo de’ Fiori.
Ma quali erano le colpe imputate a Giordano Bruno? Egli nacque a Nola nel 1548. Si formò in convento e prese l’abito domenicano. Tuttavia non aveva stima alcuna dei suoi confratelli che riteneva rozzi, ignoranti e dediti ai piaceri più abietti. Il suo pensiero si adattava perfettamente ai tempi che erano quelli del Rinascimento ed erano pienamente inseriti nell’alveo del naturalismo.
Insofferente ai limiti culturali imposti dalla Chiesa del suo tempo, si procurò di nascosto anche i libri di Erasmo da Rotterdam. Inoltre, qualche tempo dopo, nel 1576, discorrendo col confratello Agostino da Montalcino ebbe ad esprimere dei giudizi sulla dottrina della santissima Trinità e prese le difese delle idee di Ario. Immediatamente il Montalcino lo denunciò alle autorità ecclesiastiche per eresia e Bruno fu costretto a fuggire da Napoli. Iniziò il suo lungo peregrinare per tutta l’Europa. Fu In Italia settentrionale, poi in Svizzera, di lì in Francia e quindi a Londra e ad Oxford. Tornò poi a Parigi, quindi ancora in Svizzera e, successivamente a Venezia. Lì fu alle dipendenze del nobile Giova Francesco Mocenigo cui impartiva lezioni di memoria. Ma quando dichiarò di volersi allontanare per recarsi in Germania a stampare alcune sue opere, il Mocenigo indispettito lo denunziò per blasfemia.
Fu l’inizio di una serie di processi che culminarono infine con la sentenza del febbraio del 1600 e con la sua morte sul rogo.
Bruno fu una delle tante vittime dell’Inquisizione della Chiesa cattolica una delle forme di controllo più spietate messe in atto dalla chiesa. Possiamo perciò a ragion veduta considerare Giordano Bruno come un martire della libertà: non vi può essere dottrina alcuna che possa impedire la conoscenza.
In quest’ottica, durante la breve parentesi della Repubblica Romana, di Mazzini, Saffi e Armellini gli fu eretta una statua, abbattuta poi al rientro di Pio IX a Roma. Ma dopo la Breccia di Porta Pia del 1870, con la conquista di Roma, fu organizzato, nel 1876, un comitato avente come scopo l’erezione di un monumento a Giordano Bruno eroe della libertà di pensiero e di lotta al clericalismo . A capo del comitato vi erano gli studenti Adriano Colacci e Alfredo Comandini. Purtroppo quel primo comitato non riuscì a raggiungere lo scopo e bisognò attendere il 1885 per assistere alla nascita del secondo comitato. A quest’ultimo, intitolato “Associazione nazionale del libero pensiero Giordano Bruno” aderirono personaggi di spicco tra cui Victor Hugo, Michail Bakunin, Henrik Ibsen, Givanni Bovio, Goisuè Carducci, Roberto Ardigò e molti altri.
Nel 1887 lo scultore Ettore Ferrari presentò un bozzetto che fu approvato, ma per arrivare ad erigere la statua vi fu una dura lotta contro il consiglio comunale di Roma, formato in gran parte da clericali. Fu necessario l’intervento del presidente del consiglio Francesco Crispi che rimosse dal suo incarico il sindaco di Roma, il principe Leopoldo di Torlonia, per sbloccare l’impasse. Rimosso l’ostacolo si giunse finalmente all’ inaugurazione della statua nel centro della Piazza di Campo de’ Fiori. Era il 9 giugno del 1889. Infine anche l’Italia aveva il suo monumento alla libertà dopo che già gli Stati Uniti avevano innalzato la loro Statua della Libertà e dopo che i parigini avevano innalzato il lor particolare monumento costituito dalla Tour Eiffel detta anche Tour de Liberté, un monumento di ferro e di coraggio che alludeva ad un futuro radioso che però gli avvenimenti del XX secolo si preoccuparono di smentire.
Da allora ogni anno alla data del 17 gennaio a Roma si riunisce un comitato per ricordare il sacrificio di Giordano Bruno sull’altare della libertà di pensiero.
Immagine:”The statue of Giordano Bruno” by Ed Yourdon is licensed under CC BY-NC-SA 2.0